L'annuncio sulla tv nazionale
Golpe in Niger, il generale Tchiani si autoproclama Capo dello Stato: Parigi non lo riconosce
L’uomo per otto anni alla guida della Guardia Presidenziale è considerato la mente del golpe. Condanne al putsch dall’Occidente. Il presidente eletto Bazoum ancora sotto arresto, i confini del Paese restano chiusi
Esteri - di Antonio Lamorte
Il generale Abdourahamane Tchiani si è autoproclamato in un discorso sulla televisione nazionale nuovo Capo dello Stato del Niger dopo il golpe militare che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum. Il golpe era esploso mercoledì, quando alcune forze armate hanno circondato il palazzo del presidente nella capitale Niamey. Il presidente in carica Bazoum democraticamente eletto era stato preso in custodia. Una rappresentanza del Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CNSP) aveva annunciato in diretta televisiva il colpo di stato a fronte del “continuo degrado della situazione della sicurezza e della cattiva gestione economica e sociale”. L’Occidente ha condannato il putsch, le reazioni sono state immediate. Anche oggi la Francia, tramite una nota della sua diplomazia, ha fatto sapere di “non riconoscere le autorità che hanno preso il potere con un golpe in Niger guidato dal generale Tchiani”.
Tchiani ha 62 anni, è noto anche come Omar Tchiani, originario della Regione occidentale di Tillaberi. Ha guidato a partire dal 2015 la Guardia Presidenziale, un corpo militare di élite che conterebbe circa duemila uomini. Secondo alcuni analisti il presidente Bazoum aveva provato a ridurre l’importanza della Guardia negli ultimi anni. Tchiani è considerato uomo di fiducia dell’ex Presidente del Niger, dal 2011 al 2021, Mahamadou Issoufou, e la mente dietro il colpo di Stato. Stando ad alcuni esperti una delle intenzioni di Bazoum era proprio quella di rimuovere Tchiani dal suo incarico nella guardia presidenziale. L’autoproclamazione è arrivata dopo quasi due giorni di incertezze. Resta ancora l’incognita su quali accordi sono stati presi tra la Guardia e l’esercito regolare, il cui capo, il generale Abdou Sdikou Issa, aveva comunicato l’adesione al putsch.
Il colonnello Amadou Abdramane nella prima dichiarazione televisiva aveva invitato “tutti i partner esterni” a “non interferire”. La Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), che riunisce 14 Paesi dell’area, aveva condannato il golpe e annunciato la mediazione tra le parti del presidente del Benin Patrice Talon. Il generale Tchiani allo stesso modo ha chiesto ai “partner a livello tecnico e finanziario e agli amici del Niger di comprendere la situazione specifica del nostro Paese per assicurare tutto il supporto necessario, al fine di consentirgli di affrontare le sfide”.
La situazione è apparsa piuttosto confusa nei giorni successivi al golpe. La ministra degli esteri francese Catherine Colonna aveva dichiarato di non considerare il colpo di stato “definitivo”. Un portavoce del Comando Africa degli Stati Uniti ha detto che “è troppo presto per speculare” sull’accaduto. Condanna senza appello anche dal segretario di Stato Anthony Blinken. Hanno manifestato in piazza sostenitori sia dei golpisti che del presidente deposto. Parigi ha ribadito dopo la comunicazione di Tchiani che “Mohamed Bazoum, democraticamente eletto dal popolo del Niger, è il solo presidente del Paese” e che la Francia chiede “nella maniera più ferma” il ripristino “immediato” dell’ordine costituzionale in Niger “come richiesto alla comunità internazionale”.
A preoccupare, anche le potenze occidentali, è la posizione strategica del Paese nella Regione sahariana del Sahel. Il Niger è attraversato da affiliati a gruppi jihadisti come il sedicente Stato Islamico e Al Qaeda. È anche un Paese battuto dai migranti che dall’Africa subsahariana tentano di raggiungere le coste del Mediterraneo. Bazoum al momento sembra trovarsi ancora in stato d’arresto. I confini del Niger sono ancora chiusi, così come annunciato nel primo messaggio del Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CNSP) in televisione. Il colpo di Stato in Niger è il settimo in un Paese dell’Africa centrale e occidentale dal 2020.