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Cosa c’è dietro il feeling tra la Meloni e al-Sisi: la Merkel del sud e il Rais

Cosa c’è dietro il feeling tra la Meloni e al-Sisi: la Merkel del sud e il Rais

Lei vorrebbe essere ricordata in Europa e oltreoceano come la “Merkel” del Sud, la leader che col “piano Mattei” per l’Africa ha blindato i confini sud del vecchio continente, debellato l’“invasione” di migranti. Lui, dall’altra sponda del Mediterraneo, non nasconde i suoi propositi “faraonici”, giocando un ruolo da player assoluto nella definizione dei nuovi equilibri di potenza nel Vicino Oriente e in Africa. Lei, Giorgia Meloni, lui, Abdel Fattah al-Sisi. La grazia concessa dal presidente egiziano a Patrick Zaki va letta in questa chiave, piuttosto che nell’ipotizzato baratto tra libertà (per Patrick) e verità e giustizia (per Giulio Regeni).

La partita è un’altra. Geopolitica. Economica. Militare. L’Unità ne ha dato conto. E ad avvalorare questa lettura è anche un interessante passaggio dell’intervista dell’altro ieri a La Stampa del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Si parla dell’assicurazione offerta dall’Italia ad al-Sisi di un aiuto sul fronte agricolo e l’impegno ad aiutare lo sblocco di 431 milioni di dollari di fondi del programma alimentare Onu per l’Egitto.Non c’entra nulla con la vicenda Zaki – risponde il ministro -. Rientra semmai in un’altra visione, che è quella della sicurezza del bacino del Mediterraneo. Un Egitto in cui aumenta l’instabilità diventa pericoloso per se stesso e, necessariamente per noi…”.

Detto da un ministro della Difesa è tanto più significativo, perché per scongiurare l’instabilità dell’Egitto serve anche sostenere militarmente il regime del “magnanimo” presidente-generale. Va da sé che quegli ipotetici 431 milioni di dollari sono un niente per le asfittiche casse del più popolato Paese arabo. Una inezia. Di ben altri accrediti intende andare all’incasso al-Sisi. Non meno di quanto l’Europa, su spinta decisiva della cancelliera Merkel, ha garantito alla Turchia di Recep Tayyp Erdogan. Per tenersi i profughi scappati dalla Siria distrutta dalla guerra, il “sultano” di Ankara ha preteso 6 miliardi di euro. Il “faraone” del Cairo non vuole essere da meno. Né essere dimensionato all’autocrate tunisino, Kais Saied.

Giorgia Meloni intende essere accreditata, non solo a Bruxelles ma anche a Washington dove tra pochi giorni incontrerà il presidente Biden, come la titolare della cabina di regia euro-atlantica nel Mediterraneo. Il patto con l’Egitto di al-Sisi, il memorandum con la Tunisia di Saied, come quello stretto con i signori della guerra libici, a cominciare dal generale Khalifa Haftar, vanno tutti in questa direzione. Che avrà un suo passaggio importante nella Conferenza internazionale sulle migrazioni di domani a Roma.