L'80esima edizione
Lo sciopero degli attori americani non ferma il Festival di Venezia: il via al Lido il 30 agosto
Lo sciopero degli attori americani non scalfisce il programma del Festival: 54 i paesi rappresentati e 82 lungometraggi in anteprima mondiale
Cinema - di Chiara Nicoletti
Si dice che dopo una crisi si esce più forti. Lo dimostra l’edizione numero 80 della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, al Lido dal 30 agosto al 9 settembre, che, dopo 10 giorni di panico generalizzato dovuto allo sciopero degli attori di Hollywood che la dava per spacciata e senza star, sfodera il miglior programma che l’era dell’attuale direttore artistico Alberto Barbera ricordi. 54 paesi rappresentati, 82 lungometraggi in anteprima mondiale per un festival che trova già la sua quadra, citando Barbera “nella combinazione tra autori affermati che si esprimono al meglio ed esordienti che tracciano nuovi percorsi”.
Si pensava già che la giuria del concorso presieduta da Damien Chazelle e composta da Saleh Bakri, Jane Campion, Mia Hansen-Løve, Gabriele Mainetti, Martin McDonagh, Santiago Mitre, Laura Poitras e Shu Qi avesse ben poco da spaziare senza i consueti grandi film americani a intervallarsi alle produzioni internazionali ed invece le parole di Barbera hanno subito tranquillizzato tutti, ancor prima di essere accecati dal programma esplosivo: “L’ultima settimana è stata turbolenta, l’annuncio dello sciopero degli attori ha colto tutti di sorpresa, a programma quasi concluso. Devo dire che per fortuna l’impatto sulla nostra selezione è molto modesto. L’unico film che abbiamo perso rispetto a quello che pensavamo è il bellissimo film di Guadagnino, Challengers, che ha rimandato la sua uscita commerciale al 2024”.
Dopo questa premessa, il direttore ha poi rimarcato: “Colgo l’occasione per ringraziare produttori e registi che hanno deciso di confermare la presenza dei loro film. Mancherà ovviamente qualche attore ma saranno presenti, come ci auguriamo, gli attori che hanno lavorato in produzioni indipendenti. Non sarà una mostra autarchica ma largamente rappresentativa del cinema contemporaneo”. Con un crescendo di emozioni, Barbera procede a declinare la selezione di quest’anno, partendo dal concorso di Orizzonti che contiene già qualche sorpresa nelle fila italiane, il debutto alla regia di Micaela Ramazzotti, Felicità, dimostrazione, secondo il direttore, di due esperienze di cui la neo-regista ha fatto tesoro: La pazza gioia di Paolo Virzì e Vivere di Francesca Archibugi.
Il Fuori Concorso spiazza tutti perché è letteralmente una sfilata di grandi nomi, potenzialmente grandi film e in alcuni casi, altrettante polemiche. Insieme agli attesi Richard Linklater con Hit Man, Wes Anderson con The Wonderful Story of Henry Sugar, Harmony Korine con Aggro Dr1ft ci sono anche dei “ritorni” alla Mostra che susciteranno un sicuro odi et amo ed al momento, già un bel chiacchiericcio: Woody Allen con Coup de Chance, film di produzione e cast interamente francesi, visto il voltafaccia al regista da parte di Hollywood e Roman Polanski con The Palace. Anche il concorso che è così pieno zeppo di nomi e titoli altisonanti da far girare la testa ad ogni cinefilo, farà molto parlare di sé.
Impossibile non entusiasmarsi al solo pronunciare, tra gli altri di: Maestro, opera seconda di Bradley Cooper su Leonard Bernstein dopo A Star is born con Lady Gaga oppure Priscilla di Sofia Coppola, regista già Leone d’Oro nel 2010 con Somewhere, che qui racconta la giovane moglie di Elvis. Ancora, il David Fincher di Seven che porta The Killer con Michael Fassbender, un regista amatissimo da Cannes prima e da Venezia dopo La Favorita, il greco Yorgos Lanthimos con Poor Things interpretato da una già data per assente al Lido, Emma Stone. Infine, Ferrari di Michael Mann su cui Barbera zittisce le critiche campanilistiche: “Credo che raramente un regista straniero sia riuscito a creare con altrettanta precisione il clima dell’Italia di quegli anni così come ha fatto Mann in questo film”.
Con l’aggiungersi anche di Luc Besson al concorso con Dogman, è facile immaginare quale saranno le critiche più accese che si muoveranno contro Venezia: Polanski, Allen e Besson sono tra coloro che sono o sono stati accusati, di aggressione o molestie sessuali. Al The Hollywood Reporter, nello specifico su Polanski, Barbera ha già risposto: “Il caso Polanski è stato dibattuto per 50 anni. Non capisco perché non si possa distinguere tra le responsabilità dell’uomo e quelle dell’artista”. Se confermiamo che la Mostra di quest’anno non potrà certo definirsi autarchica, gli italiani sono in un momento d’oro.
Ben 6 i film in concorso: Comandante di Edoardo De Angelis, ad aprire Venezia80 in sostituzione di Challengers di Luca Guadagnino; Enea, opera seconda di Pietro Castellitto, per Barbera “una sorta di grande bruttezza ammantata di cinismo e ipocrisia”; Finalmente l’alba di Saverio Costanzo; Lubo di Giorgio Diritti; Io capitano di Matteo Garrone (il grande assente di Cannes ed ora capiamo perché) ed infine Adagio di Stefano Sollima.
Preso nota dei 6 di casa nostra in gara, risulta evidente la terza fonte di polemiche a cui la Mostra sta già rispondendo: non ci sono registe italiane in gara. All’indomani dell’opera prima di Paola Cortellesi annunciata come apertura della Festa del Cinema di Roma, film che agli occhi dei selezionatori della Mostra pare non sia mai arrivato, ci consoliamo con il Leone d’Oro alla carriera a Liliana Cavani che presenta anche il nuovo L’Ordine del tempo e con i numeri presentati da Barbera sulla crescente presenza femminile, arrivata ad uno speranzoso 32%.