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Altro che magnanimo, perché Putin vuole dare il grano gratis all’Africa: il blocco per l’Occidente e il dono interessato agli africani

Perché Putin vuole dare il grano gratis all’Africa

La Russia è in grado di sostituire il grano ucraino nelle forniture ai Paesi africani. In 3-4 mesi saremo pronti per fornire il grano“, lo ha dichiarato il Presidente russo Vladimir Putin in occasione del vertice tra la Russia e i paesi africani che c’è stato in questi giorni a San Pietroburgo. L’annuncio è arrivato mentre l’esercito del Cremlino bombardava il porto di Odessa, importante infrastruttura ucraina per il trasporto del grano. E proprio sul cereale, c’è stato lo stop all’accordo – siglato lo scorso anno grazie alla mediazione del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan – per il passaggio in sicurezza del cereale tra le acque del Mar Nero. In questi giorni gli attacchi russi nei confronti delle infrastrutture strategiche per il trasporto del grano sono aumentati a dismisura. Il Ministro ucraino per l’Agricoltura Mykola Solskyi ha dichiarato: “A Chornomorsk ci vorrà almeno un anno per riparare i danni provocati dai bombardamenti, e che nei bombardamenti sono state distrutte circa 60mila tonnellate di cereali che erano in attesa di essere spedite all’estero“.

Perché Putin vuole dare il grano gratis all’Africa

Ma come osservato da Federico Rampini su Il Corriere della Sera, il gesto di Putin nei confronti dell’Africa non sarebbe stato dettato dalla magnanimità. Per il giornalista e scrittore la decisione del leader russo è stata motivata soltanto dagli interessi che il Cremlino ha nel continente africano. Non solo militare, attraverso i vari presidi del gruppo mercenario Wagner, ma anche energetico, relativo al possesso delle materie prime rare e alla vendita di armi. Rampini ha fornito alcuni dati che delineano uno scenario molto chiaro: “al summit di San Pietroburgo si sono presentati solo 16 capi di Stato africani, cioè meno della metà rispetto ai 43 che parteciparono al primo vertice che si tenne a Sochi nel 2019.

Pare – ha continuato l’editorialista – che a qualcosa sono servite le pressioni americane ed europee, pur senza determinare svolte clamorose. La Russia in Africa è un partner economico marginale, pressoché irrilevante – ha spiegato Rampini – nel 2021 l’interscambio con il continente africano era pari a 17,7 miliardi, per lo più concentrato su armi e grano. L’interscambio tra l’Unione europea e l’Africa che è di 295 miliardi di dollari annui, a quello tra Cina e Africa a quota 254 miliardi, infine a quello degli Stati Uniti pari a 83,7 miliardi. L’agricoltura russa soffre di sovrapproduzione – ha concluso il giornalista – A Putin conviene regalarne o venderne sottocosto una parte, piuttosto che dover distruggere eccedenze“.

Lo ‘sgarro’ di Erdogan

A pesare sulla scelta fatta da Putin, è forse stato il riallineamento di Erdogan sull’asse atlantico. Il Presidente turco ha prima ricevuto il leader ucraino Volodymyr Zelensky. L’incontro tra i due, avvenuto lo scorso giugno, ha sancito la liberazione e il ritorno in Ucraina di cinque ex prigionieri del Battaglione Azov. Infine, in occasione del vertice Nato che si è tenuto a Vilnius in Lituania qualche settimana fa, il ‘Sultano’ ha dato il via libera per l’ingresso nell’Alleanza atlantica della Svezia. È probabile che anche per questi motivi lo ‘Zar’ abbia deciso di non tenere fede al patto sul grano siglato lo scorso anno, proprio grazie all’influenza diplomatica di Erdogan.