La strage degli operai
Chi sono i due indagati della strage di Brandizzo: i superstiti dell’incidente ferroviario salvi per un soffio
Sono un dipendente di Rfi e il capocantiere della Sigifer. Si sono salvati per un soffio. Il procuratore Vignoli: «L’evento poteva essere evitato se la procedura fosse stata eseguita regolarmente»
Cronaca - di Graziella Balestrieri
Il giorno dopo la tragedia di Brandizzo, dove cinque operai hanno perso la vita falciati da un convoglio che viaggiava a 160 km orari, ci sono i primi indagati. Ad essere iscritti nel registro dalla Procura di Ivrea sono i due superstiti: Antonio Massa, 47 anni dipendente di Rfi, che aveva la mansione di fare da scorta al cantiere e che secondo le procedure doveva impedire che gli operai iniziassero i lavori. Massa si sarebbe salvato solo perché in quel momento si trovava un poco più distante dai binari dove sono stati travolti i cinque operai.
Il nome del secondo indagato è quello di Andrea Gibin Giradin, 52 anni, capo cantiere della ditta Sigifer, che si è salvato soltanto per miracolo, riuscendo ad intravedere i fari del convoglio e spostandosi sull’altro binario e che in questo momento secondo le dichiarazioni della cognata “è sotto choc e continua a ripetere i nomi dei suoi compagni”. Come ha confermato il procuratore Gabriella Viglione “dalle prime indagini emergono gravi violazioni della procedura di sicurezza per quanto attiene al momento immediatamente antecedente all’incidente ed è in merito a questo che vengono fuori già i profili di responsabilità. Al di là di questo gli accertamenti proseguono per verificare esattamente se e quanto possa essere considerata sicura la procedura complessiva, anche quella che stava a monte di questo momento. È evidente – ha proseguito- che quanto accaduto ha reso palese che il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare adeguatamente un lavoro così delicato in una sede così pericolosa come è la sede dei binari ferroviari”.
Il procuratore Gabriella Viglione non ha dubbi “l’evento poteva essere evitato se la procedura fosse stata eseguita regolarmente. Come è emersa la situazione relativa immediatamente precedente l’incidente è possibile ipotizzare una situazione che intravveda la possibilità di dolo eventuale, perché siamo davvero con violazioni molto importanti della procedura di sicurezza. L’attuale situazione ci porta a ritenere che non ci fosse l’autorizzazione a lavorare in quel momento e questo benché ci fosse personale proposto a verificare che l’autorizzazione ovviamente dovesse esserci”.
Nel frattempo, sono stati ascoltati come persone informate sui fatti, anche i due macchinisti Marcello Pugliese 52 anni e Francesco Giuffrè 29 anni, entrambi sul convoglio che ha investito i cinque operai. Nella mattinata di ieri intanto era salita l’indignazione anche da parte dei familiari di un’altra terribile tragedia, quella della ThyssenKrupp, dove morirono undici operai, ed è proprio Rosaria Demasi Plati, la mamma di Giuseppe, operaio della Thyssen morto a 26 anni dopo 24 giorni di agonia ad usare parole forti e che non lasciano via d’uscita sulla situazione degli operai in Italia, dopo l’ennesima tragedia “si lavora con superficialità, non c’è prevenzione, non c’è cultura della sicurezza in Italia e mai ci sarà. La gente – dice Demasi- non può morire in questo modo. Ci sono le regole, ma spesso non vengono applicate e la giustizia, se arriva, spesso arriva tardi”.
E non si erano fatte attendere nemmeno le reazioni e il monito della Chiesa per le condizioni dei lavoratori in Italia, attraverso le parole di mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, che si è detto profondamente turbato dalla tragedia di Brandizzo: “prego per i familiari delle vittime, vorrei che sapessero che il vescovo e la Chiesa torinese sono con loro, soffrono con loro in queste ore così dure e mi domando come sia possibile che incidenti sul lavoro, anche così gravi, continuino a ripetersi in Italia tutti i giorni senza che la sicurezza dei cantieri dia prova di miglioramento. La dignità dell’uomo e della sua vita viene prima, viene molto prima di ogni necessità materiale od economica. Per questo auspico che la politica e le imprese reagiscano con forza e pongano le condizioni perché non si ripetano tragedie di questo tipo”. Anche Papa Francesco (in viaggio in Mongolia) ha voluto essere accanto ai lavoratori: “gli incidenti sul lavoro sono una calamità e un’ingiustizia. Avvengono sempre per mancanza di cura. I lavoratori sono sacri”.