La morte del capomafia
Le donne e gli “amori” di Messina Denaro: dalle fidanzate alle sorelle, chi ha protetto la latitanza del boss di Cosa Nostra
Matteo Messina Denaro, il boss mafioso di Castelvetrano morto a 61 anni dopo giorni di agonia, porta con sé nella tomba segreti e misteri di Cosa Nostra, ma anche una serie di donne e relazioni sentimentali che hanno avuto un ruolo chiave nella sua trentennale latitanza.
Arrestato il 16 gennaio del 2023 presso la clinica La Maddalena di Palermo dove si stava curando per un tumore al colon al quarto stadio, Le condizioni di Messina Denaro erano peggiorate un mese fa, dopo due interventi, ed era stato ricoverato presso il reparto detenuti del nosocomio. Il boss negli ultimi tempi era stato prima sottoposto alla terapia del dolore e quindi sedato. Le visite dei familiari ammessi erano state sospese nelle ultime settimane.
Ad assisterlo la nipote e legale Lorenza Guttadauro, ma anche la figlia Lorenza Alagna: quest’ultima era nata durante la latitanza e recentemente aveva chiesto e ottenuto di portare il cognome del padre. Il boss aveva infatti firmato davanti a un ufficiale di stato civile il riconoscimento della figlia, nata il 17 dicembre 1996 e registrata all’epoca con il cognome della madre Francesca detta “Franca” Alagna.
Dopo la nascita della primogenita del boss, Franca Alagna andò a vivere dalla suocera insieme alla neonata. Una volta diventata maggiorenne, sia Lorenza che la madre ottennero il “permesso” di andare a vivere lontano da Castelvetrano: proprio la “ribellione “ e il fare distaccato dai canoni della famiglia aveva creato nel boss un distacco forte dalla figlia, sostanzialmente ripudiata, con i rapporti che si sono costruiti poi dallo scorso aprile grazie anche all’aiuto della cugina Lorenza Guttadauro. Sei mesi fa infatti Lorenza Alagna-Messina Denaro varcava il cancello del carcere dell’Aquila, vedendo il padre ufficialmente per la prima volta nel giorno del suo 61esimo compleanno. Al boss di Castelvetrano Lorenza ha anche fatto conoscere il figlio, che ha potuto osservare il nonno da dietro un vetro blindato.
La storia con Franca Alagna non era stata l’unica nei trent’anni di latitanza. Alcune però hanno avuto più “valore” di altre: è il caso del rapporto con Andrea Haslehner, che col boss di Cosa Nostra è stata dal 1989 al 1993, uno dei periodi più critici per Cosa Nostra e per il nostro Paese, a cavallo delle stragi di mafia. Con lei “Asi”, come la chiamavano gli amici del boss, Messina Denaro ha trascorso diverse vacanze insieme, condividendo anche i nascondigli per sfuggire alle forze dell’ordine.
Altra storia importante è stata quella con Mariella Mesi, perdutamente innamorata del boss che ha sempre difeso e protetto: per questo è stata anche condannata e “sbattuta” in carcere. Oltre agli incontri sporadici (in un appartamento alla periferia di Palermo e in una villetta a Bagheria), tra i due nacque una corrispondenza epistolare che più volte è finita nelle mani degli investigatori, così come quelle scritte dallo stesso “U siccu”. Lettere d’amore dove Maria annunciava regali come profumi o videogiochi, grande passione di Matteo Messina Denaro durante la lunga latitanza. “Sai ho letto sulla rivista dei videogiochi che è uscita la cassetta di Donkey Kong 3 e non vedo l’ora che sia in commercio per comprartela. Quella di Secret Maya 2 ancora non è arrivata. Sei la cosa più bella che ci sia”, era scritto in una missiva inviata dalla donna a Messina Denaro.
Quindi le donne della famiglia. La madre Lorenza Santangelo, sempre vestita in nero per la morte del marito, scomparso da latitante, punto di riferimento per il boss di Castelvetrano. Ma soprattutto le sorelle di “U siccu”, Patrizia, Bice, Giovanna e Rosalia. A quest’ultima si deve lo spunto che ha portato le forze dell’ordine alla cattura del boss: da una perquisizione nella sua abitazione si scoprì il pizzino che portò all’arresto della “Primula rossa”.