Il cdm
Decreto omnibus, dal ponte sullo Stretto agli stipendi per i manager cosa contiene il provvedimento varato dal cdm
Politica - di David Romoli
C’è di tutto ma soprattutto ci sono i taxi. L’ultimo Cdm prima della pausa estiva sforna provvedimenti come una stampatrice impazzita e nel tritacarne delle polemiche finirà soprattutto l’innalzamento della soglia per i compensi legati al Ponte di Messina. Non andranno al cda, questo è l’escamotage studiato per sottrarsi alle critiche: rimpingueranno solo i professionisti che, dovessero accontentarsi di 240mila euro, sdegnerebbero l’offerta per dedicarsi a più redditizie imprese. La giustificazione non è nuova, è stata accampata infinite volte per spiegare le cifre da capogiro dei manager pubblici e non si può dire che i risultati siano stati poi proporzionati allo sforzo economico. La mossa di oggi del governo è in realtà pericolosissima: una volta aperta la porta finirà inevitabilmente per allargarsi. Oggi il Ponte è la priorità assoluta perché Salvini ci si gioca per intero la reputazione ma domani altre urgenze saranno altrettanto impellenti e l’esito, purtroppo, è già noto.
L’opposizione ha già aperto il fuoco da giorni, da quando la norma “alzacompensi” è spuntata nel testo del decreto omnibus, ben 34 articoli a spettro amplissimo, dalla lotta al granchio blu, che si porterà via quasi 3 mld, alla proroga della cassa integrazione Alitalia fino a ottobre, dal caro voli alla penuria di taxi senza dimenticare, per fortuna, il contrasto agli incendi.
Se i compensi senza tetto sono destinati a finire nel mirino più di tutto il resto, la norma veramente nevralgica è quella sui taxi. Nei Comuni capoluogo di regione, in quelli sede di aeroporto internazionale e nelle città metropolitane le licenze dovrebbero essere aumentate del 20%. Le licenze avranno un termine di 12 mesi rinnovabile sino a 24 mesi e non oltre. Gli eletti dovrebbero essere selezionati tramite concorso internazionale limitato a vetture non inquinanti. Per il governo è una sfida di portata molto più vasta di quanto non appaia. La destra ha sempre puntato sul sostenere le varie corporazioni, dai tassisti agli stabilimenti balneari, e ha in questo modo ampliato di molto il bacino elettorale. Ora però quella politica si scontra con servizi largamente inefficienti che mettono a rischio il consenso stesso, se non nelle corporazioni tra gli utenti esasperati. Insomma a Meloni si chiede una nuova sterzata e chissà se avrà il coraggio di provarci.
Ma accanto all’omnibus figurerà anche un intervento sulla giustizia non meno importante. Certo l’aumento delle pene per i piromani, così come l’introduzione della possibilità di indirizzare l’8 per mille ai centri di recupero per tossicodipendenze e affini. Poi ci sono le questioni delicate. La ridefinizione dei criteri della criminalità organizzata, per aggirare la sentenza di cassazione che impedisce di considerare associati a organizzazioni criminali e disporre dei conseguenti strumenti interrogativi chi delle associazioni suddette non fa parte. La soluzione? Allargare le fattispecie di reato per i quali possono essere disposte le intercettazioni. Per un governo che aveva promesso l’esatto opposto non c’è male.