Ennesimo naufragio
Europa assassina, oltre 40 migranti lasciati morire davanti alla Sicilia
Cronaca - di Angela Nocioni
Naufragio al largo di Lampedusa, morte 41 persone. C’erano anche tre bambini tra i migranti scomparsi nelle onde alte più di tre metri. Quattro soli sopravvissuti: due ragazzi e una ragazza minorenni non accompagnati e un adulto. Soccorsi dopo cinque giorni da una motonave di passaggio e poi trasbordati su un mezzo veloce della Guardia costiera italiana.
Di quest’ennesimo naufragio sappiamo qualcosa soltanto perché loro quattro sono stati ripescati prima di annegare. Altrimenti la notizia della tragedia non ci sarebbe mai stata, ingoiata dalle onde come chissà quanti naufragi fantasma da quando il decreto Piantedosi, in vigore dal 3 gennaio scorso, ha cacciato le navi di soccorso delle ong dal Mediterraneo, le uniche che, soccorrendo i naufraghi possono salvare vite e raccontare quel che accade, in assenza d’altri. Fino al 7 agosto in zona c’era la nave Geo Barents di Medici senza frontiere che però, dopo aver tirato su dalle onde 49 persone, pur avendo a bordo abbondante spazio a disposizione, non è potuta restare a monitorare quello specchio di mare in tempesta perché il governo Meloni impone alle imbarcazioni delle ong di filare in porto senza poter fare due salvataggi di fila. Pena multe salatissime e blocco della nave in porto con divieto a salpare. Il Viminale ha assegnato come porto di sbarco alla Geo Barents il porto di La Spezia, costringendola quindi a navigare per giorni e giorni fino a un porto che, con ogni evidenza, non è quello che il buon senso suggerirebbe di assegnare a una nave con 49 naufraghi a bordo soccorsi nel canale di Sicilia. Ma il governo Meloni la sua battaglia contro le persone che tentano di arrivare in Italia la combatte così. I migranti morti in quest’ultimo naufragio erano su un barchino di alluminio sovraccarico identico a quelli che da mesi arrivano da quelle coste. Per cinque giorni sono stati alla deriva senza motore. Nessuno li ha soccorsi.
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Non è colpa né del maltempo, né dell’assenza del motore. E’ colpa nostra. Quei tre metri d’onda erano un fenomeno meteo prevedibile e previsto: il maltempo che negli ultimi sette giorni ha spazzato il Mediterraneo era largamente annunciato. Facile immaginare che con quelle condizioni meteomarine sarebbero stati in gravissimo rischio naufragio i migranti in partenza dalla Tunisia. Quegli scafi sono fatti in serie, sono tutti uguali, sono mesi che i barchini in arrivo dalle coste della Tunisia sono tutti identici e sappiamo tutto della loro quasi nulla tenuta del mare, della loro facilità a capovolgersi con onde di poche decine di centimetri. Non andare lì ad aspettarli con quelle previsioni meteo è voltarsi dall’altra parte sapendo che molto probabilmente molte persone moriranno. La probabilità di naufragio di quei barchini era altissima. Lo sa qualsiasi persona abbia visto le previsioni del tempo in mare nel Mediterraneo da dieci giorni a questa parte.
I migranti sono partiti da Sfax giovedì mattina e dopo sette ore di navigazione sono rimasti alla deriva. I racconti sono frammentari, due dei sopravvissuti dicono invece che hanno navigato per più di un giorno e una notte. Un’onda ha finito per capovolgere la barca. Di oltre 40 persone solo 15 avevano i salvagente ma sono annegate lo stesso. Soltanto martedì verso le 14 un aereo di Frontex, l’agenzia europea che pattuglia il mare dal cielo con compiti di polizia, li ha visti, fotografati e ha inviato l’immagine a tutte le centrali di soccorso, inclusa la sala della Guardia costiera italiana.
La Guardia libica – costituita da trafficanti libici che mai si muovono a soccorrere qualcuno, di solito nemmeno rispondono al telefono e non hanno neanche un ufficio e questo lo sa tutto il Mediterraneo e non lo ignorano certo i militari della Guardia costiera italiana – avvisata dalla sala coordinamento della Guardia costiera di Roma, non s’è mossa neanche stavolta. Tra quel momento e quando sono stati soccorsi, i naufraghi sono tutti morti tranne i tre ragazzi e l’uomo ripescati dopo giorni e a distanza dal luogo in cui il barchino s’è capovolto. «Ci siamo aggrappati alle camere d’aria, lo hanno fatto anche tanti altri dopo che siamo finiti in mare a causa di una violentissima onda. Con il passare del tempo, forse ore, abbiamo visto i nostri compagni di viaggio prima allontanarsi, trasportati dalle forti correnti, e poi sparire. Alcuni li abbiamo visti morire tra le onde» è una delle testimonianze. «Abbiamo visto una barca di ferro vuota e l’abbiamo raggiunta. Eravamo in dieci».
Ignazio Schintu, vice segretario generale della Croce rossa italiana dice: «Sono provati e credo che abbiano anche dei timori a parlare. Raccontano che quando sono caduti in mare erano insieme e via via si sono dispersi. Dicono di aver visto una barca in lontananza, senza motore, abbandonata, da allora sono rimasti aggrappati alla barca e così si sono salvati. Hanno detto di essersi salvati utilizzando dei salvagenti ricavati con delle camere d’aria. Il racconto però non è molto chiaro». Tra i soccorritori c’è chi si chiede se i ricordi siano esatti, stupito, sembrerebbe, delle condizioni dei sopravvissuti dopo giorni in acqua senza cibo.
«Senza i quattro sopravvissuti non avremmo mai saputo nulla. Mi chiedo sempre quanti siano i naufragi senza superstiti, le vite umane che non hanno trovato posto nemmeno nelle statistiche dei morti. Mi chiedo sempre quante di queste vite inghiottite dal mare avrebbero potuto salvarsi senza l’accanimento contro le navi delle Ong» dice l’ex sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini. «Non mi venite a raccontare: l’Europa, l’Europa… Ci sono responsabilità ben precise a Roma dove hanno deciso di ostacolare dichiaratamente le operazioni di soccorso delle ong. Il 7 agosto, Geo Barents dopo aver effettuato un soccorso è stata spedita dal Viminale a La Spezia, dove non è ancora arrivata, con soli 49 migranti a bordo, facendola così allontanare, per diversi giorni, dal Mediterraneo centrale. Ma le barche continuano lo stesso a partire, ad arrivare o a naufragare. E la vita di tante persone, anche tanti bambini, viene quotidianamente inghiottita dal mare. Ma per quanto tempo dobbiamo rimanere spettatori di questa acclarata barbarie?».