Lo studio
Ecco perché il decreto Cutro va abrogato: non esiste il pull factor
Uno studio internazionale esclude che le Ong in mare attirino i migranti. E la Guardia Costiera l’altro giorno ha chiesto a una Ong di violare la legge
Editoriali - di Piero Sansonetti
Ci sono due nuovi elementi che spingono alla cancellazione urgente delle norme del decreto Cutro, e cioè di quella misura paradossale varata dal governo dopo il disastro calabrese (con oltre cento morti) che stabiliva che per ridurre il numero delle vittime dei naufragi la cosa migliore da fare è rendere più difficili i soccorsi.
Il decreto Cutro si fondava sull’ipotesi che la presenza di una buona rete di soccorsi nel Mediterraneo – pubblici o privati – produca una forza di attrazione per le persone in fuga dalla povertà e dalla guerra in Africa e in Asia (il gergo: pull factor). E dunque, riducendo i soccorsi si riducano le partenze. E per la legge dei grandi numeri, meno partenze, meno morti.
Sulla base di questa idea (escogitata, credo, da Salvini in persona e sposata da Meloni) si sono stabilite una serie di norme per mettere fuorigioco le Ong. In particolare la norma che permette di assegnare loro porti di attracco molto lontani dal punto di soccorso (costringendo le navi delle Ong a perdere tempo e soldi, e i profughi a subire ulteriori sofferenze) e la norma che – in violazione palese della legalità internazionale – proibisce ai soccorritori di effettuare più di un soccorso alla volta.
Per capirci, se hai soccorso un gruppo di naufraghi e li stai portando a terra e incontri un altro gruppo di naufraghi, la legge italiana ti impone di lasciar affogare il secondo gruppo. Bene, i due elementi nuovi che inducono a cancellare quel decereto (diventato nel frattempo legge) vengono uno dall’estero e uno dall’Italia. Il primo è uno studio serissimo, realizzato da docenti universitari in Germania (università di Potsdam) e negli Stati Uniti (Harvard) e pubblicato da “Nature” che è una delle quattro- cinque riviste più prestigiose al mondo. Questo studio stabilisce che il “pull factor” elaborato da Salvini non esiste. Lo studio è stato realizzato esaminando e incrociando tutti i dati forniti da “Frontex” (l’agenzia europea per la difesa dei confini) e dalle guardie costiere italiana, libica e tunisina.
Il risultato della ricerca eseguita con metodi scientifici dice che la presenza più o meno robusta di soccorsi non cambia l’intensità delle partenze, che invece dipendono esclusivamente dalla condizione economica dei paesi di partenza, delle crisi alimentari o climatiche, dalle guerre, e aumentano se aumentano i respingimenti. Sì, proprio così: più i libici si accaniscono nei respingimenti e nelle violenze, più il numero dei profughi aumenta.
Il secondo elemento che smonta il decreto viene dall’Italia. Nella sola giornata di giovedì la nave della Ong “Open Arms” ha compiuto dieci salvataggi in poche ore. Violando le norme del decreto Cutro e dunque compiendo nove atti illegali per i quali potrebbe essere chiamata a rispondere civilmente e penalmente. Però c’è un dettaglio. La nave di “Open Arms” si è mossa su richiesta della Guardia Costiera italiana. Cioè di una autorità militare. La quale ha commesso forse il reato di istigazione a delinquere. Perché una autorità militare ha realizzato questo strappo alla legge? Perché l’autorità è composta da esseri umani. E alcuni, o tutti, questi esseri umani, hanno la testa sulle spalle. Ragionano. E dunque consapevolmente sfidano una legge folle.
A questo punto il governo ha due strade: la più logica, cancellare subito le norme del decreto Cutro, con un altro decreto, effettivamente urgentissimo, che prende atto delle novità. La strada illogica sarebbe quella di mantenere il decerto, per ragioni puramente ideologiche o di propaganda. Ma in questo caso il governo si assumerebbe la responsabilità diretta ed evidente di provocare molti morti.