Il generale ha disertato la Conferenza. Un atto clamoroso che la dice lunga sulla stabilizzazione della Libia, tanto inesistente quanto millantata dalle parti di Palazzo Chigi e della Farnesina. E sì che solo qualche settimana fa il generale Khalifa Haftar era stato ricevuto in pompa magna da Giorgia Meloni a Roma, con tanto di nota ufficiale della presidenza del Consiglio, una prassi che normalmente si usa quando si deve dar conto di un colloquio tra pari.
Ma l’uomo forte della Cirenaica, è risaputo, è molto suscettibile e, soprattutto, ha una ipertrofica considerazione di sé. Lui è la Libia, gli altri son nessuno. Il Parlamento libico della Cirenaica (Hor) in una dichiarazione riportata dal The Libya Update “mette in guardia i partecipanti alla Conferenza Internazionale di Roma sullo Sviluppo e le Migrazioni dal prendere decisioni che potrebbero portare a un cambiamento demografico in Libia”. Condividere il potere, come la partecipazione ad una Conferenza internazionale, è qualcosa che non gli passa per l’anticamera del cervello. E allora, ecco l’affronto a Giorgia nella domenica dell’ “orgoglio nazionale”. La sedia è rimasta vuota.
Un’assenza politica rafforzata il giorno dopo da una dichiarazione ufficiale: “Il governo libico è il governo legittimo incaricato dal Parlamento e la rappresentanza della Libia in questa conferenza è illegale”, si legge nel comunicato che prosegue con l’affermazione: “Non consentiremo l’insediamento di alcun migrante sul territorio dello Stato libico, per qualsiasi motivo”. “La Libia è un paese di transito, non una fonte o una destinazione. La priorità è riportare i migranti nei loro paesi e fornire loro sostegno e sviluppo territoriale nei loro paesi”. “La legge libica punisce i migranti clandestini con sanzioni penali e consequenziali rappresentate nella deportazione dalla Libia ai paesi di origine”.
Sempre secondo il The Libya Update l’Italia aveva invitato il comandante generale dell’Esercito nazionale libico (Lna), Khalifa Haftar, a partecipare alla Conferenza di Roma, ma l’uomo forte dell’Est “ha rifiutato” “a causa della presenza del primo ministro libico Abdul Hamid Dbeibah”, insediato a Tripoli nell’ovest del Paese. Haftar è anche un tipo vendicativo e certi affronti se li lega al dito. La maggior parte dei barconi zeppi di migranti salpa dalle zone costiere della Cirenaica, controllate dai fedelissimi di Haftar, spesso in combutta con i trafficanti di esseri umani. Non ci sarebbe da meravigliarsi se nei prossimi giorni, in ritorsione alo smacco subito, ne facesse partire più del solito.
D’altro canto, che il ricatto migranti paghi con l’Europa lo ha insegnato Erdogan e ora pure Saied. E sempre il “prode” generale non nasconde i suoi legami con i mercenari della Wagner di stanza in Libia né l’essere nelle grazie di Putin (come la mettiamo presidente Meloni?). E poi, non ci mette un nano secondo a cambiare sponsor europeo. Se la premier italiana lo “tradisce” con Dbeibah, il generale libico è pronto a tornare nelle grazie di Macron, tanto più ora che la Francia non ha gradito, per usare un eufemismo, il non invito alla Conferenza di Roma.