Sono imprenditori
Folgorata a 16 anni mentre parlava al cellulare nella vasca da bagno, 5 indagati per la morte di Maria Antonietta Cutillo
A quattro mesi dalla sua tragica scomparsa, c’è una svolta nelle indagini sulla morte di Maria Antonietta Cutillo, la 16enne rimasta folgorata mentre parlava al cellulare nella vasca da bagno di casa a Montefalcione, in provincia di Avellino, lo scorso 2 giugno.
I carabinieri della compagnia di Mirabella Eclano hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip del Tribunale di Avellino, nei confronti di cinque imprenditori operanti in Toscana e in Lombardia, quattro dei quali di origine cinese.
Secondo quanto ricostruito a stretto giro dopo la morte della 16enne, la scossa fatale per Maria Antonietta era stata provocata dalla caduta in acqua del suo smartphone, collegato ad un cavo caricabatteria. Secondo la Procura irpina, se le componenti elettriche di quel caricabatterie fossero state a norma, la ragazza si sarebbe salvata.
Per questo i cinque imprenditori sono accusati di omicidio colposo, oltre che di frode in commercio e vendita di prodotti industriali con marchi mendaci. Nell’ambito dell’inchiesta i carabinieri hanno inoltre sequestrato un gran numero di caricabatterie di fabbricazione cinese, allo stato risultati non conformi agli standard di fabbricazione comunitari e pertanto potenzialmente pericolosi. I dispositivi sequestrati per il provvedimento cautelare disposto dalla Procura di Avellino sono inoltre risultati privi di foglio di istruzioni d’uso, delle avvertenze di sicurezza e dichiarazioni di conformità “Ce”, così come della marcatura di “classe Y” che le norme tecniche richiedono per i dispositivi elettronici di tale specie.
I sequestri sono stati eseguiti a Calenzano e Sesto Fiorentino in provincia di Firenze, Pontedera in provincia di Pisa e Trezzano sul Naviglio in provincia di Milano.
Secondo quanto ricostruito dall’indagine dei carabinieri della compagnia di Mirabella Eclano, coadiuvati dai militari del Reparto tecnologie informatiche del Racis, nella tipologia di caricabatterie utilizzati dall’adolescente vi erano difetti di fabbricazione di uno dei componenti interni. In particolare, scrive il Corriere del Mezzogiorno, il condensatore ceramico a disco, dopo essere stato sottoposto ad accertamenti tecnici non ripetibili, avrebbe mostrato difetti riconducibili alla scarsa qualità tecnica del materiale con il quale tali dispositivi sono realizzati.
Secondo il giudizio del Racis, laddove il condensatore interno del caricabatterie fosse stato costruito impiegando componenti elettrici in armonia con i criteri tecnici previsti dal decreto legislativo 86/2016, non si sarebbe verificata la scarica elettrica che ha causato la morte della 16enne.