Al Giffoni Film Festival è andato in scena un momento di commozione che ha coinvolto il ministro dell’Ambiente del governo Meloni, Gilberto Pichetto Fratin. Dopo giorni di emergenze dal Nord al Sud Italia, un Paese spaccato in due da fenomeni atmosferici e dagli effetti del cambiamento climatico, tra maltempo e caldo estremo, chicchi di grandine grandi come palle da tennis e incendi, il ministro si è commosso rispondendo alle domande di una ragazza preoccupata dal futuro. Si trattava di eco-ansia, quel tipo di preoccupazione scatenato da gravi eventi climatici e dal destino ambientale del pianeta.
La ragazza ha posto al microfono una domanda più personale che tecnica al ministro. “Non mi permetterei mai dati che non conosco, o fare domande che non posso porre. Io le confesso ministro che ho molta paura per il mio futuro. Io personalmente soffro di eco-ansia e alle volte penso che non ho un futuro, perché la mia terra brucia. In questi giorni in Sicilia sta bruciando tutto e io non so se voglio avere figli, non lo so”, ha chiesto la ragazza. “Dato che voi parlate di 2030, 2050, obiettivi che sinceramente sento lontani, lei non ha paura per i suoi figli, i suoi nipoti?”
Il ministro Pichetto Fratin ha applaudito la ragazza e risposto a voce spezzata. “Io ho la forza del dubbio. Ma abbiamo un dovere, io ho un dovere per la carica che ricopro, ho un dovere verso di voi e ho un dovere verso i miei nipoti”. Il quotidiano La Stampa aveva pubblicato proprio oggi un’intervista al ministro dell’Ambiente dopo le emergenze che hanno colpito l’Italia nei giorni scorsi.
“Mitigazione e adattamento sono le direttrici attraverso le quali dobbiamo orientare la nostra azione mirata a contenere le conseguenze del cambiamento climatico. Pianificazione e controllo sono le parole chiave per evitare di rincorrere l’emergenza e continuare a gestire le drammatiche conseguenze degli eventi estremi e contrapposti che hanno diviso l’Italia in questi giorni. Ad esempio, dobbiamo definire procedure e meccanismi chiari per realizzare le centinaia di opere già programmate ma ferme al palo. Bloccate non dalla mancanza di fondi, che spesso vanno perduti, ma dalla farraginosità di un sistema che da troppi anni è bloccato da veti e, non di rado, da un ambientalismo di facciata”.
Di eco-ansia si parla sempre più spesso negli ultimi anni: dall’esplosione mediatica di movimenti, nati soprattutto in seno alla cosiddetta Generazione Z, ambientalisti, più o meno estremisti, che protestano e manifestano per sollecitare la politica a decisioni più nette e tempestive per contrastare il riscaldamento globale prodotto dalla attività antropiche. Si tratta di una sensazione di profondo disagio e paura scatenata dal solo pensiero dei disastri legati al riscaldamento globale che secondo gli esperti diventeranno sempre più frequenti in futuro. 100 scienziati italiani ieri avevano sollecitato in una lettera su Climate Media Center i media che “parlano ancora troppo spesso di ‘maltempo’ invece che di cambiamento climatico. Quando ne parlano, spesso omettono le cause e le relative soluzioni”.