Il decreto farsa
Cosa prevede il Decreto Caivano: gli imbarazzanti e inutili provvedimenti contro i ragazzini
Carcere più facile per i minorenni, carcere per quelli che spacciano anche lievi quantità di droga, carcere per i genitori che non mandano i fi gli a scuola. Il governo prova a far dimenticare i suoi disastri sulla pelle dei bambini
Politica - di David Romoli
Anche il meno malizioso tra gli osservatori, a questo punto, inizia a chiedersi dove si sia inceppato il governo. Ieri, per ore, i giornalisti hanno atteso una conferenza stampa che le note “fonti di palazzo Chigi” annunciavano importantissima. Forse per preparare il terreno, in mattinata un esercito di 800 agenti aveva fatto irruzione a Tor Bella Monaca, Roma, e nei Quartieri Spagnoli, Napoli, ricavando dalla maxi retate alcuni coltelli e piccole dosi di cocaina e cannabis da spaccio al dettaglio. Una farsa.
Nella sospirata conferenza stampa è stato poi annunciato un decreto sul “disagio giovanile” quasi imbarazzante per la sua insensatezza. Il sequestro dei cellulari o le multe per i genitori sono norme che brillano per la loro insensatezza. La decisione di trattare i minorenni come se tali non fossero è una misura feroce quanto inutile. “È il vero mondo al contrario. Andremo da Mattarella”, commenta Riccardo Magi e ha tutte le ragioni. Gli interventi a favore del centro sportivo di Caivano sono quelli già noti. Capita di avere grandi ambizioni e poi partorire provvedimenti del tutto inadeguati. In questo caso mancavano anche le ambizioni, salvo quella di farsi un po’ di propaganda facile sulla pelle dei minori e di stornare l’attenzione dai problemi dell’economia. Non solo quelli macro ma anche quelli tanto micro da riguardare quotidianamente le tasche di milioni di elettori.
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Da giorni, inoltre, rimbalza da una dichiarazione allarmata a un’altra in preda al panico la denuncia dei guasti del Superbonus, diventato nel giro di una settimana la fonte venefica di ogni male. Che il provvedimento abbia e avesse molti limiti è certo. I costi sono effettivamente lievitati oltre ogni previsione. Però martellare sui costi senza mai citare i guadagni, che pure sono stati molto cospicui in termini di Pil, occupazione e debito pubblico, è un trucco da guitti e una ricerca sfacciata di alibi e giustificazioni.
Il giorno precedente c’era stato un vertice di maggioranza circondato da comprensibili aspettative. Si trattava del primo vertice dopo un’estate che ha cambiato radicalmente la cornice nella quale deve muoversi il governo. Doveva essere l’occasione per iniziare a mettere le carte in tavola in materia di legge di bilancio, cioè della legge che è sempre e per definizione la più importante dell’anno e stavolta, date le note difficoltà, anche più del solito. Al summit però non si è presentato il solo ministro la cui presenza sarebbe invece stata imprescindibile, quello dell’Economia.
“Non c’era perché era un vertice politico”, hanno fatto sapere da palazzo Chigi e sembra davvero una barzelletta. Nella precedente riunione del governo, la prima dopo la pausa estiva, tutti, proprio tutti, si aspettavano che i leader di partito scambiassero qualche opinione su quella manovra che era stata per settimane argomento di scontri e punzuecchiature tra i medesimi leader. La premier ha gelato ogni eventuale impeto chiedendo di non parlarne proprio, “sennò diventa un vertice di maggioranza”. Ha affrontato l’argomento solo lei ma si è tenuta sulle generali e sull’enunciazione di princìpi austeri. Difficile evitare la sensazione che il governo stia giocando a rimpiattino con l’opinione pubblica e forse anche con se stesso.
In parte dipende certamente dal fatto che quando non si sa che dire conviene tacere e in materia di legge di bilancio al momento premier e ministro dell’Economia hanno pochissimo da dire. Sperano di stringere la borsa tanto da limitare l’esborso a meno dei previsti 30 miliardi ma anche una cifra più esigua non si capisce dove trovarla. Il risparmio, inoltre, ha il suo costo del quale pure meno si parla e meglio: dovranno infatti pagarlo le fasce più massacrate di popolazione, inclusi i molti che avevano votato centrodestra. Però neppure questa pur plausibile e probabilmente fondata spiegazione basta a giustificare una reticenza e un imbarazzo davvero senza precedenti. Impossibile non concludere che i guai che il governo non sa risolvere sembrano enormi ma sono invece anche più macroscopici.