Decreto omnibus lunedì in CdM
Salvini cancella il tetto dei 240mila euro agli stipendi per il Ponte sullo Stretto: il favore del governo Meloni ai “soliti noti”
Politica - di Redazione
Da una parte si affossa il reddito di cittadinanza e il salario minimo, dall’altra si ridà il via libera agli “stipendi d’oro”, cancellando il tetto dei 240mila euro lordi per lo stipendio annuo dei manager pubblici della società che gestisce il Ponte sullo stretto, limite che era stato fissato dal governo Renzi.
È il doppio volto dell’esecutivo di Giorgia Meloni ma soprattutto è la chiara ossessione del vicepremier e ministro dei Trasporti e Infrastrutture Matteo Salvini, col leader della Lega che sul Ponte sullo Stretto si gioca tutto o quasi.
Così nell’ultima bozza disponibile del decreto omnibus ‘Asset e investimenti’, provvedimento atteso lunedì in Consiglio dei ministri, l’articolo 15 vede al suo interno la parolina magica, ovvero la non applicazione nei confronti dei manager della società di alcuni commi del decreto legislativo del 2016 che prevedono il limite di 240 mila euro dei compensi massimi per amministratori, i titolari e componenti degli organi di controllo, i dirigenti e i dipendenti.
Il Ponte è una sfida chiave per Salvini: il segretario del Carroccio tra i primi provvedimenti da ministro aveva riportato in vita dalla liquidazione la società concessionaria incaricata di realizzare l’infrastruttura, destinata a “morire” con la scelta del governo Monti nel 2013.
Una mossa, quella del governo di piazzare nell’ennesimo decreto omnibus la cancellazione del tetto agli stipendi da 240mila euro per il personale della società Stretto di Messina, che fa insorgere l’opposizione.
“Indecenti”, interviene la segretaria del Pd Elly Schlein, “dicono che i salari non si fanno per legge. Eppure fanno leggi per togliere il tetto massimo ai salari sopra i 240mila euro mentre affossano il tetto minimo che chiediamo per non scendere sotto i 9 euro all’ora”. Critiche anche dai 5 Stelle con il vicecapogruppo alla Camera Agostino Santillo, coordinatore del comitato Infrastrutture del Movimento: “La volontà di Meloni e Salvini di concedere una deroga al tetto degli stipendi per i vertici della società “Stretto di Messina Spa” è scandalosa. Lo scenario è il seguente: reddito di cittadinanza no, aiuti alle famiglie contro il caro-vita no, sostegni contro il caro-mutui nemmeno, interventi per attenuare il costo della benzina neanche a parlarne. Questa destra gli unici favori li fa ai soliti noti e a chi ha già. Uno scempio, messo in piedi sulla pelle dei cittadini e con i loro soldi”.
Contraria alle mosse del governo anche Italia Viva, che tramite Maria Elena Boschi rivendica il lavoro dell’esecutivo Renzi di porre un tetto allo stipendio dei manager pubblici: “Con Meloni e Salvini invece salta il tetto, a cominciare dai manager della società del Ponte. Con i problemi che ha il trasporto pubblico la priorità è aumentare questi stipendi? Noi voteremo contro”.
Travolti dalle polemiche, dalla Società Stretto di Messina si mettono le mani avanti sul provvedimento voluto da Salvini. All’Ansa il l’amministratore delegato Pietro Ciucci sottolinea infatti che la norma di deroga al tetto degli stipendi “riguarda l’assunzione di dipendenti, ovvero ingegneri ed esperti con le massime competenze, da parte della Società e non è rivolta al Presidente e all’Ad e in generale al Consiglio di Amministrazione“. La società, ha aggiunto Ciucci, assumerà 100 risorse da Anas e Rfi aziende per le quali il tetto non è previsto.