Il caso
Minore afghano respinto, Viminale e Farnesina condannati dal tribunale di Roma
News - di Redazione Web
Il ministero dell’Interno e quello degli Affari esteri sono stati condannati dal tribunale di Roma a “consentire l’immediato ingresso nel territorio italiano” di un 17enne afgano che lo scorso 16 marzo 2023 era stato respinto alla frontiera di Brindisi con una “riammissione informale” verso la Grecia, negandogli così l’accesso alla procedura di riconoscimento protezione internazionale. Viminale e Farnesina dovranno pagare anche le spese di lite. Il diciasettenne sarebbe stato “trattenuto dentro una cabina” di un traghetto e poi “trasferito in altro luogo e consegnato alla custodia degli agenti di un Paese straniero”. Il giudice Lilla De Nuccio della sezione Diritti della persona e Immigrazione ha quindi stabilito il diritto dell’allora 17enne a “presentare domanda di protezione internazionale in Italia”. Per il giudice gli accordi bilaterali sono illegittimi perché non possono “introdurre modifiche o derogare alle leggi italiane o alle norme di derivazione europea o internazionale vigenti nell’ordinamento italiano” concludendo le associazioni che hanno assistito il minore che “la prassi delle riammissioni informali attuata in base a tale accordo viola diverse norme di legge”.
“Il riaccompagnamento alla frontiera determina una inevitabile e profonda incisione della sfera giuridica e della libertà della persona interessata – si legge nell’ordinanza – restrizione chiaramente avvenuta nel caso di specie, in cui il ricorrente è stato fermato, trattenuto dentro una cabina del traghetto, trasferito in altro luogo e consegnato alla custodia degli agenti di un Paese straniero, senza possibilità di sottrarsi alla procedura”. Il Tribunale sottolinea come lo Stato italiano non abbia “verificato la condizione specifica del ricorrente” e inoltre “non ha dunque accertato le conseguenze che questi avrebbe subito a seguito della riammissione”. Il ricorso a tutela del 17enne è frutto di un’azione di collaborazione tra le organizzazioni Asgi, No Name Kitchen, Lungo La Rotta Balcanica (aderenti al Network Porti adriatici) e Equal Rights Beyond Borders che da anni denunciano e monitorano le violazioni dei diritti umani sul fronte dei porti adriatici. Per l’associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione quel che rende “rilevante questa decisione è anche il fatto che riguarda una riammissione dalla frontiera marittima, evidenziando quanto continua ad accadere ai porti adriatici, le riammissioni di richiedenti asilo e minori soli, in continuità con le prassi per le quali l’Italia è già stata condannata nel 2014 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (sentenza Sharifi), come Asgi e il Network dei Porti Adriatici denunciano da anni. La decisione del Tribunale di Roma, così quanto emerso anche da una recente indagine di Lighthouse Reports, confermano pertanto la necessità di mantenere aperta la procedura di supervisione sull’attuazione della sentenza Sharifi.Asgi ritiene fondamentale che le istituzioni italiane emanino specifiche direttive rivolte agli organi della Pubblica Amministrazione ed alla Polizia di Frontiera affinché – concludono- le prassi delle riammissioni informali a tutte le frontiere italiane cessino immediatamente”.
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