La rubrica
La finta democrazia che ci avvolge
La nuova rubrica Sottosopra: l’attuale mondo rovesciato e la necessità, urgente e inderogabile, di (ri)mettere le cose dritte sui piedi
Editoriali - di Mario Capanna
La tragedia delle democrazie moderne è che non sono ancora riuscite a realizzare la democrazia. (J. Maritain)
Gran cosa, la democrazia. Ma dov’è finito il “potere del popolo”? I cittadini si sentono per lo più privati della loro “sovranità”. Perché? Che cosa è successo? Da molto è in azione un potente meccanismo, minutamente articolato e al tempo stesso concentrico, che utilizza le risorse della Terra, il denaro (il profitto), la tecnica, la scienza e gli stessi esseri umani, al fine principale di incrementare se stesso.
Tale meccanismo si consolida in base al principio “Tina” (There is no alternative: “non c’è alternativa”), coniato dal primo ministro inglese Margaret Thatcher, per esaltare l’economia liberista. Il sistema economico, fondato sul criterio di lavorare in meno per lavorare di più (la famosa produttività), condanna la maggior parte dell’umanità a fare nulla, nel sottosviluppo e nell’inedia. Non a caso aumentano i poveri anche nei Paesi a capitalismo avanzato. Ma la globalizzazione non avrebbe dovuto essere la cornucopia di benefici per tutti? Tuttavia non lagniamoci e godiamoci la vita, da bravi consumatori: auto veloci, sacri fine settimana, discoteche, stadi, televisori, computer, cellulari, cibo a iosa fino all’obesità, psicofarmaci…
Nell’euforia del consumismo, siamo “liberi” di farci imbesuire dal bombardamento continuo della propaganda, ovvero di quella merce, molto redditizia per chi la produce, che per pigrizia continuiamo a chiamare “informazione” (e per farci inebetire paghiamo anche un apposito canone…). La conseguenza è che veniamo competentemente manipolati a essere incompetenti, e riteniamo che la “democrazia” consista nel dare la delega a coloro che ci manipolano così competentemente.
Risultato: ora siamo così idioti – per i greci idiòtes era colui che si occupa solo del “proprio particolare”, contrapposto all’interesse pubblico – da accettare di buon grado il meccanismo di cui si parla all’inizio. La nostra passività è il suo carburante. I cittadini, più o meno confusamente, avvertono tutto questo e circa la metà di loro, guarda caso, non va più a votare. Questa protesta passiva, se vuole essere efficace, va resa attiva.
Per sconfiggere la poderosa fabbrica dell’idiozia a presa rapida, vanno costruiti gli ambiti, i più diffusi possibili, della democrazia diretta, perché il cuore vivo della democrazia è la partecipazione, non la delega. E bisogna sempre ricordare che la democrazia non è data una volta per tutte: perderla è facile. Proprio perché non è gratis, richiede la fatica consapevole della sua costruzione.