L'interrogazione parlamentare
Processo mediatico, così i giudici aggirano il divieto
Nordio risponde all’interrogazione di Costa sulla norma sulla presunzione di innocenza e ammette: “Violazioni a cui non sono seguite azioni disciplinari”
Giustizia - di Angela Stella
“Il monitoraggio al quale lei, collega, fa riferimento è già ovviamente iniziato. Sono state anche già iniziate alcune azioni disciplinari: una su segnalazione del nostro Ispettorato e tre su esercizio della procura generale della Corte di Cassazione, per violazione di quest’ultima norma”. Lo ha detto ieri alla Camera il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, rispondendo ad un’interrogazione del responsabile giustizia di Azione Enrico Costa sullo stato di attuazione della normativa in materia di tutela della presunzione di innocenza.
Il deputato ha segnalato che a suo parere ci sono violazioni rispetto alla legge: dal mancato rispetto del divieto di assegnare ai procedimenti penali denominazioni lesive della presunzione di innocenza alla violazione della norma che impone al procuratore della Repubblica di mantenere i rapporti con gli organi di informazione esclusivamente tramite comunicati ufficiali oppure, nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti, tramite conferenze stampa, alla norma che stabilisce che la determinazione di procedere a conferenze stampa sia assunta con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che la giustificano; “enormi violazioni si sono palesate, inoltre, in merito alla diffusione di informazioni sui procedimenti penali da parte delle forze di polizia”.
Costa ha ricordato che il Governo si è impegnato a prevedere che l’ispettorato generale del Ministero effettui un monitoraggio degli atti motivati dei procuratori della Repubblica in ordine alla sussistenza dell’interesse pubblico che giustifica l’autorizzazione a conferenze stampa e comunicati degli organi inquirenti. Quindi ha chiesto “quale sia lo stato di attuazione della normativa”, “se sia stato effettuato il monitoraggio” e se “siano state avviate azioni disciplinari nonché se, anche sulla base degli esiti del monitoraggio, intenda avvalersi della facoltà di adottare, entro il 14 dicembre 2023, un decreto legislativo recante correttivi e integrazioni al decreto legislativo” prevedendo persino il divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare.
La risposta del Guardasigilli non è stata altrettanto dettagliata perché il monitoraggio è iniziato da poco. Purtroppo, forse indirizzato dai magistrati fuori del Ministero, non ha fatto alcun accenno riguardo ai correttivi al divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare: “È un discorso un po’ difficile da fare dal punto di vista tecnico, però vorrei ricordare che ancora oggi il nostro codice di procedura penale è estremamente ambiguo sul fatto che alcune comunicazioni perdano la loro segretezza, ma ciononostante non siano pubblicabili. In realtà la giurisprudenza, come sapete, ha interpretato questa norma nel senso che una volta che un atto non ha più segreto anche se non è pubblicabile, quantomeno può essere divulgato”.
Nordio ha ammesso che “ci sono state effettivamente delle violazioni di questa norma a suo tempo e non sono state esercitate azioni disciplinari, in questo momento noi stiamo monitorando con grande attenzione queste eventuali violazioni così come stiamo predisponendo eventuali correttivi per correggere le ambiguità di questa normativa, e ci riserviamo di dare dei dati ulteriori e più specifici magari durante il prossimo colloquio”. Costa nella sua replica ha detto: “Avremmo voluto una puntuale affermazione in ordine all’inserimento e all’introduzione, in questo decreto correttivo, di una modifica dell’articolo 114 del codice di procedura penale, nel senso che non si può pubblicare testualmente l’ordinanza di custodia cautelare. Perché, cosa succede? Succede che, da un lato, la legge sulla presunzione di innocenza impedisce al procuratore della Repubblica di parlare dell’indagine, salvo che ci siano questioni di interesse pubblico. Cosa fanno il procuratore della Repubblica o il PM? Nella propria richiesta cautelare infilano tutto quello che vorrebbero dire, ma non possono dire. Poi, l’ordinanza di custodia cautelare viene emanata e viene pubblicata su tutti i giornali: quello che è uscito dalla porta rientra dalla finestra”.