Il ddl Nordio sbarca al Senato
Riforma della giustizia: Meloni va dritta, le toghe depongono le armi
A sorpresa il ddl sbarca prima al Senato, la prossima settimana il via all’esame in commissione. Nonostante le perplessità del Colle, sulla cancellazione del reato il governo non pare intenzionato a presentare emendamenti
Giustizia - di Angela Stella
Con la firma del Capo dello Stato Sergio Mattarella il ddl Nordio – abuso d’ufficio, traffico di influenze, stretta sulle intercettazioni, segretezza delle indagini preliminari, collegio per le misure cautelari – è finalmente stato trasmesso al Senato. Dovrebbe essere incardinato per l’inizio della discussione in Commissione giustizia la prossima settimana.
Questa scelta ha creato qualche disappunto tra i colleghi onorevoli: alla Camera, nella stessa Commissione, si erano già svolte ad esempio le audizioni sull’abuso di ufficio e non si è compresa quindi la scelta di partire da Palazzo Madama. Dietro ci sarebbe una richiesta della presidente Giulia Bongiorno, responsabile giustizia della Lega, proprio al Ministro Nordio. Ma quali sono i possibili scenari? Gli attori in gioco sono i rapporti all’interno della maggioranza, il Governo, l’Europa e il Quirinale.
Per adesso, soprattutto da Forza Italia, nonostante le perplessità sollevate da Mattarella, si vuole tirare avanti dritto sull’abrogazione dell’abuso di ufficio, come sostiene il senatore Pierantonio Zanettin: “È un reato a condotta evanescente, non è chiaro il confine tra cosa sia lecito e cosa no. Il numero dei condannati si conta sulle dita di una mano, mentre ogni anno ci sono migliaia di procedimenti aperti, con una grande dispersione di energie. Questa spada di Damocle sulla testa di sindaci e amministratori deve essere cancellata”. Dall’altra parte due giorni fa c’è stata nella Commissione per le Politiche Ue della Camera la bocciatura da parte del centro-destra e Azione della Direttiva del Parlamento e del Consiglio Ue sulla lotta alla corruzione perché essa “risulterebbe palesemente in contrasto con il principio di sussidiarietà e con quella di proporzionalità”, per quanto riguarda, tra l’altro, l’abuso di ufficio.
Il governo, da quanto si apprende, non promuoverà alcun emendamento a questa parte della riforma. E pare che anche la magistratura possa rinunciare a lottare per questo in cambio di alcune modifiche sul tema delle intercettazioni. Comunque non si può escludere un nuovo confronto con Capo dello Stato in seguito, e un cambio di rotta di fronte alla sua moral suasion. Per adesso non è intervenuto, come da prassi, formalmente ma in futuro potrebbe rinviare il testo alla Camere per profili di incostituzionalità, a partire dal mancato rispetto dell’articolo 117 della Costituzione: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.
La strada è comunque lunga perché si immagina che il provvedimento possa essere licenziato definitivamente alla fine dell’anno. E non bisogna sottovalutare il fattore Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha voluto sostituire Ivan Scalfarotto in Commissione Giustizia al Senato per dire la sua su ogni tassello della riforma, giocando di sponda con Enrico Costa di Azione alla Camera. Su possibili frizioni tra Lega e Forza Italia emerse dai corridoi parlamentari qualche settimana fa adesso sembra tutto sopito: “Ancora non abbiamo iniziato, come facciamo a sapere se ci saranno scontri?” dice un esponente di Forza Italia. Sta di fatto che gli azzurri vogliono fare più quadrato intorno a Nordio e alla sua riforma rispetto al Carroccio. Ma lo capiremo meglio nelle prossime settimane.
Intanto si torna a parlare di separazione delle carriere. Ieri in un convegno organizzato a Palazzo San Macuto dall’Organismo Congressuale Forense, il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Nazario Pagano, ha assicurato: “La separazione delle carriere è un tema di grande attualità e rilevanza, non a caso ho voluto incardinare le quattro proposte di legge che riguardano l’iter di modifica della Costituzione proprio a inizio legislatura per dare, da subito, un’impronta alla materia e consentire ampi margini di discussione a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento. Ho nominato me stesso relatore di questo provvedimento per l’attenzione che ripongo nella materia e, voglio rassicurare tutti: il cammino si è arrestato solo temporaneamente perché, negli ultimi due mesi, ci siamo occupati di cinque decreti ma riprenderà subito dopo la pausa estiva. Voglio così rispondere alle sollecitazioni che mi sono arrivate, in tal senso, anche dai colleghi Costa e Giachetti” che avevano chiesto con una lettera formale una accelerazione.
È intervenuto in chiusura anche il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto: “Ci sono un Governo e un Parlamento eletti democraticamente, grazie anche ad un programma condiviso che abbiamo l’obbligo di realizzare. Tra gli obiettivi: la separazione delle carriere, una riforma costituzionale che per noi è una fondamentale ‘mission possibile’, avendo davanti altri 4 anni”. Ovviamente l’avvocatura è compatta per il raggiungimento di questo obiettivo, mentre l’Anm ha ribadito la sua contrarietà con il presidente Giuseppe Santalucia: “Se oggi la politica avverte una eccessiva presenza del pm, discutiamone. Ma le cause non sono di certo nella Costituzione che è l’antidoto ad una enfatizzazione del ruolo del pm. Le pdl (le 4 incardinate in Commissione, ndr) vanno in senso opposto, ossia verso un allargamento dei poteri del pm. La politica, invece paradossalmente, sembra sedotta talvolta dalle istanze della magistratura requirente: basti pensare a come si è reagito da parte del Governo che ha annunciato subito un provvedimento d’urgenza per rimediare assertivamente ad una sentenza della Cassazione in materia di criminalità organizzata”.