Via libera al dl Caivano
Decreto Caivano, governo di criminali infierisce sugli adolescenti
È da criminali punto e basta l’idea di infierire su un adolescente, su un bambino, con misure che ne fanno il criminale che potrebbe non essere
Politica - di Iuri Maria Prado
Ma no. L’azione del governo che vorrebbe mettere in galera i bambini non è fascista, non è violenta, autoritaria, poliziesca: è criminale. Perché è da criminali punto e basta – non tanto da fascisti né solo da disinvolti prevaricatori, non tanto da ottusi regolatori né solo da gente incattivita dalla propria impotenza – è da criminali punto e basta l’idea di infierire su un adolescente, su un bambino, con l’applicazione di misure che ne fanno il criminale che potrebbe non essere, che ne annientano il presente consegnandolo alla degradazione, alla violenza, all’emarginazione: e che gli preparano l’inevitabile e perfettamente congruo futuro di un’esistenza irreparabilmente marchiata.
Una persona tanto giovane non è perduta quando contravviene alla legge, quando pure commette atti di grave violazione: è perduta quando un legislatore irresponsabilmente criminale la affida alle cure di una giustizia fatta così, alla punizione insensata e incivile che fa mostra di volerla recuperare al mondo buono e giusto, e per farlo la consegna al mondo cattivo e ingiusto che ha impiantato come un immondezzaio nella società perbene che vorrebbe proteggere, il mondo del carcere che a fin di bene (il bene di chi?) maltratta, sevizia, tortura “chi ha sbagliato”. E ora, nei propositi di qualcuno, anche i bambini.
- Cosa prevede il Decreto Caivano: gli imbarazzanti e inutili provvedimenti contro i ragazzini
- Chi è Fabio Ciciliano, il commissario per la riqualificazione di Caivano nominato dal governo Meloni
- Più carcere, Daspo urbano e inasprimento delle pene: la risposta manettara del governo ai fatti di Caivano e Napoli
Non sorprende che questa cultura di governo, che è infine la cultura di un’Italia rimessa in ordine dalle ruspe e senza più zingaracce, l’Italia delle contrade finalmente ripulite dalla contaminazione negra che ne altera e ottenebra il profilo bianco, l’Italia stufa marcia del lassismo che consente agli africani di farla da padroni a casa nostra e di avere una moglie con le borsette di lusso, non sorprende che questa cultura sia poi la stessa che sulla notizia di uno stupro manda cinquecento militari a “bonificare” un territorio dove servirebbero scuole, campi da gioco, palestre, cinema, non solo rastrellamenti come nelle favelas per accalappiare i bambini randagi con meno diritti dei cani.
Non gliela toglie nessuno, questa immagine: l’immagine di un governo che nel Paese con i conti messi male, con un’economia ripiegata, in povertà dilagante, omissivo nell’offerta di istruzione, riluttante e anzi contrario a investire davvero nei dispositivi sociali e culturali che magari non portano l’ordine di Zurigo in un quartiere di Napoli, ma almeno ne evitano lo scivolamento venezuelano, “si fa presente” in divisa con i fucili e le camionette: e ovviamente con una falange di giornalisti chiamata a spiegare che l’esecutivo finalmente fa sul serio, mica si limita alla caccia dei trafficanti di esseri umani “lungo tutto il globo terracqueo”, coi risultati pur strabilianti che stiamo registrando, nossignori, il pugno di ferro lo stringe ovunque serva e anche intorno al collo dei quattordicenni.
Gli vietiamo di comprare alcolici e fino ai dodici anni li proteggiamo dai pericoli del viaggio in ascensore in solitaria, così li prepariamo ad arrivare in salute e sicurezza alla maturità per il carcere: il posto in cui dovrebbero stare centinaia di migliaia di ragazzini, responsabili dei delitti che a giudizio dei nostri governanti mandano a rotoli il mondo perbene, i delitti in materia di droga costruiti dal regime proibizionista per cui invece finiscono in galera i soliti emarginati, perlopiù i poveri e gli immigrati, finché il caso della festa sbagliata o la sfortuna dell’incontro con un carabiniere troppo ligio portano in manette anche il giovincello di famiglia dabbene, e allora sono dolori.
Con la differenza che il privilegiato, dopo le meraviglie dell’educazione carceraria, sarà restituito a un ambiente che potrà almeno provare a proteggerlo e a offrirgli qualcosa di diverso, mentre l’altro tornerà incattivito nel niente da cui è venuto, pronto a ripagare con maggiore esperienza e professionalità la violenza che gli è stata inutilmente inflitta.
Violentare un bambino pensando di risarcire in tal modo la società violentata dal suo gesto non significa farsi carico delle ragioni di quella violenza, e governarle affinché essa non si ripeta: significa scaricarsi del peso di quella violenza ricondizionandola in violenza di Stato e mettendola nelle mani di un esecutore diverso, esattamente come l’ascia nelle mani del boia. Dare la prigione a un bambino che ha rapinato o ucciso significa rapinare e uccidere ciò che potrebbe dare a sé stesso e agli altri. Significa essere criminali.