Spagna al voto
Elezioni in Spagna: scontro all’ultimo voto tra Sánchez e Feijóo, lo ‘spauracchio’ Vox e l’Europa col fiato sospeso
Esteri - di Carmine Di Niro
Le cancellerie europee oggi hanno occhi solo su Madrid. In Spagna si torna al voto con qualche mese di anticipo rispetto alla fine della legislatura, che si sarebbe dovuta concludere a fine anno, dopo la grave sconfitta elettorale subita dai Socialisti del premier Pedro Sánchez alle amministrative di maggio.
L’importanza (anche europea) del voto
Voto che avrà ripercussioni locali ma non solo: in Spagna il governo socialista, che ha trasformato profondamente il paese a suon di riforme, anche divisive, potrebbe lasciare il passo ad un governo di destra guidato dai Popolari che però potrebbe aver bisogno per ottenere una maggioranza anche di Vox, ormai noto movimento di estrema destra, xenofobo, misogino, e nostalgico della dittatura franchista. Ma il voto spagnolo vede in gioco anche il futuro di Bruxelles, con le elezioni Europee prevista nel 2024: una coalizione tra Popolari e Vox sarà il preludio di una nuova maggioranza a Bruxelles tra i gruppi di cui fanno parte, PPE e ECR, i Conservatori guidati dalla premier italiana Giorgia Meloni?
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Come si vota
Gli spagnoli andranno al voto per rinnovare le due camere del parlamento: il Congresso dei deputati, cioè la camera bassa, e il Senato, la camera alta. Il Congresso ha 350 seggi, dunque per ottenere la maggioranza assoluta ne servono 176: la maggioranza che uscirà fuori dal voto nominerà poi un nuovo governo.
I seggi sono aperti dalle ore 9 di questa mattina e chiuderanno alle 20 (le Isole Canarie hanno un’ora di fuso orario rispetto al resto del Paese, per cui nell’arcipelago i seggi chiuderanno quando nella Spagna peninsulare saranno le ore 21): 37,4 milioni di cittadini chiamati alle urne.
Oltre al voto in presenza, gli elettori hanno potuto optare per quello per posta. Secondo i dati delle Poste spagnole, oltre 2,6 milioni di cittadini hanno chiesto di votare per corrispondenza, una cifra record. Al Congresso le liste sono chiuse, mentre al Senato si possono esprimere fino a 3 preferenze.
Gli schieramenti
In campo ci sono sostanzialmente due schieramenti: da una parte c’è il centrosinistra, col Partito Socialista del premier Sánchez, assieme a Sumar, una coalizione di partiti della sinistra radicale creata alcuni mesi fa dalla ministra del Lavoro Yolanda Díaz. Al suo interno sono confluiti Podemos, Más País, En Comú Podem e Compromís.
Formalmente PSOE e Sumar non sono in coalizione ma si presentano al voto separati ma tutti gli analisti concordano nel sottolineare che se ci fosse la possibilità di ottenere una maggioranza di centrosinistra, Sumar sosterrebbe Sánchez: lo fa già oggi nel governo guidato dal premier.
Sul fronte opposto c’è lo schieramento di destra, guidato dal Partito Popolare, storica forza del centrodestra spagnolo. Il suo leader e candidato premier è Alberto Nuñez Feijóo, dal 2009 al 2022 governatore della Galizia e considerato almeno fino a pochi anni un conservatore moderato, salvo poi spostarsi sensibilmente più a destra per non finire schiacciato da Vox nella battaglia nello stesso ‘polo’.
Proprio gli estremisti di Vox potrebbero risultare il problema più grande per Feijóo, che guarda al partito guidato da Santiago Abascal, alleato a livello europeo con Meloni che in più occasioni ha partecipato a sue iniziative elettorali, con grande disagio per le sue posizioni contro immigrazione, femminismo, Europa, politiche contro il cambiamento climatico.
Al contrario di PSOE e Sumar, un accordo post-elettorale tra Popolari e Vox non è dunque affatto scontato. Tra i due partiti in ogni caso vi sono precedenti: nel 2022 il PP ha formato un governo di coalizione con Vox nella regione di di Castilla-León, situazione che si è ripetuta a maggio nella regione di Valencia.
Per ottenere i fatidici 176 seggi potrebbero risultare decisivi i partiti regionali, piccoli movimenti politici che rappresentano le istanze locali: i più noti sono i partiti indipendentisti catalani ERC (di sinistra, con 13 deputati nel Congresso attuale) e PDeCAT (di destra, 4 deputati) assieme ai due partiti nazionalisti baschi Bildu (di sinistra, 5 deputati) e PNV (di destra, 6 deputati).