Iv e la destra
Asse tra Renzi e Meloni: tra cene al Twiga e voti alla Camera, Italia Viva si sposta a destra
La cena dei parlamentari renziani con Santanché è una coincidenza eloquente (e fa infuriare Calenda). Non ha niente di casuale invece l’emendamento di Iv sulla previdenza complementare approvato grazie alla maggioranza (in barba al Colle)
Politica - di David Romoli
Metti una sera a cena, con due tavolate di persone che si conoscono, molte delle quali fanno lo stesso lavoro, parlamentari della Repubblica: ovvio che i tavoli si accorpino, finisca in un cenone da venti coperti e cosa c’è di strano? Niente, se non fosse che il localino si chiama Twiga e tra i commensali ci siano tre esponenti di spicco di Italia viva, Maria Elena Boschi il collega parlamentare Francesco Bonifazi e il consigliere regionale Luciano Nobili che se non è proprio lo scudiero di Renzi poco ci manca, e ci siano anche la ex comproprietaria del ristorante Daniela Santanchè con l’ex compagno e socio Canio Mazzaro nonché l’attuale fidanzato Dimitri Kuntz, a cui la ministra ha venduto le quote del ristorantissimo, e Andrea Ruggieri, ex parlamentare di Fi, oggi anima del renziano Riformista. Non c’era Briatore, ma poco male.
Una cena non basta a fare segnale politico, tanto più che la ministra aveva detto chiaramente, in Parlamento, che per trovare un tavolo al Twiga i parlamentari dell’opposizione sgomitano e si appellano spesso ai suoi buoni uffici. Però se la serata si somma al dibattito parlamentare nel quale Iv, dopo aver proibito a Calenda di prendere la parola perché troppo severo con Santanchè, non ha votato a favore della mozione di sfiducia contro la ministra, qualcosa di molto simile a un segnale, magari solo per caso, finisce per esserci. Certo così la vede Azione che con un comunicato durissimo arriva a un passo dalla rottura finale: “Le cene con la ministra al Twiga, che coinvolgono parlamentari di Italia Viva appartenenti al gruppo Azione- IV, le si ritiene del tutto inopportune”, recita la nota dei calendiani.
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Metti una sera alla Camera, alla vigilia del voto di fiducia su un decreto, il Pubblica amministrazione 2, con un emendamento che spunta all’ultimo secondo e che è stato poi approvato col resto del dl. Qui di strano c’è parecchio e da numerosi punti di vista. Nel metodo, perché l’emendamento in extremis aggira di fatto qualsiasi intervento dei deputati. Nel merito, perché l’emendamento impone la confluenza del Comitato per la previdenza complementare, già ente terzo, in una struttura privata, Assoprevidenza, con 29,5 mln di soldi pubblici in dote, una prima parte dei quali, pari a 1,5 mln, va erogata subito, entro settembre.
A livello istituzionale, perché l’emendamento era stato bloccato già una volta dal Colle, essendo inserito in un decreto che trattava di tutt’altro, e il blitz suona un po’ anche come beffa per il Quirinale. Infine a livello politico, perché a presentare l’emendamento è Italia Viva ma a permetterne l’approvazione è la maggioranza e come si fa a non cogliere i tratti di una manovra coordinata? La cena forse è solo una coincidenza, ma di quelle eloquenti. L’emendamento di casuale non ha invece niente e nel complesso il passo avanti nella marcia di Renzi verso il centrodestra, già più volte denunciata dall’ex diarca dell’ex Terzo Polo Carlo Calenda, pare proprio indiscutibile. Il leader di Iv ha convocato per oggi una conferenza stampa nella quale parlerà anche di Terzo Polo ma inevitabilmente qualcosa dirà anche su reddito di cittadinanza e salario minimo, i cavalli di battaglia dell’opposizione che vedono però la sua Iv schierata dall’altra parte della barricata, con la maggioranza.
Renzi in compenso non risparmia mazzate al governo su altre faccende incandescenti, il prezzo della benzina e il Pnrr. L’ex segretario del Pd ricorda la promessa meloniana di tagliare le accise, che ha poi invece aumentato e incalza: “Questo governo ha aumentato la benzina per dare i soldi alle squadre di serie a su richiesta di Lotito. È la dimostrazione di come governano i populisti”. Poi rivolto al ministro Pichetto-Fratin: “Se il giorno in cui piangi per il futuro del pianeta il tuo governo taglia 16 mld dal Pnrr su prevenzione e rischio idrogeologico le tue sono lacrime di coccodrillo”.
Con segnali contrastanti di questo genere, prevedere cosa farà Renzi è impossibile. Soprattutto perché, molto probabilmente, non lo sa ancora neppure lui. L’apertura a destra è evidente ma altrettanto evidentemente il leader di Iv procede a tentoni, cercando uno spiraglio che ancora non intravede. Non può e non vuole entrare nella maggioranza dalla porta di servizio, è però interessato a intavolare un dialogo con Fi che possa in tempi tutt’altro che fulminei portare alla creazione di una forza centrista in grado di trattare con Giorgia Meloni partendo da una posizione di forza.
Però immaginare che una simile manovra, dai contorni oggi non solo indefiniti ma anche indefinibili, possa essere conclusa in tempo per le elezioni europee, in modo che Iv possa passare una soglia di sbarramento altrimenti proibitiva, è poco realistico. È più probabile che lui e Calenda, da divorziati in casa, restino uniti per passare quella soglia. Poi, sulla base dei rapporti di forza registrati dal voto del prossimo 9 giugno, Renzi inizierà a tessere davvero il filo della trama centrista con Fi che è condizione basilare della sua strategia.