Trasferito da Busto a Pavia
Omicidio Carol Maltesi, il suo killer Davide Fontana aggredito in carcere: ferito alla testa da compagno di cella
Ferito con una penna da un altro detenuto nel cuore della notte, oggetto con cui l’ha colpito più volte alla testa. È l’aggressione subita nel carcere di Busto Arsizio (Varese) da Davide Fontana, il 44enne bancario e food blogger di Milano condannato a 30 anni di reclusione nel processo di primo grado per il brutale omicidio di Carol Maltesi, la 26enne uccisa e fatta a pezzi.
Aggressione che ha provocato alcune ecchimosi a Fontana, poi trasferito nel carcere di Padova. Trasferimento che però secondo il suo legale Stefano Paloschi, “non è collegato a questo episodio”, ha riferito all’agenzia Agi. “Fontana è da sempre preso di mira in carcere per il tipo di reato per il quale è stato condannato – aggiunge il difensore -. Sono le logiche del carcere mentre è bene sottolineare che con l’aggressione non c’entrano nulla le motivazioni della sentenza di condanna pronunciata dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio e oggetto di polemiche su alcuni media”.
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Il riferimento è alla condanna a 30 anni, con i giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio che avevano escluso le aggravanti della premeditazione, crudeltà e motivi abietti e futili condannando così Fontana a 30 anni di reclusione e non all’ergastolo, come era stato chiesto dall’accusa. Motivazioni che, una volta depositate, hanno fatto discutere: secondo i giudici “Fontana si è reso conto che la giovane e disinibita Carol Maltesi si era in qualche misura servita di lui per meglio cercare i propri interessi personali e professionali, e ciò ha scatenato l’azione omicida”. E ciò, insieme alla “consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte”, ne aveva scatenato la furia omicida.
Giuseppe Fazio, presidente della Corte d’Assise, si era poi difeso dopo le polemiche innescate da quelle motivazioni. “Sono convinto di non aver mancato di rispetto a nessuno. E non sarebbe stato diverso se la ragazza avesse fatto la suora anziché l’attrice. Se non si capisce ciò che abbiamo scritto, è senz’altro un problema mio. Ma anche chi legittimamente critica le motivazioni dovrebbe prima leggerle nella loro concatenazione su concetti giuridici che hanno significato diverso rispetto alla Treccani”, aveva spiegato in una intervista al Corriere della Sera
Quanto all’aggressione in cella, è stato lo stesso Fontana a dare l’allarme nel cuore della notte. Stava dormendo quando un suo compagno di cella lo ha aggredito a colpi di penna, col tempestivo intervento della polizia penitenziaria che hanno portato il 44enne in infermeria.
Il suo legale aggiunge quindi che del trasferimento nel carcere di Pavia “ne avevo già parlato tempo fa col pm e sapevamo che, terminato il dibattimento, sarebbe avvenuto. A Busto Fontana ha ricevuto diverse minacce e quando si muoveva lui, anche solo per andare in bagno, si evitava che venisse a contatto con gli altri reclusi per evitare problemi”.
Carol lavorava come commessa in un negozio di profumi, poi si era avvicinata al mondo del porno a pagamento attraverso il sito ‘Onlyfans‘ col nome ‘Charlotte Angie’. Dopo l’arresto Fontana confessò di aver ucciso la ragazza colpendola alla testa con un martello e tagliandole la gola mentre giravano un filmino hard nella sua casa di Rescaldina (Milano). Fontana dopo aver smembrato il corpo della vittima e aver tentato invano anche di dargli fuoco in un braciere, tenne i resti in un freezer a pozzetto acquistato su Amazon per alcuni giorni, per poi abbandonare i resti tra le montagne di Borno (Brescia) dove sono stati ritrovati in quattro sacchi di plastica nel marzo del 2022.
Per più di due mesi dal telefonino della ragazza Fontana aveva risposto ai messaggi “nel tentativo di far credere che fosse viva” ad amici e familiari. Agli altri attori e agli amici che la cercavano aveva raccontato che “voleva cambiare vita, lasciare il mondo del porno”. Tutte bugie ripetute fino all’interrogatorio della confessione. Una perizia psichiatrica ha accertato che era capace di intendere e di volere, “lucido e sano di mente”.