L'appello alla premier

Meloni rompa il patto con Saied, il dittatore della Tunisia è un farabutto

La parte essenziale di questo patto è che il dittatore Saied, in cambio di un po’ di milioni e di un pieno riconoscimento dell’Europa, si impegna a bloccare i migranti che cercano di salpare dalla Tunisia per l’Italia e la Grecia.

Editoriali - di Piero Sansonetti

23 Luglio 2023 alle 10:30 - Ultimo agg. 23 Luglio 2023 alle 10:54

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Meloni rompa il patto con Saied, il dittatore della Tunisia è un farabutto

Conosco personalmente Giorgia Meloni da molti anni. Credo che fosse il 2002 quando l’ho intervistata la prima volta per l’Unità. Lei era una ragazzina che stava salendo nelle gerarchie dell’organizzazione giovanile di An. Mi aveva suggerito il suo nome Stefano di Michele, ex straordinario e anticonformista giornalista dell’Unità, poi passato al Foglio, e che è morto, purtroppo, qualche anno fa, molto giovane.

Mi colpì Giorgia Meloni, perché non era la fascistella che mi aspettavo. Era una ragazza che ragionava con la testa sua, che aveva una storia, che era completamente assorbita e innamorata dalla politica, ma era anche piena di “vita umana”. Una persona vera. Mi parlò di se stessa ragazzina, mi disse che amava Pasolini, mi raccontò di suo padre, della Garbatella, delle ingiustizie sociali. Poi ho continuato a sentirla e a incontrarla in tutti questi anni. Ho anche partecipato a diverse manifestazioni nelle quali lei mi invitò a esprimere il mio pensiero. Lo feci volentieri perché sentivo che era una donna libera.

Per questo oggi mi rivolgo a lei, al di fuori di ogni ideologia politica e di ogni distinzione tra destra e sinistra, tra giornalismo e politica, tra potere e critica del potere. Proprio a lei Giorgia Meloni, pensando un po’ alla ragazzina del 2002 e sperando che l’iniezione di realpolitik, sempre necessaria quando assumi un ruolo di grande responsabilità, non ne abbia cambiato l’anima. Presidente, l’ha vista la fotografia che pubblichiamo qui in prima pagina? Quella bambina è morta di sete. Quella donna era la sua mamma. È morta con lei. Di sete, di fame. Bruciate dal sole. Stese a terra, vicine vicine, per farsi coraggio, divorate dal deserto.

Presidente, è stato il governo tunisino a deportarle e ad abbandonarle nel deserto. Loro due, insieme ad altre migliaia di persone – persone: persone e basta, come Lei, come me – ed erano ben consapevoli, gli aguzzini, mentre le gettavano giù dalle camionette, che le stavano condannando a morte. Molte di quelle centinaia di persone non ci sono più. Sepolte sotto la sabbia del deserto. Gli altri hanno lanciato un appello disperato: “stiamo morendo uno a uno”, hanno gridato a tutti noi. A me, a Lei. Il governo tunisino è presieduto, come Lei sa, da un dittatore. Non meno feroce di altri dittatori. Lei, insieme al capo del governo europeo, Ursula Von der Leyen, ha incontrato nei giorni scorsi a Tunisi questo dittatore, e con lui ha stretto un patto di collaborazione.

La parte essenziale di questo patto è che il dittatore Saied, in cambio di un po’ di milioni e di un pieno riconoscimento dell’Europa, si impegna a bloccare i migranti che cercano di salpare dalla Tunisia per l’Italia e la Grecia. Imprigionerà i tunisini e scaccerà gli stranieri. Quelli fuggiti dai paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia. Scacciare vuol dire esattamente questo: li caricherà sui camion e li abbandonerà nel deserto. Senza cibo, senza acqua, senza nulla. Uomini forti e meno forti, donne, vecchi, bambini. Anche bambini piccoli. Anche donne incinte.

So benissimo, presidente Meloni, che vedere quella foto che ieri alcuni giornali hanno pubblicato, ha prodotto in Lei le stesse sensazioni che ha prodotto in me. Identiche: orrore, sdegno, furia contro gli assassini. La conosco, so che è così. Per questo mi rivolgo a Lei molto rispettosamente. Penso che Lei senta la tentazione di intervenire. Mi dia retta: ceda a questa tentazione. Mandi subito una spedizione militare italiana nel deserto a salvare la vita ai superstiti della carneficina di Saied. E poi compia il gesto politico di rompere col presidente fuorilegge della Tunisia.

Presidente Meloni, non è con i gendarmi feroci, che operano in nostra vece, che si risolve il problema della fuga dei popoli dal Sud del mondo. Il problema si risolverà, nei decenni, solo se il Nord del mondo accetterà di rinunciare ad alcune porzioni della sua ricchezza e di destinarle al riequilibrio tra poveri e ricchi della terra. Tra la massa sterminata di miserabili, e la piccola élite degli sfruttatori. Non basterà un piano Mattei (finora, peraltro, l’unica misura presa dall’Italia è stata quella di dimezzare i fondi destinati al terzo mondo…), occorrerà una gigantesca opera politica ed economica di riequilibrio che dia un senso del tutto nuovo alla globalizzazione. La rovesci.

Per ora possiamo fare poco: accogliere, accudire, fare qualche sacrificio, opporci al mattatoio (52 mila morti affogati nel Mediterraneo in 10 anni). So che Lei ama i colpi di scena in politica. Del resto la politica, senza colpi di scena, sarebbe puro e scialbo gioco da tavolo. Prenda coraggio. Sfidi Sayed. Trascini l’Europa su posizioni umanitarie. Ponga fine all’Europa Barbara.

23 Luglio 2023

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