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Giuseppe Conte, il leader inconsistente e senza sostanza del Movimento 5 Stelle

Giuseppe Conte, il leader inconsistente e senza sostanza del Movimento 5 Stelle

Pensando a Giuseppe Conte e al “suo”, adesso tutto suo, Movimento 5 stelle, assodata l’evaporazione almeno apparente del timoniere iniziale Beppe Grillo, chissà perché torna in mente la Tavola dei pesi specifici, come stava sul banco accanto ai quaderni nei giorni delle scuole medie: acciaio, acqua ossigenata, alcool etilico, alluminio, amianto, ammoniaca, ardesia, argento… calce viva, caucciù, carta, cemento… ecco, qui, dovrebbe a un certo punto esserci Conte, peccato che invece seguano creta, cristallo e addirittura cuoio, e di Conte non un cenno, non una percentuale.

Si comprenda il piano metaforico, parliamo, nel nostro caso, di una ideale Tavola dei pesi specifici politici, nella quale proprio Conte, leader ormai unico del movimento già associato per definizione spettacolare a Grillo, dovrebbe figurare, un istante prima di lasciare posto al diamante. Invece, sarà forse una sensazione, continua a non esserci traccia della sua sostanza, come dire, la “materia Conte”. Mettendo ora da parte ogni pregresso, l’inenarrabile circostanza che lo ha visto, e noi con lui a fare caso al prodigio inaspettato, nel ruolo di presidente del Consiglio, l’unico dato che c’è modo di ravvisare della sua esistenza, appunto, politica in vita riguarda dubbi e schermaglie che presso molti osservatori si manifesta affiancando il suo volto da professionista di studio legale ai volti diversamente significanti del Partito democratico, se insomma una possibile alleanza o semplice temporanea coabitazione tra tali sostanze possa risultare credibile. O magari non si debba far ritorno a una canzone di Fabrizio De André, “Un chimico”, l’impossibile vicinanza tra ossigeno e idrogeno: “Soltanto una legge che io riesco a capire ha potuto sposarli senza farli scoppiare…”.

I professionisti della satira, trattando di Conte, fanno riferimento ora alla “pochette” ora ai modi propri, al tratto cerimoniale di provincia, talvolta alla sua devozione al frate di Pietrelcina, ravvisando infine nel destino della persona del professionista, dell’avv. Conte un caso fortunato, se non le stimmate del miracolato, magari da san Giuseppe da Copertino, pugliese come lui, provetto di estasi e levitazioni, e per queste ragioni non meno apprezzato dal genio conterraneo Carmelo Bene. Quanto invece al resto, il pensiero stesso di Giuseppe Conte, sia in presenza e ancor di più in prospettiva, sembra suggerire, lo si è detto, un corpo evanescente. Certo, dalla sua brilla il risultato del reddito di cittadinanza, destinato però alla dimenticanza, come sempre avviene con le grazie ricevute. Tuttavia, semplicemente immaginarlo, leader di una possibile sinistra “ulteriore”, appare altrettanto improbabile alle pupille di chi, della sinistra, custodisce una nozione propria, storicamente, geneticamente, ontologicamente riconoscibile, dunque in quale punto della materia e dell’antimateria politica c’è modo di semplicemente intuire l’esistenza stessa di Giuseppe Conte?

Il suo eloquio, la prossemica, i modi da avvocato cui rivolgersi al momento di un ingiusto subìto pignoramento o questioni di enfiteusi, appaiono insufficienti a tracciarne il profilo, impossibile scorgerlo mentre si rivolge a una possibile “massa”, più semplice ritrovarlo ai bordi di un capannello di pensionati bisognosi di lumi su ogni possibile cessione del quinto. Resta su tutto la sua essenza fantasmatica in blazer, e ancora la sensazione in parte già remota dell’ircocervo di pulsioni che prese nome Movimento 5 stelle nel suo momento di genesi, tra ribellismo demagogico, venature mussoliniane, antifascismo, terrapiattismo, scie chimiche, complottismo e forse perfino unicorni…

D’improvviso, ecco giungere l’immagine in grado di suggerire plasticamente una possibile consonanza tra Pd di Elly Schlein e M5S di Conte. Esattamente gli unicorni, evocati dalla segretaria dem che si è nutrita al punto da rivendicarla come un manifesto dalle suggestioni dei giochi di ruolo fantasy, gli stessi che stavano a cuore alla scrittrice Michela Murgia, e l’elemento fiabesco narrativo che i grillini, almeno al tempo di Casaleggio padre, custodivano come tavole degli elementi interpretativi.

Forse in definitiva non restano che gli unicorni, sapranno però mai questi ultimi, creature fatate, tra prolungata infanzia, Urania e storia infinita, pronunciare parole dirimenti rispetto alle molte questioni che attengono al governo di un Paese? Riprovo ancora a consultare la Tavola dei pesi specifici, peccato che da sughero si passi direttamente a zinco e infine a zolfo. Giuseppe Conte forse è solo un falso ricordo, ciò che in psichiatria si chiama paramnesia. E se fosse invece un unicorno lo stesso Giuseppe Conte?