Altro che l’ottimistica ricostruzione dei fatti fornita in mattina dal ministro Raffaele Fitto, impegnato nell’arduo tentativo di salvare “capra e cavoli” all’esecutivo Meloni sulla questione del Pnrr e sulla revisione dei progetti presentati all’Unione Europa.
Se per il ministro degli Affari europei la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza decisa la scorsa settimana, con modifiche apportate a progetti per 16 miliardi di euro, compresi quelli su gestione del rischio alluvione e per la riduzione del dissesto idrogeologico, non vuole dire che le nove misure “non saranno oggetto di definanziamento”, anzi “andranno avanti regolarmente”, per il Servizio studi del Parlamento le cose vanno diversamente.
L’Upb nella sua relazione sul monitoraggio dell’attuazione del Pnrr fa a pezzi la ricostruzione fornita nell’Aula della Camera, in occasione delle comunicazioni del governo, da Fitto. “Si sottolinea – scrive il Servizio studi – come il Rapporto” del governo “non specifichi quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal Pnrr”.
Insomma, la sintesi è che il Servio studi dopo aver esaminato le carte avverte che non si sa dove e in che modo si prenderanno i soldi per rifinanziare i progetti cancellati dal Pnrr. Il rischio che filtra dalla relazione dell’Upb è che con lo stralcio delle opere deciso dall’esecutivo, e senza un piano di rifinanziamento, queste potrebbero non essere più realizzate. Anche perché al momento mancano le decisive coperture economiche: il Servizio studi sottolinea infatti che “tale determinazione appare fondamentale al fine di verificare che le fonti alternative di finanziamento dispongano di una adeguata dotazione di competenza e di cassa nell’ambito del bilancio dello Stato”.
I tagli, o come li definisce Fitto “definanziamenti”, comprenderanno interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (6 miliardi di euro), interventi per la rigenerazione urbana (3,3 miliardi di euro), piani integrati (2,49 miliardi), misure per la gestione del rischio alluvione e per la riduzione del dissesto idrogeologico (1,2 miliardi), utilizzo dell’idrogeno per la riqualificazione dell’Ilva di Taranto (1 miliardo), potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità per le aree interne (724 milioni), promozione degli impianti energetici innovativi (675 milioni), valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni), tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano (110 milioni).
I fondi più colpiti dallo “spostamento” sono dunque quelli per il dissesto idrogeologico, il tutto mentre il Mezzogiorno è alle prese con gli effetti brutali degli incendi, il Nord con i disastri provocati da tempeste-lampo e nel maggio scorso l’Emilia Romagna era stata travolta da una drammatica alluvione.
Non è un caso che sulla questione è arrivato l’affondo durissimo della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein. La leader Dem tira in ballo la presidente del Consiglio, ricordando come esistono “due diverse Meloni: una che solo qualche giorno fa ha fatto un video per preannunciare la necessità di un grande piano di prevenzione idrogeologico, l’altra che guida un governo che ha appena scelto di tagliare risorse destinate esattamente a questo scopo! Chi volete prendere in giro?”.
Il riferimento è appunto all’emergenza climatica che sta colpendo con evidente forza il Paese in questi mesi, dal Mezzogiorno devastato dagli incendi e il Nord flagellato da nubifragi e grandinate. Schlein ricorda come l’esecutivo “con un tempismo al contrario incredibile sceglie di cancellare quasi 16 miliardi di euro in progetti del Pnrr che sarebbero serviti proprio a fronteggiare il dissesto idrogeologico, a mettere in sicurezza il territorio, a fare prevenzione rispetto ai rischi legati ad eventi metereologici estremi che sono sempre più frequenti e intensi perché sì, se ascoltaste la scienza anziché evitarla, sapreste che sono proprio l’effetto dei cambiamenti climatici causati dalle attività umane sul pianeta”.
Schlein che sferra poi l’attacco più pesante al governo, con i banchi della destra che rumoreggiano: “Il negazionismo climatico fa parte della vostra cultura. E non ce ne facciamo niente delle lacrime da coccodrillo del ministro Pichetto Fratin davanti a chi soffre di ecoansia lo stesso giorno in cui permette a lei, ministro Fitto, di cancellare 14 miliardi di progetti per l’adattamento all’emergenza climatica”.