Il portavoce di Rocca in Lazio
Strage di Bologna, polemiche per l’ex Terza Posizione De Angelis: “Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano. Istituzioni mentono”
Politica - di Carmine Di Niro
Un post tacciato di “revisionismo” sulla strage di Bologna, poi una seconda uscita, sempre social, in cui si paragona a Giordano Bruno, sottolineando di esser pronto ad andare sul rogo “per aver violato il dogma”.
Il “dogma” in questione sono le sentenze definitive sulla strage di Bologna del 2 agosto, di cui si è ricordato il 43esimo anniversario solo pochi giorni fa. A fare una controstoria di quei tragici fatti è via Facebook l’ex estremista nero Marcello De Angelis, cognato dell’ex Nar Luigi Ciavardini (condannato come esecutore materiale della strage di Bologna) e oggi responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio guidata da Francesco Rocca.
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La storia di De Angelis è tutta nell’eversione nera: condannato a 5 anni e 6 mesi per associazione sovversiva e banda armata, venne arrestato a Londra trascorse sei mesi nel carcere di massima sicurezza di Brixton, nel 1989 tornò in Italia e si costituì. Uscì dal carcere nel 1992 e proseguì il suo percorso politico a destra di Alleanza Nazionale, venendo scelto come direttore de Il Secolo d’Italia, nel 2006 eletto senatore e nel 2008 deputato.
Già oggetto di polemiche dopo la scelta di Rocca di indicarlo come portavoce alla Regione, De Angelis via Facebook prende una posizione durissima sulla strage di Bologna, riaccendendo le polemiche dopo la scelta della premier Giorgia Meloni di non partecipare alle commemorazioni e di non citare la matrice neofascista dietro l’eccidio.
Secondo De Angelis infatti quanto accertato dalle sentenze è falso, bugie che avrebbe ripetuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Il 2 agosto è un giorno molto difficile per chiunque conosca la verità e ami la giustizia, che ogni anno vengono conculcate persino dalle massime autorità dello Stato (e mi assumo fieramente la responsabilità di quanto ho scritto e sono pronto ad affrontarne le conseguenze). La differenza tra una persona d’onore e uno che non vale niente è il rifiuto di aderire a versioni di comodo quando invece si conosce la verità. E accettare la bugia perché così si può vivere più comodi”, scrive l’ex membro di Terza Posizione.
Per De Angelis Fioravanti, Mambro e Ciavardin non c’entrano nulla con la strage di Bologna. “Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e cariche istituzionali – prosegue De Angelis -. E se io dico la verità, loro – ahimè – mentono. Ma come i martiri cristiani io non accetterò mai di rinnegare la verità per salvarmi dai leoni. Posso dimostrare a chiunque abbia un’intelligenza media e un minimo di onestà intellettuale che Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano nulla con la strage”.
Il portavoce di Rocca, che è rimasto silente dopo le parole al veleno del suo ‘uomo della comunicazione’, dice che indicare chi è il responsabile della strage “non spetta a me, anche se ritengo di avere le idee chiarissime in merito nonché su chi, da più di 40 anni, sia responsabile dei depistaggi. Mi limito a dire che chi – conclude lanciando altre accuse -, ogni anno e con toni da crociata, grida al sacrilegio se qualcuno chiede approfondimenti sulla questione ha sicuramente qualcosa da nascondere. A me, con questo ignobile castello di menzogne, hanno tolto la serenità, gli affetti e una parte fondamentale della vita. Non riusciranno a farmi rinunciare a proclamare la verità. Costi quel che costi…”.
Di fronte alle reazioni durissime arrivate in particolare dal Partito Democratico e da Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione parenti delle vittime del Due Agosto, con un coro di richieste di dimissioni, De Angelis non fa alcuna marcia indietro e con un secondo post notturno rilancia le accuse.
“Come ogni libero cittadino di questa Nazione, ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare. E certo, non lo nego, animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto, vittima di uno degli accertati depistaggi orditi per impedire l’accertamento della verità, con l’utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo. E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio. Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso”, il secondo post di De Angelis con tanto di ardito paragone.
Tirato in ballo dalle opposizioni, il governatore Rocca affida ad una nota il suo pensiero, in cui ricorda che, vista la sua professione di avvocato, bisogna partire dal fatto che “le sentenze si rispettano”. Rispetto che “non esime dalla capacità e volontà di ricerca continua della verità, specialmente su una stagione torbida dove gli interessi di servizi segreti, apparati deviati e mafia si sono incontrati”.
Quanto a De Angelis, che lavora con Rocca dai tempi della Croce Rossa, sottolinea: “Ha parlato a titolo personale, mosso da una storia familiare che lo ha segnato profondamente e nella quale ha perso affetti importanti. Si è espresso sulla sua pagina Facebook da privato cittadino e non nella sua carica istituzionale”.
Quanto alla richiesta di dimissioni, Rocca sottolinea che De Angelis “è responsabile della Comunicazione istituzionale della Regione: un ruolo tecnico per il quale è stato scelto vista la sua pluriennale esperienza professionale e che non ha nulla a che fare con l’indirizzo politico dell’Istituzione che mi onoro di rappresentare. Essendo il dialogo il faro del mio operato, valuterò con attenzione nei prossimi giorni il da farsi, solo dopo averlo incontrato”