Aveva 71 anni ed era affetto da un enfisema polmonare. Per questo il suo avvocato, Gandolfo Geraci, circa un mese fa aveva presentato al magistrato di sorveglianza un’istanza di scarcerazione motivata dall’incompatibilità con il regime detentivo. Ma dagli uffici della Procura non è arrivata nessuna risposta. Così Camillo Corallo, napoletano arrestato per reati minori quali truffe e rapine, in cella ci è morto. È accaduto lo scorso venerdì nel penitenziario di Poggioreale a Napoli. “Oltre cento detenuti ogni anno muoiono in carcere per ‘cause naturali’. Sono numeri ai quali bisogna dare importanza“, ha dichiarato il Garante per i diritti dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello che ha poi concluso: “È normale che ogni Pm decida in modo autonomo e differente, rispetto al principio della discrezionalità. In fondo ogni caso è diverso dall’altro. Ma in molti di essi non si può non considerare il differimento della pena“.
Chi è Camillo Corallo il detenuto morto a Poggioreale
Le domande da porsi e alle quali la giustizia dovrà dare una risposta, sono le seguenti: un detenuto di 71 anni, arrestato per reati minori, potrebbe scontare la pena attraverso modalità alternative al carcere (misura che sarebbe funzionale anche rispetto alla piaga del sovraffollamento)? Una persona gravemente malata, le cui sorti potrebbero essere già scritte, è giusto che muoia in cella o sarebbe meglio che gli fosse garantita un’assistenza sanitaria migliore e la possibilità di morire circondato dai propri familiari? Sono questioni rispetto alle quali lo Stato deve fare chiarezza, tenendo conto soprattutto di due dettati costituzionali: la garanzia per tutti del diritto alla salute e un’azione penale che non sia degradante nei confronti della dignità umana.
L’età e l’assistenza sanitaria
Ma scopriamo chi era Camillo Corallo, il detenuto morto a Poggioreale. “Il mio assistito era libero – ha raccontato l’avvocato Geraci a l’Unità– Già nel 2015 gli fu riconosciuta l’incompatibilità con il regime carcerario. Poi, lo scorso maggio, un cumulo di pene superiore ai 4 anni, ha fatto si che fossero annullati gli effetti dell’indulto e dei vari benefici. Così il signor Corallo è tornato in carcere. Sono riuscito a sentirlo il mercoledì prima del decesso, mi diceva: ‘Avvocato sto male, la prego io non voglio morire qua dentro’. E invece le sue condizioni si sono aggravare. Il venerdì è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale Cardarelli di Napoli e alle 14.15, circa, mi è stata comunicata la triste notizia del suo decesso. Faremo il possibile per ottenere giustizia e verità – ha concluso il legale -. Sono tanti gli aspetti poco chiari di questa vicenda. L’unica certezza è che Corallo non doveva morire in cella“.