La notizia è esplosa nel pomeriggio, ha fatto il giro del mondo. Prigozhin morto, forse sì forse no. L’aereo sul quale viaggiava da Mosca a San Pietroburgo precipitato, presumibilmente abbattuto. L’ex “cuoco” di Putin, capo della milizia di mercenari russi Wagner, protagonista della marcia che a fine giugno aveva fatto gridare al golpe in Russia, sparito, ricomparso appena il giorno prima della notizia che i media si sforzano neanche troppo di riportare come la “cronaca di una morte annunciata”. È avvolto nel mistero il caso dell’aereo caduto ieri pomeriggio a circa 150 chilometri a nord ovest della capitale russa.
La notizia si è diffusa all’improvviso, nel pomeriggio di mercoledì 23 agosto. Un jet Embraer Legacy 600, sigla RA-02795 è precipitato. Forse di Yevgeny Prigozhin, forse no: di certo uno dei due velivoli che il capo della Wagner utilizzava più spesso nei suoi spostamenti. A bordo dieci persone: sette passeggeri e tre membri dell’equipaggio. Poco dopo la notizia diffusa dall’agenzia russa per il trasporto aereo Rosaviatsiya che nella lista dei passeggeri dell’aeroplano c’era proprio lui, il “cuoco”. La stessa agenzia riportava che tutte le dieci persone a bordo erano morte.
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“È stata avviata un’indagine sull’incidente aereo dell’Embraer avvenuto questa notte nella regione di Tver. Secondo la lista dei passeggeri, tra loro c’è il nome e cognome di Yevgeny Prigozhin”. Altri dettagli e notizie tutte da confermare si spargevano intanto su Telegram, dai canali vicini al gruppo di mercenari Wagner. Su Grey Zone si leggeva che “il business jet Embraer Legacy 600 con numero di registrazione RA-02795, che apparteneva a Yevgeny Prigozhin, è stato abbattuto dal fuoco della difesa aerea del ministero della Difesa russo”, su Vck-Ogpu che a bordo c’era anche il numero due del fondatore della società di mercenari Wagner, Dmitri Utkin.
Non è stata dichiarata intanto l’identificazione del cadavere di Prigozhin, secondo il Fontanka i cadaveri sono stati portati in obitorio per l’autopsia. Non è chiaro come l’aereo sia precipitato. Anche in questo caso le notizie che viaggiano sui media e sui social sono tutte da confermare, da prendere con le pinze. Alcuni testimoni che si trovavano a Tver, nel luogo della caduta, hanno riferito di aver sentito due esplosioni prima dello schianto al suolo. Alcuni video hanno preso a circolare online, in alcuni tra questi si vede l’aereo che precipita e i rottami in fiamme, in altri si intravedono dei cadaveri che al momento non risultano essere stati verificati. Il Mosca Times scrive che sul posto è stato ritrovato il telefono cellulare di Prigozhin.
Grey Zone ha confermato la morte del leader. Su un altro canale Telegram si leggeva che a bordo dell’aereo si trovava anche Alexander Totmin, il capo delle operazioni della Wagner in Sudan. A San Pietroburgo la facciata della sede del gruppo è stata illuminata con una grande croce e alcuni cittadini si sono recati a portare dei fiori. Qualora le morti di Prigozhin e di Utkin dovessero essere confermate, la milizia di mercenari avrebbe perso in un colpo solo sia il suo leader politico che il suo capo militare. I mercenari accusano i “traditori”. Sui media internazionali la notizia è stata naturalmente accostata alla marcia di migliaia di mercenari interrotta a pochi chilometri da Mosca lo scorso 24 giugno: si parlò di tentato colpo di stato, Prigozhin parlò di “marcia per la libertà” per protestare contro la decisione di far confluire la milizia nell’esercito della Federazione. Da tempo erano noti i contrasti tra il “cuoco” e i vertici militari russi.
A mediare tra Putin e Prigozhin fu il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko. L’accordo trapelato per la milizia era: o unirsi all’esercito o l’esilio in Bielorussia. Il capo della Wagner fece perdere le tracce, si disse che era a Minsk, a San Pietroburgo, che aveva incontrato Putin al Cremlino. Circolarono degli audio in cui Prigozhin annunciava il suo ritorno al fronte in Ucraina, dove Wagner aveva combattuto per la Russia come aveva appoggiato tutte le principali operazioni di Mosca in aree di crisi negli ultimi anni. Il giorno prima della notizia dell’abbattimento Prigozhin era tornato ad apparire in video, da un Paese africano, dove la Wagner è massicciamente presente e attiva.
“Non abbiamo nulla a che fare con questo fatto. Tutti sanno chi ha un ruolo in quanto è accaduto”, ha commentato il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. La notizia della caduta e della presunta morte di Prigozhin è da trattare con grande cautela considerati gli alti indici di disinformazione in Russia, anche sui canali ufficiali, almeno fino alla presentazione di prove concrete. Il nome sulla lista di un jet, soprattutto se di proprietà, potrebbe non essere abbastanza per provare perfino la presenza a bordo. L’agenzia Unian riprende quello che si legge su alcuni gruppi Telegram legati al gruppo di mercenari, Chka-Ogpu. “Il segno principale per riconoscere Prigozhin è stata l’assenza di un dito, mentre per Utkin la sua altezza e i tatuaggi”. Secondo questa versione quindi i due sarebbero stati riconosciuti. Secondo quella di Fontanka, media di San Pietroburgo, i cadaveri sarebbero stati ritrovati in condizioni irriconoscibili. Sarebbe quindi necessario il test del dna per risalire all’identità dei corpi.