I live sold out
Le quattro giornate di LIBERATO a Napoli
Tre giorni a Piazza Plebiscito, un concerto per i detenuti tossicodipendenti al carcere di Poggioreale. Il claim degli eventi: TOURNAMM' A CAS
Cultura - di Antonio Lamorte
Ancora dovevano finire le Quattro Giornate di LIBERATO a Napoli che già si sprecavano i paragoni con lo storico concerto del 19 settembre, giorno di San Gennaro, del 1981 di Pino Daniele con la sua Superband a Piazza del Plebiscito. Gli anni d’oro del Neapolitan Power quelli, gli anni di una Napoli friggitoria a cielo aperto, assaltata dai turisti, iper raccontata e mega virale tra serie tv e Tik Tok questi di oggi. Per tre sere consecutive il cantante anonimo, misterioso, intabarrato ha portato circa 25mila persone nella piazza simbolo della città, tre sold out consecutivi. Quando la settimana scorsa è stato annunciato un concerto al carcere di Poggioreale per i detenuti tossicodipendenti le giornate sono diventate quattro. LIBERATO ha avuto una sola richiesta: quella di suonare nel giorno di San Gennaro nell’Istituto di pena.
A Piazza del Plebiscito si è riunita una Napoli trasversale tra età e classi sociali, tanta gente anche da fuori arrivata con i pullman, turisti. In poco più di sei anni LIBERATO ha costruito un progetto fresco e catchy, a volte artefatto e paraculo, di ottime canzoni pop, amori disperati nello stile neomelodico e ragazzi e ragazze che sfrecciano a bordo di scooter tra i vicoli e sul lungomare. Ha ricostruito un immaginario, una Napoli da dancehall e souvenir. Significativo che sia arrivato a questo appuntamento anticipato più dall’entusiasmo del pubblico che dal chiacchiericcio sulla sua identità misteriosa che a intervalli regolari conosce picchi di attenzione mediatica ma che ormai stuzzica soprattutto i giornalisti. LIBERATO si è confermato, ha portato un live potente di quasi due ore ricco di effetti speciali sabato 16, lunedì 17 e martedì 18 settembre. TOURNAMM’ A CAS il claim dell’evento.
L’ultima volta a Napoli aveva suonato a Napoli allo Stadio Diego Armando Maradona per lo Scudetto: piano e voce. La prima a Rotonda Diaz: 20mila persone, era appena il 2018. GUAGLIÒ apre il concerto dopo un climax campale. Sul palco cinquanta metri per venticinque sono in quattro, con l’immancabile sirena. Una manciata di bocche sparano fiamme alte una decina di metri, tre schermi per trecento metri quadri, una struttura che si alza e si abbassa e vela il palcoscenico. LIBERATO allucca, “ve piace o reggaeton o no?”, fa partire la sirena, spara qualche “kitem****to” e altre male parole e sparate al limite del sessismo che non tutti apprezzano ma che sembrano anche quelle tattiche. Chiede: “Pusat sti sf***imm e cellular!”. E infatti dall’inizio alla fine ci sarà più gente a riprendere e a postare che a ballare – uno spreco per un concerto del genere -, anche merito della scenografia di Quiet Ensemble e Martino Cerati con supervisione di Filippo Rossi.
Il live è un caleidoscopio elettronico, piacione, funky, R&B, neomelodico, urban e latino. Dal karaoke resta fuori O’Dj, il pezzo per la colonna sonora del film Mixed by Erry di Sidney Sibilia. Entra un accenno a O surdato ‘nnammurato e alla Tammurriata Nera, il ritornello tormentone social e trash di qualche anno fa Ginza Reggaeton di Sharon, House Music di Eddie Amador. Si susseguono OI MARÌ, GUAGLIUNCELLA NAPULITANA, ANNA, 9 MAGGIO con Calcutta. Il concerto spicca il volo su ME STAJE APPENNENN AMÒ, NUN CE PENZÀ, WE COME FROM NAPOLI. Prima del finale l’ambizioso medley tammurriata con corpo di ballo coreografato da Marianna Moccia del collettivo Funa. A chiudere TU T’E SCURDAT E’ME e O CORE NUN TENE PADRONE mentre sugli schermi si susseguono scorci di Napoli. Fuochi e fiamme, luci, fluorescenze. La rosa, simbolo dell’artista che pure più di qualcuno ha sventolato in aria durante il concerto, compare sullo schermo del palco vuoto.
Per entrare a Poggioreale a LIBERATO è stata concessa una proroga: per tutelare la sua identità – l’ultima e più accreditata ipotesi è quella del producer Gennaro Nocerino, mai nessuna conferma. Subito disponibile all’invito per la manifestazione “Degni di nota” dell’associazione IV Piano attiva all’interno del carcere, il cantante si è esibito con la sua formazione nel piazzale antistante la chiesa grande dell’Istituto davanti a un centinaio di detenuti tossicodipendenti. Non la prima volta che l’associazione invita artisti, soltanto una delle attività a sostegno di chi in carcere neanche ci dovrebbe stare. “Tutt’ a post guagliù, stann’abballann!”. Dopo i primi pezzi il permesso ai reclusi almeno di alzarsi sul posto. Il regista Francesco Lettieri, sodale del cantante, a riprendere tutto come in piazza del Plebiscito – non è dato sapere al momento cosa ne sarà di quel materiale. “Poggioreale, chest è pe tte ammò, è sul pe tte!”. Quasi un’ora di canzoni, standing ovation alla fine. Si è sciolto il sangue di San Gennaro al Duomo, per un po’ di musica si è sciolto il sangue nelle vene di qualcuno a Poggioreale.