Quando riformismo fa rima con proibizionismo. È la strana deriva che ha preso una parte del Partito Democratico, quella che fa capo al presidente della Regione Emilia Romagna e leader della minoranza interna Stefano Bonaccini.
Va letta in questa chiave la proposta di legge sorprendente presentata questa estate alla Camera dal deputato Andrea De Maria, recentemente nominato responsabile organizzazione del nuovo correntone di minoranza, Energia Popolare.
A darne conto è oggi Repubblica, che spiega cosa c’è all’interno di una proposta di legge che per il suo contenuto potrebbe essere tranquillamente ascrivibile alla destra-centro di Meloni, Salvini e Tajani. La pdl infatti propone di intervenire sul comma 5 dell’articolo 73 del “Testo unico sugli stupefacenti”, ovvero nella parte riguardante i fatti di “lieve entità”.
È qui che l’esponente Dem fa la voce grossa: la proposta è quella di inasprire le attuali pene, che verrebbero portate “da due a sei anni”, anziché “da sei mesi a quattro anni” come previsto oggi. L’obiettivo è “dare la possibilità al giudice di valutare opportunamente l’applicazione della custodia cautelare in carcere, attualmente preclusa dall’entità della pena edittale”. Dunque la conseguenza è quella di aprire ancora di più le porte delle carceri italiane, già traboccanti di detenuti condannati o in attesa di giudizio per reati legati allo spaccio di droga.
Una posizione, quella espressa da De Maria e dal correntone di minoranza che fa capo all’area “riformista” di Bonaccini, che cozza palesemente con la linea della segreteria Dem Elly Schlein: è noto che la leader Pd sia a favore della legalizzazione delle droghe leggere. Il programma del partito alle ultime Politiche, che vedevano ancora come leader del Nazareno Enrico Letta, era più “sfumato” ma di certo non repressivo come nella proposta di De Maria: si parlava infatti di “autoproduzione per il solo uso personale” con un massimo di quattro piante.
Ad attaccare sulla questione è Riccardo Magi, segretario di +Europa e da sempre in prima linea nella battaglia sulla legalizzazione: per l’esponente radicale “non è solo stupefacente ma anche politicamente molto grave che da un esponente del Pd arrivi una proposta di modifica della legge sugli stupefacenti che è persino peggiore di quelle proposte recentemente dal governo”. Per il leader di +Europa, “in questo modo di fatto si elimina la lieve entità per le sostanze cosiddette leggere. È l’opposto di quello che servirebbe fare, se si considera che già oggi in 7 casi su 10 per lieve entità si finisce in carcere, ma è anche l’opposto di quello che il Pd ha sostenuto nella scorsa legislatura votando in commissione per la mia proposta che toccava proprio questo punto”.
La proposta di De Maria innesca reazioni anche all’interno della comunità Dem. A partire da Bonaccini, che si dissocia dall’iniziativa presa dal responsabile organizzazione di Energia Popolare: “Quella di De Maria è una proposta legittima, ma non è la posizione di Bonaccini”, spiega il braccio destro del governatore, Davide Baruffi, sottosegretario in Emilia Romagna e responsabile Enti locali Pd. Lo stesso De Maria quindi interviene e prova a spiegare la sua pdl: “La proposta non è proibizionista – sostiene – È stata presentata questa estate, come la scorsa legislatura, per contenere il fenomeno del piccolo spaccio e nasce da un impegno preso nel 2018 rispetto a un esperienza sul campo, dopo un confronto con le forze dell’ordine”. De Maria aggiunge di sostenere anche la depenalizzazione della cannabis, anche se questa pdl inasprisce le pene proprio per la detenzione di lieve entità di droghe leggere. “È vero, ma spero che venga approvata insieme alla depenalizzazione”, conclude.