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Alta tensione a Taiwan, 68 navi e 10 aerei militari cinesi intorno all’isola

Alta tensione a Taiwan, 68 navi e 10 aerei militari cinesi intorno all’isola

68 aerei e 10 navi militari intorno al suo territorio. È quanto ha segnalato il ministero della Difesa di Taiwan a proposito dei movimenti nelle ultime 24 ore segnando ancora una volta un aumento della tensione sull’isola che di fatto è uno Stato indipendente ma che Pechino rivendica come parte integrante a tutti gli effetti del suo territorio. Le tensioni negli ultimi anni – negli ultimi tre soprattutto – sono aumentate a più riprese: per via delle più frequenti esercitazioni militari cinesi e per via dell’appoggio degli Stati Uniti alla causa di Taipei.

Il ministero taiwanese ha comunicato che alcuni degli aerei e delle navi individuate si stavano dirigendo verso un’area non specificata del Pacifico per “condurre un addestramento marittimo e aereo congiunto con la portaerei cinese Shandong” che si troverebbe a circa 111 chilometri a sud-est dal punto più meridionale dell’isola. Al momento la Cina non ha confermato alcuna operazione militare nella zona. Lo stretto di Taiwan è inoltre una delle vie navali più importanti al mondo per i traffici commerciali.

Dei 68 aerei in azione intorno all’isola accertati, 40 (tra cui quattro SU-30, dodici J-10, e sedici J-16) hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan o sono entrati nella zona di identificazione aerea militare (Adiz) in un’inedita traiettoria sudoccidentale o sudorientale rispetto a Taiwan. Le forze armate di Taiwan hanno risposto con il dispiegamento degli aerei dell’aeronautica e delle navi della marina al fine di seguire le attività cinesi, mobilitando anche i sistemi missilistici terrestri.

Lo scorso marzo il ministero della Difesa di Taipei aveva segnalato l’entrata di jet militari cinesi all’interno dello spazio aereo di Taiwan che aveva risposto allertando le proprie forze e inviando aerei da combattimento. Ad aprile Pechino aveva simulato per tre giorni intorno a Taiwan degli attacchi verso l’isola, secondo alcuni osservatori una risposta alla visita della presidente di Taiwan Tsai Ing-wen negli Stati Uniti. Ancora più alta era salita la tensione dopo la visita della scorsa estate a Taiwan della ex speaker della Camera degli USA Nancy Pelosi, la prima di una carica politica americana del suo livello dopo 25 anni.

Pechino aveva presentato soltanto ieri un piano di integrazione dell’isola alla provincia del Fujian, il distretto che si affaccia sul tratto di mare che separa il continente dall’isola. “Un nuovo percorso per uno sviluppo integrato” che riguarda e che cita la cooperazione industriale e la quotazione delle società taiwanesi nella borsa cinese. I media statali l’hanno definito come “l’inizio della risoluzione della questione taiwanese”. Il dossier su Taiwan è tornato di attualità anche per via dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha fatto presagire uno scenario analogo in estremo oriente.

Pechino si era detta furiosa, lo scorso luglio, per la conferma della storica fornitura di 345 milioni di dollari di armi da Washington a Taipei. Soltanto una parte di un investimento complessivo di un miliardo di dollari tramite l Presidential Drawdown Authority, lo stesso meccanismo utilizzato per l’invio di attrezzatura militari all’Ucraina con cui il Presidente può autorizzare i rifornimenti direttamente dal proprio arsenale. Il Presidente Xi Jinping ha sempre sostenuto il principio di “una sola Cina” e “Taiwan ne fa parte”.