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Cosa succederà in Spagna dopo le elezioni che nessuno ha vinto: tutti gli scenari

Cosa succederà in Spagna dopo le elezioni

Se la buona notizia è stata lo stop dell”onda nera’, quella cattiva potrebbe essere l’ingovernabilità. L’esito delle urne in Spagna non ha indicato un vincitore assoluto. I risultati della volontà popolare hanno solo espresso giudizi relativi ai singoli partiti. Parlando dei tre principali in gara, Il Partito Popolare di Alberto Fejòo è quello che ha avuto più voti ma senza ottenere la maggioranza. Il Partito Socialista di Pedro Sanchez ha evitato la disfatta. Vox di Santiago Abascal è stato protagonista di un vero flop. Dunque, cosa succederà in Spagna dopo le elezioni che nessuno ha vinto? Proviamo ad analizzare i possibili scenari, considerata l’importanza che il paese iberico ha all’interno della scacchiera europea.

Cosa succederà in Spagna dopo le elezioni

I Popolari hanno ottenuto 136 seggi (33% dei voti). Per governare ne servono 176. A Fejòo spetta il compito di cercare questa maggioranza, per poi tirare letteralmente le somme il prossimo 17 agosto quando si insedierà il Parlamento neo eletto. I partiti che potrebbero allearsi con il Pp, raggiungendo i dovuti compromessi, potrebbero essere: Vox (33 seggi, il partito ne ha persi 19 rispetto alle ultime elezioni), Upn (1seggio), Coalicción Canaria (1 seggio) e i nazionalisti baschi del Pnv (5 seggi). Il problema è che questi ultimi difficilmente daranno il loro sostegno a Fejòo: lo avevano già annunciato in campagna elettorale e considerate le loro mire indipendentiste, lo schierarsi con chi vuole tenere unita la Spagna, potrebbe causare una clamorosa sconfitta ai prossimi impegni elettorali. Lo scenario alternativo e anche meno reale, potrebbe essere un accordo con il Psoe. Ma in questo caso Sanchez dovrebbe mettere sul tavolo richieste importanti visto che il ruolo di Premier spetterebbe all’avversario. Ma lo stesso leader dei popolari dovrà spiegare ai suoi elettori il motivo di un’asse con i socialisti, visto che l’intera campagna elettorale è stata basata sull’addio al Sanchismo.

Gli scenari e lo spettro del ritorno al voto

Se le trattative del Pp dovessero fallire, la palla passerebbe proprio a Sanchez (che ha ottenuto 122 seggi, il 31% dei voti). Il leader socialista potrebbe formare un governo solo se ad appoggiarlo saranno, oltre che la sinistra radicale rappresentata da Sumar (12,3% dei voti, ovvero 31 seggi), i vari movimenti indipendentisti: i baschi di Bildu e Pnv, i catalani di Erc e i galiziani del Bng. Discorso a parte per l’altra formazione catalana, Junts. Questi ultimi non garantiranno mai un appoggio specifico a un nuovo governo. La compagine indipendentista potrebbe al massimo astenersi, considerata la richiesta del mandato di arresto – da parte del Tribunale supremo spagnolo – nei confronti del loro leader Carles Puigdemont. In entrambi i casi, nonostante il pericolo dell’estremismo di destra e sinistra è stato scongiurato dalle urne, sia il Pp che il Psoe, avranno bisogno dei voti di VoxSumar (oltre che di quelli dei nazionalisti). Vedremo anche quale sarà il ruolo di ‘arbitro’ di Re Felipe VI. Perché nessuno vuole nuove elezioni e una Spagna vittima dell’ingovernabilitàEuropa compresa, nonostante la sconfitta dello spauracchio dell’estremismo.