Vittime di una guerra

1090 morti sul lavoro in un anno: è una carneficina, non chiamateli incidenti

Politiche aziendali al risparmio, prevenzione scarsa o inesistente, regole ignorate: nei campi, nei cantieri, nei campi, nei magazzini si continuano a immolare innocenti sull’altare del Dio profitto

Cronaca - di Marco Grimaldi - 1 Settembre 2023

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Foto Marco Alpozzi/LaPresse 31-08-2023 Brandizzo, Italia – Cronaca – tragedia ferroviaria a Brandizzo. Operai travolti da treno a Brandizzo Nella foto:  Fiori davanti alla stazione August 31, 2023 Brandizzo Italy – News – railway tragedy in Brandizzo. In the photo: Flowers in front of the station
Foto Marco Alpozzi/LaPresse 31-08-2023 Brandizzo, Italia – Cronaca – tragedia ferroviaria a Brandizzo. Operai travolti da treno a Brandizzo Nella foto: Fiori davanti alla stazione August 31, 2023 Brandizzo Italy – News – railway tragedy in Brandizzo. In the photo: Flowers in front of the station

Brandizzo. Un nuovo nome, come in guerra, per ricordare una battaglia in tempo di pace. Ieri notte nel comune alle porte di Torino, hanno perso la vita, in un colpo solo, cinque operai di una ditta di manutenzione, che stava operando sui binari della linea Torino-Milano. Travolti alle spalle e smembrati da una locomotiva che stava percorrendo quel tratto a tutta velocità. Una carneficina.

La pm Giulia Nicodemo è arrivata prima dell’alba per le prime rilevazioni. La procuratrice di Ivrea, Gabriella Viglione, informata alle prime luci del mattino, ha aperto l’inchiesta sulla strage. Nel fascicolo si ipotizzano i reati di “disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo”, tutto ancora a carico di ignoti. Sono stati sequestrati diversi documenti e già sentite molte persone. In primis i due macchinisti che erano alla guida del treno e che sono stati trasportati all’ospedale di Chivasso dopo l’impatto, anche per verificare il loro stato di salute. Sentiti dai magistrati hanno confermato di “non sapere della presenza degli operai”.

Sul tavolo diversi punti oscuri di un incidente al momento inspiegabile. La linea infatti avrebbe dovuto essere chiusa, analisi saranno effettuate anche sul convoglio che ha investito e ucciso gli operai che però era previsto passasse a quell’ora, non certo ad alta velocità. Un passaggio però non visibile sugli orari pubblici, giacché il convoglio viaggiava senza passeggeri. Da verificare anche quando avrebbero dovuto cominciare i lavori, e ovviamente quanti ne erano a conoscenza. “I lavori erano appena iniziati, ma noi come Comune non siamo quasi mai avvisati se ci sono lavori sulla linea. Io li avevo visti qualche giorno fa, in diurno, lavorare sulla linea, per mettere a posto le transenne e il verde. Quindi, presumo che siano lavori di routine. Non c’era nulla di straordinario in queste cose, presumo sia avvenuto qualcosa” nella comunicazione “tra la ditta appaltatrice dei lavori e Rfi”.

A dire queste parole subito a caldo è il sindaco di Brandizzo, Paolo Bodoni, accorso sul luogo. Nelle prossime ore si capirà di più su quali disposizioni di sicurezza dovessero osservare gli addetti della società Sigifer di Borgo Vercelli. Secondo Rfi, il cantiere poteva essere attivato soltanto dopo che il responsabile della squadra operativa del cantiere avesse ricevuto il nulla osta formale ad operare, in esito all’interruzione concessa, da parte del personale abilitato di Rete ferroviaria italiana. Secondo le Ferrovie italiane, “sotto indagine” sarebbe “il rispetto della procedura di sicurezza vigente. Infatti, questo genere di interventi di manutenzione, che nello specifico riguardavano il cosiddetto armamento (binari, traverse, massicciata), Rfi le affida anche a imprese esterne qualificate e certificate, e si eseguono come previsto in assenza di circolazione dei treni”. Insomma, Rfi si difende e attacca: “I lavori – secondo procedura – sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno”.

Ma c’è qualcosa che non torna. Ed il quadro più generale della vicenda. E i primi a dirlo sono proprio i sindacati. “Il sistema dei subappalti e degli appalti fa risparmiare le imprese, ma mette a rischio salute e vita dei lavoratori e delle lavoratrici. Politiche aziendali tese al risparmio aumentano i rischi e le vittime, determinano tragedie e compromettono la vita di persone che escono da casa per lavorare e non ci ritornano più. È un sistema che va cambiato”, tuona Giorgio Airaudo, storico sindacalista della Fiom, già deputato e oggi segretario generale Cgil Piemonte lo dice tra le righe. “La vicenda di Brandizzo riapre una ferita, fa tornare indietro nel tempo. È una triste storia che crea angoscia, ansia, dolore”. Queste parole non sono del presidente Sergio Mattarella, ieri pomeriggio presente sul luogo per deporre un mazzo di fiori in ricordo dei 5 operai. Sono di Rosaria Demasi Plati, la mamma di Giuseppe, operaio della Thyssenkrupp morto a 26 anni dopo 24 giorni di agonia.

“La vicenda Thyssen purtroppo non ha insegnato nulla.  Per qualche anno abbiamo sperato che qualcosa cambiasse, ma si tende a dimenticare. Non dimentica solo chi purtroppo c’è, chi muore e i parenti che rimangono” spiega la donna. “Purtroppo fatti come quello della Thyssen accadono ancora e ti fanno tornare indietro, a quei terribili giorni. Impossibile non pensare alle famiglie e a quello che stanno vivendo, ai lavoratori che hanno perso la vita. Uno aveva solo 22 anni, una vita spezzata”, osserva Rosaria. “Si lavora con superficialità, non c’è prevenzione, non c’è cultura della sicurezza in Italia e mai ci sarà. Si dovrebbero vergognare, la gente non può morire in questo modo, non si rendono conto del dolore che provocano alle famiglie. Abbiamo le regole, ma niente si applica. Non c’è giustizia. In questo paese che amo e a volte odio nessuno paga perché sono potenti o perché hanno i soldi o perché si comprano tutto”.

Quello che è avvenuto nella stazione di Brandizzo ieri notte per il Piemonte è la sciagura più drammatica sul lavoro, dopo quella della Thyssen, costata la vita a 7 persone. Avvenuta a meno di due anni da un altro eccidio sempre a Torino in via Genova, quando il 18 dicembre 2021 con lo schianto al suolo di una gru montata sul suolo persero la vita Filippo Falotico di 20 anni, Roberto Peretto di 52 anni e Marco Pozzetti di 54 anni. Omissioni, lacune nei controlli. E poi la manovra sbagliata da parte del pilota dell’autogru, mezzo che, tra l’altro, non era idoneo al lavoro che doveva svolgere, perché era più basso del necessario, secondo le perizie dell’accusa. Sono alcune delle conclusioni a cui è giunta la Procura di Torino al termine delle perizie di parte sulla tragedia quando una gru crollò in strada e tra i palazzi da 40 metri di altezza.

Una tragedia che ‘si poteva evitare’, se fossero stati adottate specifiche misure tecniche, i tre operai forse si sarebbero salvati. Di lavoro e sul lavoro si continua a morire in Italia: secondo le ultime rilevazioni dell’Inail nel 2022 sono state 1090 le persone che hanno perso la vita nelle fabbriche, nei cantieri, nei campi, nei magazzini, sui mezzi di trasporto. In questo anno ne sono morte tre al giorno. In molti oggi hanno detto che serve introdurre il reato di morte sul lavoro. Spero che presto ne discuteremo in Parlamento e nelle commissioni di inchiesta sulle morti sul lavoro appena insediate alla Camera e al Senato. Rimettiamo al centro le condizioni del lavoro in questo Paese, prima di tutto per fare vera prevenzione. Perché bisognerebbe iniziare a mettere nero su bianco che non si possono trattare le persone e il lavoro come una merce su cui risparmiare e fare profitto.

1 Settembre 2023

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