Il discorso di Strasburgo
Von der Leyen, ultimo discorso sullo Stato dell’Unione: appello a Draghi e a “nuovi patti tunisini” sorvolando sui diritti umani violati
Esteri - di Carmine Di Niro
Nel discorso sullo Stato dell’Unione, l’ultimo prima del ritorno al voto in occasione delle elezioni del giugno 2024, Ursula von der Leyen parla davanti agli europarlamentari riuniti nell’emiciclo di Strasburgo fa il bilancio del suo governo e detta l’agenda per l’anno a venire.
Un 2024 che potrebbe vederla ancora sulla poltrona di presidente, anche se la stessa von der Leyen non ha fatto sapere se intende ricandidarsi e col ‘suo’ Ppe ancora incerto sulle alleanza da stringere: l’ipotesi di un suo bis è comunque plausibile visti i numeri dei sondaggi e la probabilità di un nuovo accordo tra Popolari, Socialisti e Liberali, con buona pace dei Conservatori di Giorgia Meloni.
E a proposito di italiani, von der Leyen nel suo discorso “chiede una mano” a una sua vecchia conoscenza: l’ex numero uno della Bce ed ex presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. “Ho chiesto a Mario Draghi, una delle grandi menti economiche europee, di preparare un rapporto sul futuro della competitività europea”, annuncia la presidente della Commissione nel suo discorso. Perché se i Paesi Ue vogliono mantenere il proprio vantaggio competitivo, l’Europa dovrà essere pronta a “fare tutto ciò che è necessario”, ha aggiunto von der Leyen riprendendo il celebre “Whatever it takes” pronunciato dall’ex capo della Bce nel 2012.
Nel suo discorso von der Leyen ha rivendicato quanto fatto negli ultimi quattro anni, dalle azioni di contrasto alla pandemia al Next Generation EU, fino al Green Deal, le misure a favore del clima che ha spaccato l’Europarlamento.
Green Deal su cui la presidente della Commissione ha assicurato che non sarà fatto alcun passo indietro, mandando così un chiaro segnale al leader del Ppe Manfred Weber, che ha votato contro assieme all’estrema destra nell’ultima votazione a Strasburgo, populisti con cui vorrebbe giungere ad una alleanza elettorale in vista delle elezioni del 2024.
Allo stesso tempo von der Leyen ha ha annunciato anche l’apertura di un’indagine “sulle sovvenzioni nel settore elettrico dei veicoli provenienti dalla Cina”. Pratica che secondo von der Leyen rappresenta un esempio di concorrenza sleale, in cui i prezzi vengono “mantenuti artificialmente bassi da ingenti sussidi statali” e mettono a rischio la possibilità delle imprese europee di reggere la concorrenza con i concorrenti cinesi.
Quindi la questione dell’immigrazione. Von der Leyen ha sollecitato il Parlamento europeo a trovare l’accordo per il nuovo Patto per la migrazione e l’asilo, “mai così vicino”, sottolineando che il lavoro sull’immigrazione si basi sulla convinzione che “l’unità sia alla nostra portata” e assicurando “sicurezza e umanità”.
Modello secondo von der Leyen è il patto firmato con la Tunisia del presidente-dittatore Kais Saied, fortemente sponsorizzato anche dalla premier italiana Giorgia Meloni: “Abbiamo siglato una partnership con la Tunisia che comporta mutui benefici, al di là delle migrazioni, dall’energia all’educazione, dalle competenze alla sicurezza. Ora lavoreremo per accordi simili con altri Paesi”, le parole della presidente della Commissione, che ha accuratamente sorvolato di parlare delle acclarate violazione dei diritti umani perpetrare dal regime tunisino nei confronti dei migranti.