Nei giorni in cui si commemora la marcia per i diritti su Washington animata da Martin Luther King e il suo storico discorso passato alla storia, “I have a dream”, si consuma negli Stati Uniti una nuova strage provocata dall’odio razziale. A Jacksonville, in Florida, quattro persone afroamericane sono state uccise ieri a colpi di arma da fuoco. Perché afroamericane, perché nere. A sparare un uomo bianco, che dopo la strage si è tolto la vita.
La strage si è consumata in un negozio Dollar General. L’uomo era entrato armato nel negozio indossando vestito in abiti militari con giubbotto antiproiettile, maschera e guanti. Con se aveva un fucile d’assalto e una pistola sulla quale aveva una svastica. Prima di aprire il fuoco ha chiamato i genitori chiedendo loro di diffondere un suo manifesto razzista in cui dichiarava di odiare i “n…i e di volerli uccidere”. Gli stessi genitori avrebbero fatto scattare l’allarme alle forze dell’ordine.
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La polizia di Jacksonville ha subito identificato l’autore della sparatoria. Lo sceriffo T. K. Water ha riferito che il crimine “aveva motivazioni razziali e l’uomo odiava le persone nere”. Il colpevole aveva poco più di vent’anni e viveva con i genitori. Lo sceriffo ha definito una “disgustosa ideologia d’odio” il sentimento che animava i contenuti che sono stati ritrovati nel computer del responsabile.
Poco tempo fa il killer era stato visto nel campus della Edward Waters University, un’università frequentata prevalentemente da studenti afroamericani. “È inaccettabile”, ha detto il sindaco della città Donna Deegan alle Tv, “Una sola sparatoria è troppo, ma queste sparatorie di massa sono davvero difficili da sopportare”. Proprio ieri, 26 agosto, cadeva infatti il quinto anniversario del cosiddetto “Landind Shooting”: la sparatoria che nel 2018 si era consumata a un torneo di videogame.