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Meloni da Biden, prima missione della premier in USA: “Una mosca bianca di destra alla Casa Bianca”

Meloni da Biden, prima missione della premier in USA: “Una mosca bianca di destra alla Casa Bianca”

Prima la visita al Congresso americano in mattinata, il pomeriggio alla Casa Bianca, ospite del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è sbarcata negli USA per la sua prima missione da premier. Un viaggio “per riaffermare il forte rapporto tra Stati Uniti e Italia”, come si legge in una nota della Casa Bianca, in cui la premier e il Presidente “discuteranno gli interessi strategici comuni, tra cui il sostegno all’Ucraina contro l’aggressione della Russia, gli sviluppi in Nord Africa e un maggiore coordinamento transatlantico rispetto alla Cina“.

La Presidente del Consiglio è atterrata nella notte a Washington, incontrerà i leader di diversi gruppi parlamentari, deporrà una corona di fiori al cimitero militare di Arlington e incontrerà in un bilaterale alle 15:00 locali, le 21:00 italiane, il Presidente statunitense. Soprattutto due i temi pronosticati al centro del vertice: la Via della Seta cinese e le migrazioni dall’Africa. Alla vigilia il Washington Post ha parlato della leader di Fratelli d’Italia come di una “mosca bianca tra i leader di destra” ricevuti nello Studio Ovale. Biden non ha mai invitato per esempio l’ex Presidente brasiliano Jair Bolsonaro e l’ungherese Viktor Orban. L’anno prossimo in programma il G7 a guida italiana, altro tema sul tappeto.

Roma ha firmato il memorandum Belt and Road Initiative nel 2019, durante il governo Conte 1. L’unico Paese del G7. L’intesa scade nel marzo 2024 ma si rinnova automaticamente alla fine di quest’anno. È dato ormai per certo da alcuni media che l’Italia abbia deciso di uscire dal progetto, manca però ogni forma di ufficialità o anche solo di certezza. L’iniziativa ha coinvolto 147 Paesi per 923 miliardi di dollari tra la costruzione di infrastrutture e investimenti strategici. Washington ha parlato di accordi “pericolosi” con la Cina da parte dell’Italia. Washington ha informato che nel vertice sarà affrontato “un più stretto coordinamento transatlantico per quanto riguarda la Cina”.

Pechino ha lanciato un appello all’Italia dalle colonne del Global Times, il giornale del Partito Comunista Cinese, in un editoriale: “Meloni ha affermato in diverse occasioni che l’Italia può avere ottimi rapporti con la Cina anche senza far parte di un patto strategico. Tuttavia, l’impatto potenziale è preoccupante. Se l’Italia decide di ritirarsi da una piattaforma che ha dimostrato fiducia politica reciproca e migliorato il livello strategico di cooperazione tra i due Paesi, ci sono tutte le ragioni per essere preoccupati del potenziale impatto negativo“. Un appello che diventa un attacco in alcuni passaggi. “Non è né accettabile né appropriato che l’accordo, che è solo tra Cina e Italia, diventi un argomento di discussione tra Italia e Stati Uniti”. A Pechino è atteso nei prossimi giorni Riccardo Guariglia, segretario generale della Farnesina, e a settembre potrebbe atterrare Antonio Tajani.

L’Italia si muove con delicatezza. Riconosce come Pechino sia diventata “interlocutore imprescindibile nelle relazioni internazionali” e negli interscambi economici. Il memorandum si è dimostrato “vantaggioso per tutti”. Roma lavora a un “dialogo responsabile” e alla ricerca di un “rapporto equilibrato”. La premier ha dichiarato che il Presidente americano non ha mai sollevato la questione con lei. Da Washington non dovrebbe arrivare nessun annuncio per non dare alla decisione una fortissima carica simbolica ai danni della Cina. Gli Usa d’altronde non avrebbero preteso uno strappo netto. Restare o dire addio al progetto resta una questione molto complessa. “Per usare un modo di dire cinese – si leggeva sul quotidiano cinese – , le parole della leader italiana sono come un cartello con la scritta: ‘Qui non ci sono monete d’argento nascoste’ piazzato in un luogo dove è stato seppellito il tesoro. Rivela solo che qualcosa è stato occultato”.

Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale John Kirby ha parlato di grande sintonia tra Biden e Meloni, un feeling che si è cementato intorno a “una sola parola”, come ha scritto il Wp, “Russia“. Il Presidente americano “non vede l’ora di incontrarla, si è trovato molto bene a lavorare con Meloni”. La posizione sull’Ucraina della premier le ha dato grande credito agli occhi della Casa Bianca. La premier confermerà l’appoggio all’Ucraina e alla NATO per quanto riguarda il conflitto.

Divergenze potrebbero esserci sul tema dei diritti Lgbtq+ (già sollevato da Justin Trudeau in un bilaterale a margine del G7 di Hiroshima), perché gli Usa “non sono mai stati timidi” su “diritti umani, civili e libertà di espressione”. Sul tavolo il G7 a guida italiana dell’anno prossimo. Protagonista della scena l’Africa, con quel cosiddetto “Piano Mattei” che rappresenta l’iniziativa più grande e intraprendente e propagandata di Meloni in politica estera. Soltanto ieri la notizia del colpo di stato in Niger. La destabilizzazione di un altro Paese chiave, centrale nelle rotte del Sahel, allarma.

Scrive l’Ansa che la premier chiederà a Biden di sostenere il nuovo approccio nei confronti dei Paesi di partenza e di transito dei migranti, che ha portato anche al recente accordo tra Ue e Tunisia. La trattativa per sbloccare i fondi del Fondo Monetario Internazionale resta aperta, il presidente Kais Saied ricevuto anche a Roma al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non sembra intenzionato ad attuare le riforme richieste. Si parlerà anche di questo a Washington. Altro appuntamento per misurare quanto Meloni si sia allontanata dal Cpac dei conservatori trumpiani cui partecipò quattro anni fa.