L'intervista

Intervista a Pietro Castellitto: “Con “I predatori” porto in scena la Roma bene”

L'attore racconta all’Unità “I predatori”, in concorso al Lido nella sezione Orizzonti. “Porto in scena la Roma bene: il desiderio di distruggere le convenzioni per sentirsi vivi”

Cinema - di Chiara Nicoletti

6 Settembre 2023 alle 17:30

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Intervista a Pietro Castellitto: “Con “I predatori” porto in scena la Roma bene”

Dopo aver presentato la sua opera prima, I predatori, nella sezione Orizzonti alla Mostra di Venezia nel 2020, Pietro Castellitto torna al Festival, questa volta in concorso, per un film sul desiderio dei giovani di sentirsi vivi.

Come ci si sente a ritornare alla Mostra?
Molto bello ritornare a Venezia, ho tanti ricordi legati a questo posto e questo Festival, ci venivo da piccolo con mio padre, c’era ancora l’Hotel Des Bains funzionante. Sono venuto poi qui per La profezia dell’Armadillo, I Predatori, Freaks out e ha battezzato tutto quello che ho fatto. Tornarci con l’opera seconda è una grande emozione, è un cerchio che si chiude e uno che si apre.

Il direttore artistico della Mostra, Alberto Barbera, ha definito il film “Una grande bruttezza intrisa di ipocrisia e cinismo”. Che ne pensi?
Penso ci possano essere degli elementi tipo Roma sullo sfondo o alcune feste che sono stati emblematici de La Grande Bellezza e credo che l’accostamento possa essere dettato da questi motivi. Poi ci andrei cauto con certi accostamenti, è un’opera seconda che ancora non ha visto nessuno. È ambientato nella Roma bene perché è un contesto dove, come in tutti quelli agiati, c’è anche molta paralisi e il paradosso tragico è che la vita a volte si sente meglio in guerra. Enea è un film sul desiderio di sentirsi vivi, la storia di due ragazzi, Enea e Valentino che per sentire la vita si inventano una guerra.

In Enea convivono sentimenti contrapposti, da una parte potenza, potere, avidità, dall’altra amicizia, fratellanza, amore.
Ne Il Padrino c’è la scena in cui il capitalista va a parlare con Corleone (Al Pacino) e gli dice “siamo due facce della stessa ipocrisia”. Potere e potenza sono accomunati dallo stesso desiderio di fondo: il potere riesce a mettersi la maschera della legalità, la potenza invece fuoriesce e diventa subito evidente. Il desiderio di fondo spesso è molto simile. È importante capire che il valore delle persone non è legato a quello che professano ma dal percorso che c’è dietro, da come ci sono arrivati a pensare e credere quelle cose. Basterebbe dire quelle cose che nel 2023 sono considerate giuste per essere persone degne ma la realtà quotidiana ci insegna che non è così. Tanti sono un manuale di correttezza e poi ti accorgi che invece sarebbero capaci di vendere la propria madre ai beduini, come diceva Woody Allen e che se fossero nati in altre epoche avrebbero indossato altre divise a seconda di dove sta il potere.

Una famiglia esasperata, quella di Enea o una come ce ne sono tante?
Ci tengo a dire che la famiglia di Enea è molto umana, un’umanità che emerge anche nella scena del Natale che mostra la genealogia familiare di Enea. È l’Italia vera, non il solito sillogismo sulla borghesia. È molto più romantica la questione, è legata all’epoca di oggi, dove il futuro dei giovani è troppo certo. È la generazione passata che dice che invece è incerto. Magari lo fosse. Se il futuro è misterioso, diventa potenzialmente il luogo che può essere all’altezza delle tue ambizioni, quando invece è certo, cresci in un sistema di valori molto preciso che è così rigido da non farti sentire vivo. A un certo punto sentirai il bisogno di distruggerlo.

Già per I Predatori, tuo padre Sergio voleva una parte, questa volta hai ceduto.
Ho fatto di tutto per non dargli la parte però poi alla fine mi sono reso conto che era predestinato a interpretare mio padre nel film. È stato molto bello dirigere papà perché le persone le conosci nella sfera dell’intimità, ne conosci i disagi, il temperamento, il vissuto però poi è soltanto quando le vedi in contesti più formali, nel relazionarsi con gli altri, mettendo da parte tutto il loro background che tu conosci, che le comprendi. Io credo che ci siamo compresi.

Colpiscono i dettagli nel tuo film, vita vera e non fittizia. In questo ti differenzi dal solito cinema italiano.
Tra i film che non ho fatto come attore, c’erano alla base alcune sceneggiature nelle quali a volte chi scriveva sembrava fosse entrato in un’altra dimensione, dopo aver dimenticato tutta la quotidianità e le potenzialità infinite della vita, per dare vita a un mondo di cliché narrativi. Io penso che il vantaggio di fare un mestiere artistico è che ogni elemento della giornata potenzialmente può diventare materia narrativa e se stai connesso con la vita, è la realtà che genera la fantasia.

6 Settembre 2023

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