Parola all'ex ministra
Intervista a Livia Turco: “Contro la Meloni serve la rivoluzione della dignità”
«La politica della disumanità e della negazione della realtà attuata dal governo si è rivelata fallimentare. La forza della vita e della solidarietà è più potente dell’odio razzista»
Interviste - di Umberto De Giovannangeli
Livia Turco, una vita a sinistra. Più volte parlamentare, già ministra per la Solidarietà sociale (1996-2001) e ministra della Salute (2006-2008), oggi fa parte della Direzione nazionale del Pd. In ogni momento della sua intensa vita politica, ha coniugato ragione e sentimento, lasciando trasparire le proprie emozioni e una partecipazione emotiva che va controcorrente soprattutto oggi, in una politica fredda, incapace di empatia. E in questa conversazione con l’Unità, la “compagna Livia” usa una bella parola, entrata in disuso nel vocabolario politico, e sentimentale, della sinistra. Quella parola è “rivoluzione”. La rivoluzione della dignità umana. Contro la “disumanità” dei respingimenti e altro.
Quella che sta volgendo al termine è una estate segnata da tragedie umanitarie senza soluzione di continuità. Le stragi in mare, quelle sul lavoro. Dal Mediterraneo a Brandizzo. Come reagire?
Costruendo la rivoluzione della dignità della vita umana contro la disumanità crescente, contro la perdita del valore della vita! Questa estate cupa in cui abbiamo visto corpi abbandonati nel mare, femminicidi inauditi, persone morte nelle carceri e la durezza della vita in quei luoghi, operai, morti sul lavoro, solitudini di anziani, giovani senza mete, giovani sfruttati nei loro lavori, non può costituire una parentesi. Dobbiamo assumere il profondo discorso del presidente Sergio Mattarella svolto al meeting di Rimini, dobbiamo assumere le sue parole come un progetto di vita personale, di pratica sociale e anche di un programma politico. Dobbiamo uscire da quel torpore che ci vede indifferenti rispetto a questo sciupio della vita umana. Dobbiamo squarciare questa torbida indifferenza che ci avvolge e rimetterci in moto come cittadini consapevoli di se stessi e del valore della vita. La Cura della vita, la rinascita della dignità umana deve essere la stella polare di una azione quotidiana che ci veda impegnati come persone e di un progetto di rinascita della politica. Ma cosa è la sinistra se non è capace di promuovere la Cura della vita?
La sua, è una sfida a tutto campo, valoriale, identitaria, politica nel senso più alto e nobile del termine.
Si tratta di un processo impegnativo, culturale, di responsabilità individuale, di pratica sociale e di scelte politiche. Si tratta di operare una rottura antropologica che già il Covid-19 aveva reso evidente. Dobbiamo liberarci da quella cultura che riduce la persona a consumatore, all’io solipsistico che rompe tutti i legami sociali, che esalta la competizione individuale, che banalizza la libertà individuale, che riduce la libertà sessuale a esibizione di corpi e che riduce la politica alla ipertrofia dell’io, alla carriera, alla competizione individuale al puro apparire. Questa cultura è penetrata molto profondamente nella nostra società e ha contagiato anche noi, il mondo della sinistra. Per fortuna esistono gli anticorpi, troppo nascosti, per nulla valorizzati nella scena pubblica e nel dibattito pubblico. Sono quegli uomini e quelle donne che hanno scelto la strada della gratuità e del dono, che hanno continuato a costruire comunità, hanno creduto nella forza del noi e sono riusciti a bonificare le periferie, a incontrare gli immigrati e a costruire con loro convivenza, a far crescere i nostri figli e dare ascolto ai giovani, a fare compagnia ai nostri vecchi, a costruire sulla forza dell’inclusione sociale e della valorizzazione del capitale umano una nuova economia e a ridare senso alla democrazia costruendo le piazze del dialogo, dell’incontro e del confronto.
Che messaggio si sente di lanciare dalle colonne del giornale fondato da Antonio Gramsci?
Sinistra parti da questa Italia, quella bella che stiamo vedendo nelle tante Feste dell’Unità dove troviamo uno straordinario volontariato motivato dalla ricerca del riscatto sociale, animato da grandi ideali. Parti dalla bella e grande battaglia della dignità del lavoro, della lotta al lavoro povero che Elly Schlein ha perseguito con determinazione. Parti da qui per rompere l’indifferenza contro le tante disumanità ed affermare la bellezza e il valore della vita. Assumi come idea luminosa del tuo progetto la Cura della Vita. La società che si prende cura significa un modello di sviluppo basato sulla crescita dei grandi beni comuni come l’ambiente, la scuola, la salute. Significa un modello di sviluppo in cui l’inclusione sociale e la valorizzazione del capitale umano sono promossi e perseguiti da tutti i soggetti economici e sociali perché rende l’economia più forte e più competitiva. La Cura della Vita significa ripensare i tempi della vita, ridurre l’orario di lavoro, promuovere il diritto e dovere alle pluri attività, in cui ci sia il dovere per ciascuno di noi di dedicare del tempo alla società e agli altri. La Società della Cura è la società globale, che si ostina a promuovere i diritti umani in ogni parte del mondo perché noi siamo persone interconnesse e la globalità fa parte della nostra vita. La cura della vita promuove una democrazia il cui ingrediente sia la relazione con l’altro, la costruzione di comunità e dunque la capacità di rappresentanza e di decisione politica, perché i tempi della politica devono essere in sintonia con i tempi della vita delle persone e dunque decidere significa rispettare la vita delle persone. La società che si prende Cura della vita è una società generativa che vive della solidarietà tra le generazioni, che costruisce una relazione di fiducia e di stima tra uomini e donne, in cui finalmente l’autorevolezza femminile è riconosciuta in ogni ambito e in ogni attimo della vita. La società che si prende cura della vita non solo combatte giustizie e diseguaglianze ma guarda sempre alla persona che ti sta accanto, unisce la pratica sociale con la battaglia ideale e culturale. La società che si prende Cura della Vita è quella che alza lo sguardo ma è radicata nel giorno per giorno, propone visioni di società ma non consente che ci sia un pezzo di strada abbandonato, un campo lasciato senza acqua, un bambino abbandonato.
Migranti. Le stragi di innocenti. L’Europa li respinge, l’Italia, per bocca del vice premier Salvini evoca l’uso della Marina militare per fermare gli sbarchi, mentre la premier Meloni continua ad esaltare il Memorandum Europa-Tunisia e rilanciare la linea securitaria.
Siamo di fronte al totale fallimento della politica basata sulla disumanità e sulla negazione della realtà. Come possa la Meloni esaltare Madre, Patria, Dio, e poi basare la sua politica su: “Non venite a romperci la scatole, a inquinare la bianchezza della nostra pelle, non partite anche se il costo è morire dove siete”. Ma la forza della vita è potente, tanto più in chi è disperato e non ha nulla da perdere. E dunque nonostante i figli spinati, le violenze e le vessazioni, partono. Ormai da tanti anni accade ed anche una ostinata nemica degli immigrati dovrebbe imparare qualcosa dal tempo che passa. La politica della Fortezza Europa, della difesa dei nostri confini, costi quel che costi a dire il vero fu varata con il Patto Ue-Turchia nel 2016 dove a Turchia e Grecia andarono consistenti finanziamenti per svolgere il compito di fermare i migranti, allestire campi di concentramento nelle isole greche che dovevano trattenere i migranti, analizzare le domande di asilo e poi inviare in Turchia chi ne aveva diritto per poi inviarli in alcuni paesi europei. Seguì l’accordo con la Libia e ora quello con la Tunisia e l’incredibile imbroglio con il presidente Saied. Tanta ferocia per vedere comunque aumentare i flussi. Il Patto Europeo per le migrazioni varato il 3 settembre 2020 prevedeva anche la riforma del Trattato di Dublino e l’equa ripartizione dei migranti tra gli Stati. Sappiamo come è andata. E su questi punti la Meloni ci ha tenuto a ribadire che non sono questioni importanti. Lo dice per non dispiacere ai suoi amici sovranisti.
Come costruire una proposta alternativa?
Apprezzo molto l’impianto culturale e le proposte concrete contenute nel Documento varato dalla segreteria del Pd. Ci vuole un approccio globale all’immigrazione, come fu discusso nel Vertice di Tampere nel 1999, per l’Italia vi partecipò Giorgio Napolitano. Colpisce leggere quei materiali perché conferma non solo la sua lungimiranza ma anche quanto tempo si è perso e quante morti sono avvenute per colpa di una politica miope e disumana.. Bisogna fare i conti con l’Africa, costruire accordi di sviluppo, di crescita economica, di scambio culturale di promozione dei diritti umani; bisogna rendere convenienti e praticabili gli ingressi regolari e bisogna promuovere politiche di convivenza dando grande sostegno ai Comuni. Il Pd di Elly Schlein ha promosso un cambio di passo sul tema e con determinazione propone una nuova legge quadro sull’immigrazione che superi la Bossi Fini entro ottobre.. Questo è molto importante. Un punto fermo. La sinistra deve avere il coraggio della realtà e la forza dell’umanità. La sfida è sull’idea di società. Alla Società della Razza Bianca della Meloni dobbiamo opporre La Società della Convivenza e della Cittadinanza Plurale. Per farlo dobbiamo e possiamo attingere dalla Italia della Convivenza che già c’è e che possiamo trovare nelle scuole, nei reparti di maternità, nei luoghi di lavoro, in tanti quartieri delle nostre città, in tanti piccoli paesi. Bisogna farla vedere questa Italia della Convivenza, bisogna narrarla, bisogna guardare in faccia ed ascoltare quelle migliaia di persone che non solo salvano vite, portano cibo e medicinali ma che costruiscono relazioni, scambi culturali, promuovono formazione ed educazione.
Per questo da diversi anni ho maturato l’ausilio, il desiderio di vedere promosso da una città, da una Regione un Forum Nazionale sulla Società della Convivenza che raccolga e faccia vedere e parlare le tante buone pratiche, i tanti successi della convivenza. Ci sono le forze, le disponibilità, le esperienze per contrastare gli “imprenditori della paura”. Bisogna sconfiggerli, con la forza della realtà, con la sfida di una società nuova e con la forza della umanità.