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Perché il tonfo di Vox affonda il piano europeo della Meloni: Giorgia la grande sconfitta delle elezioni di Spagna

Perché il tonfo di Vox affonda il piano europeo della Meloni: Giorgia la grande sconfitta delle elezioni di Spagna

Dopo Santiago Abascal, leader di Vox, nessuno esce dalle elezioni spagnole più sconfitto di Giorgia Meloni. Quando dalle urne esce malconcio un partito che fa parte della stessa famiglia europea, in questo caso il gruppo Conservatori e Riformisti, per gli alleati degli altri Paesi il fatto è sempre spiacevole: tanto più se il loro leader si è speso molto e molto fragorosamente per sostenere i cugini sconfitti, come nel caso di Giorgia Meloni. Ma questo è ancora il meno e non basterebbe per parlare di sconfitta in prima persona della premier italiana.

Però c’è molto di più. Le elezioni spagnole erano, dovevano essere la prova generale di quell’alleanza europea tra Popolari e Conservatori che rappresenta oggi la principale sfida internazionale di Giorgia Meloni. L’esito della prova, a sorpresa, è fallimentare. L’alleanza con la destra conservatrice e radicale non solo non aiuta il Partito popolare ma ne determina la sconfitta: sembra infatti ovvio che la remontada di Sanchez sia dovuta in buona misura proprio alla volontà degli elettori di impedire l’arrivo al governo della destra estrema. Così le elezioni locali che avrebbero dovuto anticipare e prefigurare i nuovi rapporti di forza nel Parlamento europeo, siglando la centralità assoluta della premier italiana e leader dei Conservatori, si sono trasformate in un’ipoteca pesante che allontana e rende più difficili proprio quei nuovi equilibri europei.

La partita europea è in buona parte ancora da giocarsi, ma senza dubbio la sorpresa spagnola determina uno slittamento della prospettiva che non aspetterà le elezioni europee del prossimo giugno per esercitare i propri effetti. In concreto: la premier italiana sarà da subito più debole nelle difficili trattative che la aspettano nei prossimi mesi a Bruxelles: quelle sull’immigrazione, sulla rimodulazione del Pnrr e soprattutto sulle nuove regole del Patto di stabilità.

Il “No Pasaran” che ha rovesciato i pronostici nel quarto Paese dell’Unione veicola anche un segnale fortemente negativo per il capo di FdI. In Spagna è scattato lo stesso moto che sbarra puntualmente la strada a Marine Le Pen in Francia o che in Germania ha costretto ieri la Cdu a una rapida retromarcia, dopo il veto della Csu, nella marcia di avvicinamento alla destra estrema di AfD. Quel blocco Meloni sperava di poterlo superare con l’atlantismo estremo e l’accettazione del rigorismo europeo che connotano i suoi Conservatori a differenza dei partiti del gruppo Identità e Democrazia, come appunto AfD, il Rassemblement National di Le Pen o in Italia la Lega. La vittoria dell’asse Popolari-Vox, dopo quella del centrodestra in Italia, avrebbe dovuto siglare in via definitiva quell’avvenuto sdoganamento. Il responso delle urne è però opposto.

Il caso spagnolo indica infine che, in un’alleanza tra la destra moderata e quella radicale, è la prima a salassare e vampirizzare la seconda. In Italia è andata all’opposto ma il caso italiano, per una moltitudine di ragioni storiche e politiche, rischia di rivelarsi un’anomalia. La Lega si frega le mani. La battuta d’arresto della scommessa dei Conservatori e l’eventualità non irrealistica di una sua sconfitta va a tutto vantaggio dell’altra destra, quella appunto del gruppo Identità, quella che punta più sulla contrapposizione all’establishment europeo che sulla ricerca di una mediazione sulla base di equilibri spostati a destra.

Palesemente soddisfatti sono anche Antonio Tajani e Matteo Renzi: il recupero di centralità dei Popolari in Europa da un lato spinge in avanti l’ala italiana del Ppe, cioè Forza Italia, dall’altro rende molto più concreto, e dunque anche molto più appetibile, il progetto neocentrista sul quale punta il leader di Iv e che passa per la creazione di un polo autonomo dal centrodestra insieme a Forza Italia. La resistenza sino a quattro giorni fa considerata più o meno impossibile di Sanchez e del Psoe, infine, rinsalda anche in Italia l’opposizione, la rende più fiduciosa, ottimista e combattiva, rinforza la strategia di Elly Schlein basata sulla stessa alleanza a sinistra che è uscita molto meglio del previsto dalle elezioni spagnole.

Per Giorgia Meloni quelle elezioni sono la prima vera brutta notizia da ben prima delle elezioni italiane del settembre scorso. Sconfitta in una battaglia che non poteva combattere in prima persona, la premier può ora solo augurarsi che lo stallo e l’impossibilità di dar vita a un governo porti in Spagna all’azzeramento del voto. Tutto da rifare e chissà che non vada meglio. Però per lei potrebbe andare anche peggio.