È un bilancio in chiaroscuro quello che l’Fmi, il Fondo monetario internazionale, fa della “melonomics”. L’istituzione guidata da Kristalina Georgieva ha pubblicato mercoledì il rapporto con le consultazioni annuali sui paesi membri e il quadro che ne emerge per il ‘Belpaese’ è di una economia che ha “resistito bene” agli effetti della guerra in Russia, mostrandosi “resiliente” anche grazie “ai generosi incentivi, incluso il Superbonus” oggetto di aspre critiche, ma che ha di fronte sfide impegnative e un indirizzo economico che in diverse parti è sotto osservazione.
Si spiegano così le critiche dell’Fmi alla flat tax ossessione di Giorgia Meloni e del suo vicepremier Matteo Salvini, che secondo il Fondo monetario internazionale potrebbe avere avere effetti negativi sul gettito tributario e sull’equità, ma soprattutto alle sanatorie fiscali promesse o in parte già attuate dall’esecutivo di destra, così come le soglie all’uso del cash, che “non aiutano il fisco”.
Gli economisti dell’Fmi in particolare mettono in guardia il governo di Roma sull’aumento della soglia delle transazioni cash e sull’introduzione di sanatorie sui debiti fiscali. L’istituzione con sede a Washington sottolinea che i condoni mascherati “non sono d’aiuto” e rimarca anche le “possibili implicazioni avverse” della flat tax, che potrebbe tradursi in un “significativo calo delle entrate e dell’equità” in un Paese che deva fare già i conti con una evasione fiscale da 109 miliardi di euro.
Dunque, è il consiglio del Fondo, è necessaria invece una una riforma delle tasse per “allargare la base imponibile e aumentare equità ed efficienza” e dovrebbe basarsi su “misure che incoraggiano gli investimenti e l’occupazione rispettando allo stesso tempo le entrate e gli obiettivi di progressività”. Nel rapporto c’è quindi un accenno anche ad un altro tema spinoso per il governo Meloni, quello delle rendite catastali ferme al 1980 con una tassa sulla proprietà “sottoutilizzata”. Altro fronte caldissimo è quello delle pensioni: l’Fmi esorta infatti l’Italia a evitare “ulteriori uscite anticipate“ alla luce di una spesa pensionistica già superiore alla media europea (il 16 contro il 13%) e in considerazione del fatto che l’età di uscita effettiva (sotto i 64 anni) è inferiore a quella legale (67).
Fondo monetario internazionale che poi rilancia il focus sull’attuazione del Pnrr e del conseguente ottenimento da parte di Bruxelles delle rate da miliardi euro. I tecnici dell’Fmi incoraggiano Roma a una “tempestiva ed efficace attuazione del Pnrr” anche perché se da una parte l’economia nazionale si è mostrata “resiliente” ai vari shock internazionali, crescendo del 3,7% nel 2022, la crescita è attesa entrare in una fase più lenta.
Un focus viene quindi dedicato alla crisi demografica del Paese, con una popolazione che sta calando e invecchiando rapidamente: per combattere gli effetti negativi del declino demografico sul Pil, spiegano da Washington, serve una strategia coerente per aumentare significativamente la produttività. Sono “essenziali”, sottolinea l’Fmi, “riforme e investimenti per aumentare la produttività e ammodernare l’economia”, e a contribuire all’allentamento delle pressioni demografiche potrebbe contribuire anche “l’invertire la direzione della migrazione”.
Per combattere la sfida demografica, affrontare il tema della bassa fertilità ha un valore ma politiche in questo senso richiedono decenni per avere effetto, afferma il Fmi sottolineando che la battaglia può essere giocata offrendo lavori di qualità e con investimenti pubblici efficienti che possono essere un importante catalizzatore per una crescita economica sostenibile. “Accelerare la transizione digitale è urgente per il successo economico dell’Italia in un mondo sempre più computerizzato“, mette in evidenza il Fondo nel suo rapporto.