È un uomo accusato di avere ucciso per procura, 35 anni fa, la moglie di un pastore protestante – perché quell’uomo “di chiesa” aveva debiti e in quel modo riscuoteva una assicurazione. La giuria 35 – t-r-e-n-t-a-c-i-n-q-u-e anni fa aveva deciso per una condanna a vita 11 a 1, ma il giudice aveva comunque decretato la pena capitale.
Se accadrà, sarà la prima volta nella storia umana che un metodo che non è permesso per uccidere gli animali (i maiali, i bovini, gli agnelli, i polli), sarà usato per uccidere un essere umano, senza averlo nemmeno potuto testare prima, attraverso la nytrogen asphyxia: soffocati perché l’azoto che compone l’aria per il 78,09%, se immesso nel sistema respiratorio, sostituisce l’ossigeno nei polmoni e crea la morte per soffocamento.
È un metodo ingegnoso, non ha bisogno nemmeno dei tre farmaci che compongono il cocktail dell’iniezione letale, le cui siringhe e il tubo che canalizza le sostanze sono conservate con orgoglio nel Texas Prison Museum di Huntsville, la capitale carceraria del Texas, leader americano delle esecuzioni, come è lì conservata con orgoglio e successo per 30 mila visitatori l’anno, alla fine di un corridoio, “Old Sparky”, la sedia elettrica di legno che è stata pensionata proprio dall’iniezione letale. Dal 1982 è entrato in vigore come sistema di ammazzamento di stato il “cocktail”: la prima sostanza iniettata è una dose molto elevata di penthotal, o pentobarbital (un barbiturico per addormentare molto potente).
La seconda sostanza iniettata è il pavulon, il pancuronio, che servirebbe a rilassare i muscoli e paralizzare il diaframma, impedendo il movimento dei polmoni. E la terza sostanza, che è destinata a fermare il cuore, è il cloruro di potassio. Ci si è arrivati dopo che le esecuzioni capitali erano state messe fuori legge dalla Corte Suprema americana perché gli altri metodi erano “unusually cruel”. Con l’iniezione letale, da fuori, per chi guarda, normalmente, sembra che il condannato a morte si distenda e si rassereni (primo farmaco). Poi, mentre il corpo esplode dentro è paralizzato e non ci sono segni della sofferenza sotto la superficie (è tortura, ma rassicurante per chi guarda, perché il condannato sulla gurney, sulla lettiga, con le braccia a croce, non può gridare, muoversi, cambiare espressione. Per sicurezza, il cianuro di potassio ferma il cuore. Si usa per estrarre e separare i metalli, ma le persone sono un po’ più fragili. È un veleno assoluto, ne basta poco e il cuore si ferma. Come il curaro è vietato usarlo per gli animali.
Era ritenuta un progresso, come la ghigliottina fu un progresso scientifico, nel tentativo di ridurre il tempo e la sofferenza della decapitazione. Un progresso perché sembrava rimuovesse l’ostacolo alle esecuzioni capitali che la Corte aveva dichiarato “unusually cruel” quanto al metodo, non in sé. E per questo dal 1976 sono diventate legali di nuovo e nel 1982, dopo averla sperimentata per finta sulle guardie -alcune delle quali vomitarono dopo le prove, con la lettiga che si muoveva perché il finto giustiziato combatteva – e così decisero per le cinte di cuoio che immobilizzavano e per fissare al pavimento la lettiga della morte – sono iniziate le esecuzioni “pulite”.
Doveva essere e sembrava non più “unusually cruel”, come era stata decretata la camera a gas, quella che a St. Quentin, in California, aveva ucciso per l’ultima volta Cheryl Chessman, il “giocatore di scacchi”, come recitava il suo nome, che aveva combattuto per 13 anni contro lo stato senza avvocato per dimostrare la propria innocenza e poi aveva perduto. Nel 1960 il caso fu così grande che anche dall’Italia i principali giornali mandarono un inviato per quella esecuzione famosa. Pubblicarono i disegni della camera a gas, con la fessura in basso della porta ermetica blindata, attraverso cui si faceva cadere in una bacinella una pasticca di cianuro e, nella camera ermetica, si sprigionava il gaso che in tre minuti provocava la morte, asfissiati. Era così orribile che fu l’ultima volta.
Ma anche l’esecuzione letale era una mostruosità, anche se sembrava più pulita della lapidazione. Tortura nella tortura, neanche la possibilità di urlare, in una finta serenità. E le persone, i condannati, non sono tutti uguali. Cambia il corpo, l’assuefazione ai farmaci, la resistenza, la vita da tossici e la debilitazione del carcere tante volte rende fragili le vene. Non si trova quella giusta, l’ago esce, non basta neanche quello di “back up”, nell’altro braccio. Qualche sostanza si disperde. E così aumenta il numero delle “botched executions”, le esecuzioni che vanno a male, con agonie descritte dai testimoni di tre, 40 minuti. Trattiamoli come animali e sarà un progresso. Ma nemmeno come animali o ci sarebbe un grande movimento di persone inorridite. E combattive.
Nel 2010 un velo è caduto sull’iniezione letale e per una iniziativa tutta italiana, Nessuno Tocchi Caino e Comunità di Sant’Egidio, sostenuti dal ministro degli Esteri Frattini, è diventato irreperibile e inutilizzabile, progressivamente, uno dei tre farmaci, il pentobarbital. Era un farmaco non importante, che veniva prodotto come sedativo dalla farmaceutica americana Hospira, oggi acquisita dalla Pfizer, che allora aveva una sussidiaria in Lombardia. La casa farmaceutica si difendeva dicendo che il farmaco era per gli ospedali e che non era responsabile degli accordi di distribuzione. Chi scrive concordò con Ministero degli Esteri e della Sanità le implicazioni legali sul “bugiardino”, con responsabilità del produttore anche per mancato controllo sulla catena di distribuzione e per un uso non sanitario. In tre giorni la produzione fu sospesa. Da allora tutti i produttori mondiali hanno fatto lo stesso e reso indisponibile quel farmaco, uno dei tre, al cocktail mortale. Un granello di sabbia nel meccanismo.
Le esecuzioni sono diminuite stato per stato, anno dopo anno. Ma stato per stato, in America, sono stati riammessi antichi metodi per uccidere e sono state tentate nuove strade: dosi più massicce degli altri farmaci, ma in più di un caso l’effetto “paradosso” di morti più lente e mostruose. Nuove procedure non testate e oggi la grande invenzione dell’asfissia da azoto. Arriva dall’Alabama, dopo che per tre ore hanno cercato una vena buona, quest’anno, per Joe Nathan James, senza riuscirci, e lo stesso con Alan Miller. Dopo tre fallimenti è stata inventata la mascherina con il tubo, solo che al posto della ventilazione che ha salvato tanti con il Covid, c’è la de-ossigenazione con l’azoto usato come veleno. La pena di morte, sempre, abbassa lo stato e l’intera società al livello di chi uccide. Lo fa a sangue freddo, verso chi è già detenuto, mentre il peggiore criminale lo fa sempre “in situazione”.
Non restituisce mai la vita alle vittime ma aggiunge sempre una morte a una morte già avvenuta: e ne crea di nuove, sempre innocenti, che sono i familiari del condannato, qualunque sia il reato di cui si tratta, congelando anche chi ha subito una perdita nella voglia di vendetta e di risarcimento per anni, come se, dopo anni, in quel giorno, si potesse essere guariti dalla ferita che si è ricevuta. Ma qui siamo oltre. Il rispetto della vita è una cartina di tornasole del livello della civiltà di una società, un popolo, uno stato, il nostro mondo. “È sempre inammissibile”, recita il Catechismo della Chiesa Cattolica, nella formulazione che papa Francesco ha voluto raccogliendo le indicazioni dei pontefici che l’hanno preceduto, da Paolo VI a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ogni persona, anche chi ha compiuto – e molti sono innocenti e mal difesi – crimini orribili, rimane una persona e ha una dignità umana inviolabile. La cultura della morte si può vincere solo con una cultura della vita.