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Orsa Amarena, l’uomo che ha sparato e ucciso: “Non vivo più, tutta la mia famiglia alla gogna”

Orsa Amarena, l’uomo che ha sparato e ucciso: “Non vivo più, tutta la mia famiglia alla gogna”

Andrea Leombruni racconta di essersi subito reso conto di aver sbagliato. Ha sparato e ucciso l’orsa Amarena, esemplare di orso marsicano, uno dei simboli del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, nella casa dove vive a San Benedetto dei Marsi la settimana scorsa. All’Ansa ha raccontato anche di essere oggetto di minacce. “Sono tre giorni che non dormo e non mangio, non vivo più, ricevo in continuazione telefonate di morte, messaggi; hanno perfino chiamato mia madre 85 enne, tutta la mia famiglia è sotto una gogna“.

Leombruni quel colpo fatale lo ha esploso nel pollaio. Il parco ci ha posizionato delle trappole con esche per acchiappare i due cuccioli dell’orsa. “È successo qui, in uno spazio piccolissimo io mi ero appostato per vedere chi fosse, mi sono trovato all’improvviso quest’orso ed ho fatto fuoco per terra, non ho mirato, il fucile aveva un solo colpo”. Ha raccontato di essersi reso subito conto di aver sbagliato appena ha esploso il colpo. Ha chiamato lui stesso i carabinieri. La pena per chi non avendone necessità uccide un animale, stabilita dall’articolo 544 bis del codice, da 4 mesi a 2 anni di reclusione. Le pene vengono comminate, ma essendo inferiori ai quattro anni non si finisce in carcere.

Le associazioni ambientaliste, anche alla luce di questo ultimo episodio di cronaca, sollecitano una stretta sulla pena alla politica. Se da una parte l’uomo ammette di aver sbagliato, dall’altra la famiglia rigetta la gogna cui Leombruni e la stessa famiglia sono sottoposti. “Non è giusta questa violenza e questo martirio che ci stanno facendo, c’è la Procura che indaga, sono loro i titolati a farlo, a giudicare, noi sicuramente saremo puniti e ripeto giustamente, ma perché dobbiamo vivere sotto scorta? Perché dobbiamo aver paura di vivere?”, ha lamentato la moglie dell’uomo all’Ansa.

Amarena aveva due cuccioli, con la madre erano stati avvistati soltanto la settimana scorsa nel centro abitato. A poca distanza curiosi filmavano e fotografavano i plantigradi a passeggio. I piccoli sono stati avvistati, hanno tra cinque e sei mesi. Secondo il Parco Nazionale si sono divisi. Carabinieri forestali e Guardiaparco li stanno cercando perché non sarebbero in grado di provvedere autonomamente al loro sostentamento. Già nei giorni scorsi sono falliti dei tentaitivi di cattura. I cuccioli dovrebbero essere poi reinseriti nei prossimi mesi in natura. Per catturarli sono state piazzate delle trappole con delle esche e delle reti a vista.

“I cuccioli sono stati avvistati – ha spiegato la capoguardia del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Michela Mastrella – e hanno ripetuto il tragitto che hanno fatto con la mamma, partendo da una zona della Rupe di Venere fino a ritornare qui a San Benedetto: stasera saremo operativi con delle squadre miste, carabinieri forestali e guardie del Pnalm, quasi certamente un veterinario e una biologa”. I cuccioli dell’orsa non possono essere colpiti da cartucce narcotizzanti perché sono troppo piccoli. Il sindaco di San Benedetto dei Marsi, Antonio Cerasani, ha emesso un’ordinanza di divieto di avvicinamento agli orsetti e alle squadre specializzate impegnate nella ricerca per dissuadere i curiosi dall’avvicinarsi agli animali e dall’interferire nelle operazioni.