La rubrica
Quando la politica viene sostituita dalla propaganda
La nuova rubrica Sottosopra: l’attuale mondo rovesciato e la necessità, urgente e inderogabile, di (ri)mettere le cose dritte sui piedi
Editoriali - di Mario Capanna
La propaganda è in democrazia ciò che il randello è in uno Stato totalitario.
(N. Chomsky)
La politica non c’è più. Intesa come idea alta che si occupa della polis, dunque degli interessi reali dei cittadini, e progetta il futuro a misura d’uomo, è devitalizzata. Resa esangue dalla propaganda. Che è una merce fra le altre, ma la più importante. La propaganda rifugge dalla verità: le basta la verosimiglianza. Così, per esempio: il governo di destra mette in riga i poveri, cassando il reddito di cittadinanza, e dà l’idea di frenare i ricchi con la tassa sugli extraprofitti delle banche. Il che consente alla propaganda di dire: noi siamo equanimi… Si sorvola sul fatto che il prelievo, che doveva essere di circa 9 miliardi, si è ridotto a poco più di 1. L’iniziativa, giusta, si è risolta in un buffetto.
La politica latita – e si è trasformata in politika – da quando si è arresa all’economia e, soprattutto, alla finanza. Segue – e-segue – i loro diktat. Dunque ha sempre più bisogno della propaganda, per nascondere il proprio ruolo ancillare, e far credere che mantiene la sua funzione decisionale. La propaganda è oggi onnipervasiva, non paragonabile al demagogo dell’antica Grecia. La democrazia è ridotta a slogan, che esaltano non la partecipazione ma la delega. La parola lotta (per i diritti, la giustizia) viene espulsa dal vocabolario. Spesso sono i sondaggi a orientare le decisioni. Se emergesse che dei cittadini sono cannibali, certi “politici” prometterebbero loro missionari per cena…
Essendo una merce, la propaganda viene fabbricata (beninteso da chi ha il potere di farlo), venduta e comprata, come i telefonini, le auto, i missili. I cittadini avvertono in qualche modo l’insidia e circa la metà non va più a votare. C’è un solo antidoto: dotarsi, ciascuno di noi, del massimo spirito critico. Nella nostra coscienza possiamo essere sovrani. E autodeterminarci, anziché essere eterodiretti. Chiudendo le porte alla propaganda e aprendo le finestre alla consapevolezza di sé.