Le anticipazioni
La versione di Giorgia, Meloni e il libro-intervista con Sallusti: “Riforme anche senza opposizione, Europa dei burocrati da cambiare”
Una conversazione con Alessandro Sallusti, neodirettore del Giornale, in cui racconta la sua visione della vita e della politica. Dopo “Io sono Giorgia”, questa volta Meloni torna in libreria con un libro-intervista che arriva non da unica leader dell’opposizione al governo Draghi, bensì come ‘erede’ dell’ex numero uno della Bce a Palazzo Chigi: “La versione di Giorgia“.
Genesi del libro che va ricondotta, come spiega lo stesso Sallusti, al mese di ottobre scorso, poche settimane dopo l’incarico alla guida del governo di Giorgia Meloni, in occasione di un veloce scambio di auguri. Il direttore de Il Giornale si lascia scappare una battuta: “Peccato che un presidente del Consiglio in carica non possa pensare di scrivere un libro per raccontare i suoi progetti” E lei: “E perché non può farlo?” Sallusti, preso in contropiede, la butta lì: “Non lo so esattamente, ma ci sarà un motivo se nessuno l’ha mai fatto”. Lei: “Dovresti sapere che fare quello che hanno fatto tutti gli altri non è esattamente la mia specialità”.
All’interno del libro, in edicola da oggi, edito da Rizzoli e anticipato in parte da Il Giornale, c’è il Meloni-pensiero. A partire dai suoi modelli. “Per non dire che loro non ci avevano capito molto, o che avevano fatto inutile terrorismo psicologico per spaventare i cittadini, dicono che sono io a essere diversa. Ma poi si incartano e, sullo stesso quotidiano, un giorno ti definiscono ‘draghiana’ e quello dopo ‘mussoliniana’. È molto divertente. Quello che non hanno capito è che io sarò sempre e solo me stessa“, si racconta così la presidente del Consiglio. “Non ho mai scimmiottato un altro modello, né presente né passato – aggiunge Meloni -. Faccio quello che considero giusto e basta. Ancora più divertente è leggere quelli che, detestandoti palesemente, ti danno ogni giorno consigli su quello che dovresti fare, su chi dovresti essere, su cosa dovresti dire, perfino sulle persone delle quali dovresti avvalerti“. “Per carità – prosegue la premier – , è anche utile, perché ti offrono inconsapevolmente una bussola su ciò che non devi fare, dire ed essere, e pure su quelli che non devi frequentare. Ma racconta anche la spocchia di una sinistra, e di un certo Deep State a essa collegato, che mentre non riesce a ricostruire una sua identità pretende di spiegare alla destra la sua“.
I migranti
Quindi la questione migranti, con Meloni che ha dovuto fare fronte da presidente del Consiglio alla drammatica strage di Cutro, col naufragio costato la vita sulle coste calabresi a oltre 100 migranti. Secondo la premier, in un brano anticipato da Il Tempo, “il punto è che possiamo continuare ad accapigliarci quanto vogliamo, ma se non capiamo che l’unico modo per fermare le morti è fermare la tratta, le persone continueranno a morire“.
“Pensare che possa andare avanti così con i flussi che si moltiplicano è, quello sì, un modo di mettere a repentaglio la vita dei migranti, perché piaccia o no ci sarà sempre qualcosa che può andare storto, una segnalazione che non arriva, naufraghi che non riesci a raggiungere – afferma Meloni nel libro-intervista con Sallusti -. L’unico modo è fermare la tratta, combattere l’immigrazione illegale e gestire i flussi di quella legale, in sicurezza. Così da poter anche garantire a chi arriva la vita dignitosa che sperava di avere“. “Una impresa pazzesca“, ammette la premier, “perché siamo in una congiuntura complessa come mai in passato” e “in mezzo a tutto questo dobbiamo fare i conti anche con un approccio ideologico paralizzante in luogo di un approccio pragmatico“.
Le riforme
È invece Libero, altro giornale del gruppo Angelucci, editore anche di Il Giornale e Il Tempo, ad anticipare le “tesi” della premier sulle riforme, in particolare quelle costituzionali su cui la presidente del Consiglio non è intenzionata a prolungare i tempi per dialogare con le opposizioni.
“Mi sento serena quando dico che la riforma si farà, con o senza il loro appoggio. Perché so che anche se loro dovessero osteggiarla è una cosa fatta nell’interesse dell’Italia, e un giorno potrebbe perfino tornare utile ai miei avversari. È una riforma giusta, questo è il punto. O, almeno, è quello che chiederò ai cittadini di confermare quando – nel caso in cui non ci fossero voti sufficienti per approvarla con la maggioranza dei due terzi del Parlamento – verranno chiamati a esprimersi nel referendum confermativo“, dice a Sallusti la premier.
Meloni aggiunge quindi di non temere il precedente dell’ex premier Matteo Renzi, sottolineando come “fece l’errore di trasformare il referendum sulla riforma in una specie di giudizio sul suo operato e su quello del suo governo. Una scelta ingenua, che portò perfino un pezzo del suo partito – dal quale notoriamente Renzi non era particolarmente amato – a boicottarlo. Io non credo – afferma Meloni – che il referendum sulla riforma costituzionale debba essere un referendum sull’operato del governo o del presidente del Consiglio. Io mi limiterò a spiegare ai cittadini come può migliorare il futuro della nazione, e gli italiani decideranno cosa sia meglio per loro indipendentemente da me”.
Quanto all’Autonomia, replica Meloni, “la sinistra ci accusa di voler spaccare la nazione. Anche questo, ovviamente, non è vero“. “Non scherziamo – prosegue -, l’unità nazionale non è in discussione, ma questo non vuol dire che tutte le regioni d’Italia abbiano gli stessi problemi, le stesse necessità e le stesse ambizioni. Semmai è l’inverso: soffocare aspirazioni legittime, e la motivazione per dare di più e fare meglio, può provocare esattamente l’effetto opposto, cioè dare fiato in modo scomposto a istanze pericolosamente separatiste“. “Lo Stato deve essere percepito come un valore, non come una gabbia. Per questo sono convinta che una risposta vada data. Per questo lo abbiamo scritto nel programma e tra i suoi primi atti il Governo ha approvato il disegno di legge quadro sull’autonomia per sbloccare l’iter e stabilire le ‘regole del gioco’. Saremo coerenti con il mandato ricevuto dagli italiani“, conclude la premier.
Il salario minimo
Il Sole 24 Ore dà invece spazio alle parole della Meloni sul salario minimo, battaglia delle opposizioni che non trova però la sponda della maggioranza, contraria alla proposta che trova uniti tutti i partiti di minoranza ad eccezione di Italia Viva.
“Ma ti sembra davvero possibile che chi in pochi mesi ha tagliato il cuneo contributivo per mettere più soldi in busta paga ai lavoratori con i redditi più bassi sia contrario ad alzare i salari minimi? Io sono contraria a fare pasticci che si ritorcono contro i lavoratori e peggiorano i conti pubblici, solo per farci politica sopra”, è la ‘versione’ della presidente del Consiglio.
“Non si può fare finta di non capire – rimarca Meloni – che in una nazione nella quale c’è un’alta percentuale di contrattazione sindacale il salario minimo come lo propone l’opposizione rischia di diventare non una tutela aggiuntiva, ma sostitutiva che potrebbe portare al ribasso i salari di molti lavoratori, cosa che farebbe un gran piacere alle grandi concentrazioni economiche, delle quali la sinistra è ormai, consapevolmente o no, il megafono. Ma poi scusa, se il salario minimo era la soluzione, perché la sinistra non lo ha fatto nei dieci anni in cui era al governo? Comunque, sul tema dei salari, come ho dimostrato convocando le opposizioni, sono sempre a disposizione. Purché le soluzioni siano migliorative“, ha precisato la premier.
I rapporti con l’Europa
Infine i rapporti con l’Europa, anche in vista delle attese elezioni previste nel giugno del prossimo anno in cui in Conservatori di cui fa parte Fratelli d’Italia potrebbero avere un ruolo chiave nella formazione di una maggioranza diversa da quella attuale, con Popolari, Socialisti e Liberali.
“Ursula lavora molto e sa ascoltare, non è difficile collaborare con lei. Poi certo tenere tutto insieme non deve essere facile. Il governo europeo è una costante mediazione tra le indicazioni dei singoli governi e gli equilibri politici che si impongono al Parlamento europeo“, dice Meloni nel libro-intervista con Sallusti, in un estratto pubblicato dal Corriere della Sera.
L’Europarlamento ora in carica che “fa perno su una alleanza tra popolari, socialisti e liberali di centrosinistra“, “potrebbe ricordare l’esperienza non proprio felicissima dei governi delle larghissime intese“. Con “l’aggravante” che “la timidezza della parte moderata ha lasciato campo libero a un’agenda politica in cui il rosso e il verde hanno preso il sopravvento, almeno fino a pochi mesi fa“. Una situazione che finisce con il produrre “politiche poco coraggiose, prive di visione“. “E senza visione si crea un vuoto che è riempito dalla burocrazia, i famigerati euroburocrati”. “Le elezioni europee del 2024 possono diventare l’inizio di una nuova stagione. Certo, questo significa anche che da qui a quella scadenza elettorale gli attacchi verso di noi potrebbero moltiplicarsi. È evidente come la posta in gioco sia alta“, spiega la premier nel libro.