Il film sullo scienziato
Quando Oppenheimer andò contro la bomba atomica, altro che Stoltenberg
L’umanità è a un bivio. Stiamo con Oppenheimer o con Stoltenberg? Con la scienza o con la guerra? Con la ragione o con la forza e le divise? Con Bergoglio o con Biden?
Editoriali - di Piero Sansonetti
Gli intellettuali una volta avevano un peso notevole nel dibattito pubblico. Anche se raramente la spuntavano sulla realpolitik. Non solo, come si crede, i filosofi o gli scrittori, o i poeti, o i giornalisti, cioè gli intellettuali di cultura umanista. Anche gli scienziati. Robert Oppenheimer, al quale è dedicato un film di grande successo negli Stati Uniti che oggi arriva anche in Italia, è uno di questi. Lui ha legato la sua vita a due grandi fatti. La realizzazione della bomba atomica e l’opposizione alla bomba atomica.
La costruzione di una clamorosa arma da guerra, la più devastante della storia dell’uomo, e l’opposizione all’uso di quell’arma. Fu capace di coordinare il lavoro di moltissimi suoi colleghi, fino a realizzare una energia devastatrice sulla base di molte intuizioni di molti grandi fisici internazionali – da Enrico Fermi ad Einstein – e di non farsi travolgere dal suo successo, ma di conservare la lucidità per contestare il risultato del suo lavoro e per chiedere al Presidente degli Stati Uniti di non farne uso.
L’opposizione alla bomba atomica accomunò, negli anni, molti grandi scienziati. Oltre ad Oppenheimer ci furono Einstein, Bertrand Russell, Jean Frederic Curie e moltissimi altri. Persino il capo dell’esercito americano, Ike Eisenhower, era con loro. Nell’agosto del 1945 Henry Truman, che da pochi mesi aveva assunto la Presidenza degli Stati Uniti (per via della morte improvvisa di Roosevelt) non li ascoltò e si rese autore di uno dei più grandi crimini di guerra di tutti i tempi. Chissà se Roosevelt avrebbe fatto la stessa cosa o se avrebbe dato retta agli scienziati che lui aveva riunito e messo al lavoro. Molti degli scienziati che si opposero all’uso della atomica furono poi protagonisti del movimento pacifista internazionale.
Erano quelli che furono chiamati i partigiani della pace e che combatterono al fianco di milioni di attivisti di sinistra e cristiani. Furono accusati di essere nipotini di Stalin. Loro erano nipoti di Cristo e dell’Illuminismo. Oggi gli intellettuali sono spariti. Sul palco sale Stoltenberg, il capo della Nato, che ricorda quel generale americano, ma un po’ tedesco, del film di Kubrick, il dottor Stranamore, al quale spesso scattava inavvertitamente il braccio nel saluto fascista. L’umanità è a un bivio. Stiamo con Oppenheimer o con Stoltenberg? Con la scienza o con la guerra? Con la ragione o con la forza e le divise? Con Bergoglio o con Biden?