Governatori divisi
Giani e Bonaccini, la prima linea contro la moltiplicazione dei Cpr: “Parole al vento”
Il governatore dell'Emilia Romagna: "Parlano di autonomia e poi dall'alluvione ai migranti centralizzano tutte le decisioni senza alcun confronto con le Regioni e con gli enti locali, senza un piano condiviso". Quello della Toscana: "I Cpr sappiamo benissimo che finora hanno dimostrato la loro inadeguatezza"
News - di Redazione Web
Dopo Eugenio Giani anche Stefano Bonaccini boccia il piano del governo Meloni di moltiplicare i Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio) per affrontare la crisi migratoria che ha trovato completamente impreparato l’esecutivo, tanto che si è tornato a ventilare il fantasmagorico blocco navale, un cavallo di battaglia sepolto nella campagna elettorale. Quelle sui Cpr “al momento sono parole al vento. Per me di Cpr non se ne parla assolutamente” ha detto in un’intervista a Radio 24 il Presidente dell’Emilia Romagna. La proposta vuole portare a una moltiplicazione sostanziale dei Cpr, fino a dodici da aprire, almeno uno per ogni Regione. E i governatori si dividono.
“Non siamo disponibili a nulla se parliamo di parole al vento. Io sono abituato a discutere di cosa si vuol fare”, ha detto il governatore nell’intervista. “Se il Governo decide di fare tutto a Roma … parlano di autonomia e poi dall’alluvione ai migranti centralizzano tutte le decisioni senza alcun confronto con le Regioni e con gli enti locali, senza un piano condiviso” e quindi “se ne assumeranno la responsabilità, continueranno a sbagliare”. Bonaccini ha chiesto al governo impegno su quattro punti: un tavolo operativo sui migranti, accoglienza diffusa, equa ripartizione, stanziamento di fondi adeguati ai comuni per l’accoglienza dei minori non accompagnati che “sono tutti a carico degli enti locali”.
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Parole seguite a quelle del collega, anche questo di centrosinistra, tra i pochi rimasti, Eugenio Giani. “Mi aspettavo che emergesse una individuazione chiara dei modi con cui accogliere, e invece arriva una indicazione chiara su come si voglia buttare fuori. I Cpr sappiamo benissimo che finora hanno dimostrato la loro inadeguatezza”. La Toscana al momento è sprovvista di Cpr. Scettico anche il governatore leghista del Veneto Luca Zaia: “Ciclicamente vien fuor la partita dei Cpr, però forse la grande operazione da fare è costringere l’Europa a occuparsi dei flussi migratori visto e considerato che ora soltanto l’Italia si sta occupando di questo”.
Al momento i Cpr in Italia sono dieci, contando anche quello di Torino, chiuso per danneggiamenti. Si trovano a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza), Trapani, Gradisca d’Isonzo, Macomer (Nuoro) e Milano. Entro due mesi dovrebbe essere pronta una lista di edifici da consegnare al ministero della Difesa. Dovranno essere lontani dalle città, a bassa densità abitativa, perimetrabili e controllabili. Al vaglio diverse zone industriali in Calabria, Campania, Abruzzo, Molise, Marche, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Veneto e Trentino Alto Adige. La premier ha annunciato in conferenza stampa la modifica del termine di trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri di chi entra illegalmente in Italia fino “al massimo consentito dalla normativa europea, ovvero 18 mesi” e che “non riguarda i richiedenti asilo per i quali oggi il termine massimo è già di 12 mesi e non sarà modificato”. La vigilanza sarà affidata a polizia e carabinieri.
Anche il prossimo Consiglio dei ministri di lunedì si occuperà del caos nella gestione dei migranti. Il vice primo ministro e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, continuando a rivendicare i numeri degli sbarchi quando era ministero dell’Interno nel governo Conte 1, insiste: “Semplificare i tempi per le procedure per le espulsioni, ma il processo va bloccato a monte. “Come svuotare il mare con un bicchiere d’acqua”, ancora Zaia. Per la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein la soluzione è l’accoglienza diffusa.