Il piano sull'immigrazione
L’invasione che non c’è, il piano sull’immigrazione tra accoglienza e integrazione
L’unica via alla sicurezza è l’accompagnamento, l’integrazione, l’inclusione. Che sono l’unica chiave contro il declino.
Editoriali - di Mario Marazziti
“Vieni giù, vieni giù, sarai vecchio pure tu”. “Signor parlamentare, dì la verità. A te le pulizie chi te le fa?”. Erano anziani in carrozzina e con occhialoni da miopi a scandire sotto Montecitorio nel 2002 questa verità semplice. E 272 mila lavoratrici e lavoratori furono regolarizzati nel decreto collegato alla Bossi-Fini, al tempo della massima stretta.
La “regolarizzazione delle badanti” del 2020 è ancora in corso, lumacosa, e tante domande regolari sono state presentate da datori di lavoro che oggi sono morti, ma hanno vissuto meglio gli ultimi anni grazie a quei badanti. Dopo tre anni ieri a Roma è stato rilasciato un nulla osta a un ultranovantenne accompagnato dal suo badante, che la domanda l’ha presentata 36 mesi fa: tra l’altro, con una perizia certificata dell’architetto che la stanza del badante è di almeno 12 metri quadri e che la casa è di almeno 75. Poi è arrivato il Comune a verificare se è vero. Oggi quella carrozzina deve avere mosso anche l’ultimo ostacolo, ma siamo all’eroismo della necessità. Marco Impagliazzo, la Comunità di Sant’Egidio, hanno presentato ieri proposte che sarebbero ovvie, se non fossero rare, e che si riassumono in tre verbi, indispensabili per essere normali, creare sicurezza e crescere: “Salvare, Accogliere, Integrare”, in Italia e in Europa.
Nel decreto flussi, che finalmente è stato ampliato a 450 mila persone in tre anni, la voce badanti, caregiver, è di appena 9mila. Una goccia. Questo può essere cambiato subito. È politica per la famiglia. Ma scontiamo vent’anni di legge Turco-Napolitano e di Bossi-Fini, che hanno limitato la legalità del migrante a quella del lavoratore stabile. Da allora l’Italia ha prodotto più insicurezza e irregolarità di quella che c’era: è stata anche abolita la sponsorship per il lavoro che esisteva nella Turco-Napolitano, mentre il mondo del lavoro cambiava e gli imprenditori sarebbero disposti a fornire formazione; è stata abolita nel 2018 – governo Conte, decreti sicurezza Salvini – nel 2018 la protezione speciale, e si sono creati 70 mila irregolari che erano già inseriti e lavoravano.
Così si diventa irregolari e si viene chiamati “clandestini” e la gente si preoccupa. Il calcolo è stato quello di creare più precarietà e insicurezza visibile per alzare la domanda di sicurezza. Un suicidio, alla lunga, ma fruttuoso a brevissimo nella comunicazione politica. La legge è diventata una fabbrica di irregolari. E si è consolidato, ministro dell’interno dopo ministro dell’interno, circolare dopo circolare, un percorso a ostacoli per ogni regolarizzazione. La stabilità del lavoro e della casa, un reddito significativo difficili per gli italiani, sono diventati pre-condizioni per restare. Poi si entra nel limbo. Le infermiere peruviane, filippine, hanno un percorso quasi impossibile per l’equipollenza dei titoli – traduzioni giurate che costano quintali di riso e mill’altro – quando c’è fame di infermieri. La semplificazione delle procedure per l’equivalenza o la riqualificazione dei titoli di studio, anche in altri campi, vale punti di PIL. Ma non si fa. Questo è contro gli interessi nazionali. Possiamo farlo?
Le domande per la cittadinanza italiana – già il percorso più lungo d’Europa, dieci anni di residenza ininterrotta – non vengono evase prima di tre, quattro anni, e calano. L’Italia sta perdendo anche i nuovi quasi-italiani, quelli nati in Italia, gli adulti con il permesso di lungo-soggiorno europeo, che se ne vanno con figli diplomati e integrati in altri paesi europei. Salvare, accogliere, integrare. Ricominciando a parlare agli italiani con onestà. Troppo? Troppo poco? E’ l’unica strada. Perché l’Italia si è incartata. Ha bisogno di immigrati ancora più che di soldi, ma predica un impossibile “ingressi-zero” dopo quattro decenni di presunta “emergenza migranti”. Ma emergenza non è, perché è un fatto strutturale e planetario.
E’ un dato strutturale che richiede strategie di medio e lungo periodo invece di interventi-spot e messaggi altalenanti, per cui un giorno servono mezzo milione di immigrati e la settimana dopo nessuno, se no guai alla “purezza etnica” degli italiani che non è mai esistita: e intanto qualcuno che ci crede ci sta, e fa danni. Se si affronta un fatto strutturale come una emergenza è impossibile trovare la forza, la visione, la capacità di spiegare, e tutte le soluzioni sono tamponi. Accade da tanti governi, chi più, chi meno. Se si affronta un evento planetario che coinvolge le energie migliori dei mondi più giovani del nostro in chiave solamente securitaria si diventa incapaci anche di trarne vantaggi, di farne un volano di crescita e ricchezza sociale. Intanto l’assenza di soluzioni crea disordine, capri espiatori, e si vendono scorciatoie come se fossero la via maestra.
In un altro campo succede lo stesso con la pena di morte, che aggiunge solo più morte, non riduce nessun crimine, abbassa lo stato e la società al livello del carnefice che uccide a sangue freddo, ma è una scorciatoia militare attraente. I profughi forzati nel mondo crescono. Erano più di 84 milioni fino a febbraio 2022, più degli abitanti della Germania. A maggio erano già diventati 90 milioni e, con gli sfollati interni sono ormai più di 100 milioni. Nel 2014, al tempo della prima crisi ucraina, erano “appena” 60 milioni, quanti gli abitanti di Regno Unito e Italia. I migranti internazionali dal 2000 al 2017 sono cresciuti nel mondo da 173 a 257 milioni. Il freddo, la pioggia, il riscaldamento eccessivo non sono fatti occasionali, ma strutturali. Così le migrazioni. Eppure, questa, è “l’invasione che non c’è”. L’80 per cento di tutti i profughi africani si ferma in Africa, non ha per obiettivo l’Europa. L’85 per cento di quelli nel mondo vive nei paesi confinanti con quello d’origine e a volte sono paesi poverissimi.
L’Europa ha accolto cinque milioni di ucraini in un anno, l’Italia 157 mila, senza traumi. Non è emergenza neppure il numero cresciuto degli arrivi via mare, che intasano Lampedusa, ma che sono meno di quelli degli anni più critici, il 2013 e il 2016. Semmai il problema è che nel frattempo è stato smantellato il sistema di accoglienza, e quello di integrazione, da ricostruire, con lungimiranza. Adesso non si fanno nemmeno i corsi di italiano, né c’è formazione, perché sono stati tagliati i fondi, anche per i minori non accompagnati, che intasano i commissariati: invece di favorire l’integrazione e gli affidamenti previsti da una buona legge, con il coinvolgimento di associazioni e società civile, famiglie italiane. L’unica via alla sicurezza è l’accompagnamento, l’integrazione, l’inclusione. Che sono l’unica chiave contro il declino.