La decisione

Cannabis light ‘fuorilegge’, per il governo proibizionista l’olio Cbd è una droga e si può vendere solo in farmacia

Un provvedimento oscurantista e ideologico che mette in crisi un intero settore e chi ci ha investito. Intanto, il governo favorisce i 'poteri forti' dando l'esclusiva di vendita alle farmacie. Al decreto del Ministro della Salute Schillaci risponde Magi di +Europa

Salute - di Redazione Web - 22 Settembre 2023

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Cannabis light e Cbd si vendono in farmacia

Un blitz della maggioranza, a nome del Ministro della Salute Orazio Schillaci, ha criminalizzato l’olio Cbd classificandolo come sostanza stupefacente. Il provvedimento è contenuto in un decreto inserito in Gazzetta Ufficiale lo scorso 21 agosto. In questo modo, considerato che da allora i prodotti derivati da Cbd sono in pratica diventati una droga, potranno essere venduti solo in farmacia. Che gli smart shop si mettessero l’anima in pace. Così come un intero settore del quale fanno parte tante piccole e medie imprese anche agricole. Così il governo Meloni, per motivi ideologici e di consenso, ha espresso tutta la sua anima proibizionista ed oscurantista punendo tanti giovani imprenditori e privilegiando il settore farmaceutico.

Cannabis light e Cbd si vendono in farmacia

L’idiozia proibizionista non conosce limiti. Da oggi in Italia sarà vietata la vendita libera di alcuni prodotti a base di Cbd, come oli e cibi, che potranno essere acquistati solo in farmacia. E per produrli serviranno autorizzazioni sanitarie specifiche. Con un decreto pubblicato lunedì 21 agosto in Gazzetta, il governo Meloni ha infatti incluso il cannabidiolo per somministrazione orale nelle tabelle delle sostanze stupefacenti“. A sottolinearlo in una nota è il segretario di Più Europa Riccardo Magi. “Peccato – aggiunge – solo che il Cbd non è una sostanza stupefacente: ciò che è davvero stupefacente è che il governo Meloni vieta una sostanza che ha gli stessi effetti di una camomilla e la spaccia per guerra alla droga“.

+ Europa

Non lo diciamo noi. Lo dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità: il Cbd non può essere classificato come una sostanza controllata, poiché non crea dipendenza e non comporta alcun danno per la salute umana. E lo dice anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea: nel 2020 ha stabilito che gli stati membri non possono vietare la vendita dei prodotti a base di Cbd. Ci aveva già provato il governo Conte II, Roberto Speranza. Ma dopo una serie di proteste, il decreto fu giustamente sospeso. Da anni c’è questo tentativo bipartisan, fondato sul mix tra proibizionismo e ignoranza sulla materia, di uccidere un settore in forte crescita, con tante piccole e medie imprese, anche agricole, gestite da giovani, che potrebbe rappresentare un asset per il tanto evocato ‘Made in Italy’“, conclude Magi.

Antiproibizionisti ‘ignoranti’

Ci sono, infatti, tre aspetti in particolare che cozzano con tale decreto. Il primo è sanitario, l’Oms non ha mai detto che il Cdb è una droga o che sia nocivo. C’è una motivazione giuridica: la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha affermato nel 2020 gli stati membri non possono vietare prodotti a base di Cbd. Infine, c’è una componente commerciale. Che non riguarda solo le aziende che si sono indebitate e magari creato lavoro per poi essere ‘spezzate’ da questo esecutivo. Il problema è relativo alla concorrenza estera. Infatti non vi è una regolamentazione sull’importazione dei prodotti derivati dal Cbd, da altri paesi nei quali essi sono legali. Questo tenderà a penalizzare i soli produttori italiani. Alla faccia della maggioranza sovranista.

22 Settembre 2023

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