Lutto nel mondo della musica
È morto Toto Cutugno, addio a “L’italiano vero” della canzone
Cultura - di Redazione Web
Difficile possano togliergli da dosso quell’etichetta: di “italiano vero” della musica. Perché Toto Cutugno con quella canzone ha fatto la storia, con quella è letteralmente esploso, quel ritornello lo ha reso famoso ben oltre i soli confini della penisola. Un inno. Aveva 80 anni, era malato da tempo. È morto oggi pomeriggio all’ospedale San Raffaele di Milano dov’era ricoverato. La notizia è stata data all’Ansa dal suo manager Danilo Mancuso. “Dopo una lunga malattia, il cantante si era aggravato negli ultimi mesi”.
Era il 1993 quando scriveva L’Italiano, trent’anni fa. Un ritornello che ha fatto il giro del mondo, scritto in Canada, a Toronto. Dopo un concerto davanti a 3.500 persone. “A un certo punto realizzai che quei 7.000 occhi che mi guardavano erano tutti occhi di italiani. Pensai: scriverò una canzone per questa gente”, raccontò in un’intervista a Il Corriere della Sera. La scrisse nel ristorante italiano “Mamma Rosa”, voleva chiamarla Con quegli occhi di italiano, chiese a Popi Minellono di scrivere il testo. Quella canzone la offrirono ad Adriano Celentano che invece rifiutò. La portò lui stesso a Sanremo, arrivò quarta ma prima nel voto popolare.
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Da allora fu storia. Prima era stato Salvatore nato a Fosdinovo, in provincia di Massa Carrara. Padre Domenico, di Barcellona Pozzo di Gotto, sottufficiale della Marina in servizio a La Spezia. Madre Olga, toscana. Una sorella più grande, Anna, che morì a sette anni soffocata dagli gnocchi andati di traverso. Salvatore aveva cinque anni. Un fratello ammalato di meningite, un’altra sorella Rosanna, malata di cuore. Si avvicinò alla musica grazie alla passione del padre, che suonava la tromba. Cominciò con il tamburo in una banda a La Spezia dove suonava Domenico.
I primi passi li fece proprio in gruppi rock and roll come batterista, cominciò da solista e compose sigle per la televisione. Partecipò 15 volte al Festival di Sanremo, vinse una volta nel 1980 con Solo noi. È arrivato secondo sei volte, nel 1990 cantò all’Ariston con Ray Charles. È stato anche conduttore per la televisione e coach per la trasmissione “Ora o mai più”. Era amatissimo nell’Europa dell’Est. In Russia e in Ucraina, Albania, Polonia, Georgia, Azerbaigian, Kazakhstan. Dopo l’invasione da parte della Russia è stato accusato da alcuni parlamentari ucraini di essere filo-russo.
Più di trecento canzoni composte, la vittoria all’Eurofestival del 1990 a Zagabria, con Insieme 1992. Ha scritto per artisti italiani come Adriano Celentano, Fausto Leali, I Ricchi e Poveri e internazionali come Johnny Hallyday, Dalida, Miguel Bosé e Luis Miguel. Nel 2007 aveva scoperto un tumore alla prostata che si era esteso fino ai reni e per il quale era stato in cura proprio nell’Irccs milanese. A consigliargli di farsi visitare l’amico e collega Al Bano Carrisi. Si era ripreso, aveva ricominciato a fare concerti. Lascia la moglie Carla, sposata nel 1971, e il figlio Nico nato nel 1990 da un’altra relazione.
“Siamo ancora increduli, Toto”, le prime parole del Nuovo Imaie, a cui Cutugno era iscritto. “Poco più di un mese fa avevi tagliato il traguardo degli 80 anni. Tu, che hai scritto i testi delle canzoni italiane che tutti ricordano e amano cantare a tutte le latitudini del pianeta. Canzoni, che con la tua generosità hai regalato anche a colleghi come Adriano Celentano, Fausto Leali, I Ricchi e Poveri, Miguel Bosè, Johnny Halliday, Dalida e Luis Miguel (citarli tutti sarebbe un’impresa). Ti ricorderemo sempre e dentro di noi ti lasceremo cantare .. .con la chitarra in mano. Ciao Toto, si, il cielo ti attende. I tuoi colleghi e amici del Nuovo Imaie”.