Anche se mancano ancora quattro giorni alla fine di luglio, questo sarà il mese più caldo mai registrato dal 1979, ovvero da quanto le tecnologie satellitari hanno reso possibili misurazioni accurate della temperatura superficiale di tutto il pianeta.
A dirlo è il Climate Change Service di Copernicus, il programma di collaborazione scientifica dell’Unione Europea che si occupa di osservazione della Terra, una previsione-dato confermato anche dalla WMO, l’Organizzazione meteorologica mondiale.
Per Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, stiamo passando dall’era del riscaldamento globale a quella “dell’ebollizione globale”. “A meno di una mini-era glaciale nei prossimi giorni, il luglio 2023 frantumerà i record su tutta la linea“, spiega Guterres commentando i dati di Copernicus. “Per l’intero pianeta, è un disastro. E per gli scienziati è inequivocabile: la colpa è degli esseri umani“. Un andamento che, a dire del segretario generale delle Nazioni Unite, è “coerente” con le previsioni e gli avvertimenti che vanno avanti da anni. “L’unica sorpresa – spiega ancora Guterres – è la velocità del cambiamento”.
Le stime di Copernicus sono realizzate usando diversi tipi di dati: le misure dirette della temperatura fatte da reti di termometri presenti sulla terra e in mare, e le stime dei satelliti. Questi rilevano la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre e oceanica e ne calcolano la temperatura.
Quelle di luglio 2023 sono le temperature più alte mai registrate: durante la prima e terza settimana del mese la temperatura globale ha superato la soglia di 1,5 °C in più rispetto alle temperature medie preindustriali.
Sempre secondo i dati di Copernicus il precedente luglio più caldo, nonché mese più caldo mai registrato, era stato quello del 2019.
Le previsioni future non sono migliori. Come evidenzia Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service (C3S) presso ECMWF, “è improbabile che il record di luglio rimanga isolato quest’anno, le previsioni stagionali di C3S indicano che e’ probabile che le temperature sulle aree terrestri siano ben al di sopra della media, superando l’80 percentile della climatologia per il periodo dell’anno”.
Dello stesso avviso il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, Petteri Taalas. “Le condizioni meteorologiche estreme che hanno colpito molti milioni di persone a luglio sono purtroppo la dura realtà del cambiamento climatico e un assaggio del futuro. La necessità di ridurre le emissioni di gas serra è più urgente che mai. L’azione per il clima non è un lusso ma un dovere”.
Il problema del riscaldamento globale sta diventando evidente non solo nelle rilevazioni delle temperature dell’aria, ma anche negli oceani e nei mari. Soltanto lo scorso 24 luglio era diventata “virale” la notizia che una boa nella Baia dei Lamantini, circa 65 chilometri a sud di Miami, in Florida, aveva registrato i 38,4 gradi, la più alta temperatura marina mai rilevata se la misura sarà confermata. Si tratterebbe anche in questo caso di un record: fino ad oggi la media più alta del bacino erano stati i 28,25 °C dell’agosto del 2003.